Winkler: bolle strepitose dall’Alto Adige
Non mi sbilancio facilmente ma credo che Winkler abbia scalato tutte le mie classifiche di vini spumantizzati in Italia.
Grazie a un incontro fortuito a Merano, ho la fortuna di fare la scoperta che “vale il viaggio”,direbbe qualcuno, andando da Michael Winkler a Cornaiano Cantina spumanti Winkler – Alto Adige, in Alto Adige, una cantina accogliente e palesemente gestita in famiglia.
L’azienda è lanciata dal padre di Michael, tra i primi a produrre metodo classico in Alto Adige ma nel 2000 ha un infarto e resta in coma per 11 anni. I figli erano minorenni e viene loro consigliato di vendere ma Michael ha le idee chiare: produrre solo 2 etichette con le uve migliori. Non riesce subito però. Intanto aveva bisogno di almeno l’80% del capitale per non correre rischi ed essere autonomo nelle scelte – quasi radicali – che adotta; lo accumula lavorando in giro per l’Europa e in settori diversi. E poi doveva studiare come arrivare al risultato che aveva in mente: ogni anno le prove non lo soddisfacevano pienamente così dopo 5 anni decide di andare in Champagne ogni volta che poteva. lì si confronta anche con l’enologo di Bollinger al quale spiega il suo obiettivo: le note di mela verde, la tostatura leggermente indietro, persistenza, struttura ma anche acidità che pulisce per un vino a tutto pasto. Mica facile. Insomma, un vino determinato direttamente dalla qualità della vigna e non risultato della cantina come spesso accade per molti spumanti. Lui vuole equilibrio di PH e acidità con la maturità fenolica e i profumi.
Oggi sembra essere arrivato al suo obiettivo, è sul mercato da maggio 2021 con circa 30mila bottiglie in totale, disponibile in pochi e selezionati punti. Il “numero 12”, dal numero civico, è il bianco da uve Chardonnay e Pinot Bianco raccolte a mano da lui e dalla moglie in massimo 24 ore quindi, in emergenza, sono coinvolti i parenti. Solo le uve migliori, il resto lo vende e preleva solo la prima pressatura (50%) il resto lo vende. Metà della massa fa solo acciaio, 8 mesi sui lieviti; l’altra metà in barrique e tonneaux usate anche per malolattica, poi son assemblate. Ancora, prova ciascuna partita, sia in legno sia in acciaio, se una barrique no piace viene sottratta e – di nuovo -vende. Il lievito viene da Epernay e la bottiglia è cicciotta quindi, almeno per ora, remuage a manoma per lui resta una fase importante di riflessione e contatto col prodotto. Dopo 36 mesi sui lieviti, con degustazioni intermedie, ci vuole una base forte per resistere e, dopo la sboccatura, il dosaggio è fatto solo dello stesso vino e SO2 aggiunta adesso per la prima volta.
Lo degustiamo insieme ad uno speck di sua produzione che viene affinato proprio nel suo “Lamm N.12” per 4 settimane. Come spiegarne la qualità, mi limito alla lista delle note? Forse questa consente quantomeno di percepirne la complessità: profumi di mela verde, agrume candito, erborinato, talco e gesso e poi ardesia, e un soffio di burro alla nocciola a seguire. La maturazione perfetta e le note di pasticceria più che di pane lo arrotondano senza necessità di ricorso al dosaggio per un sorso di gran classe, avvolgente ma dritto, cremoso e persistente. È più giovane di quanto mi aspettassi, fa salivare ma non è mai aggressivo, ottima la sapidità, buon peso materico, bella densità che si posa al centro bocca anche se la bolla sgrassa per l’abbinamento a tavola.
Il rosato “Anna-Katharina n.15” dedicato alla figlia è un 2020 servito in magnum, solo da Pinot Nero. Lo aveva in mente e lo produce solo quando la qualità delle uve lo consentono, dove il porfido incontra il calcare. È frutto di una selezione delle piante e nelle migliori annate. Dopo la 2020 ha prodotto la 21 e la 22 ma non la 23 ad esempio.
Il color salmone è frutto di una macerazione di 24 ore a cui assiste personalmente anche perché possono esserci variazioni annata per annata. Naso più rustico, tipico del Pinot nero, ferroso ma anche floreale, poi richiama la rosa rosa oltre che la fragolina di bosco. La bolla è ancora più elegante, rotondo ma meno materico del precedente e quindi meno lungo; coerentemente l’acidità da agrume lo rende irresistibile.