Vurgadà 2021 Nerello Cappuccio Calabria igt, Santa Venere
Le dolci colline di Cirò che sorvegliano lo Jonio vestite di ulivi e viti non finiscono di riservare belle sorprese. Come questo rosso, un Nerello Cappuccio e non Gaglioppo, rinforzato da una piccolissima percentiale appassita. Abbiamo incrociato questo vitigno reso famoso dai vini dell’Etna sui monti della sila con la Tenuta del Travale e in entrambe le occasioni ne ricaviamo un enorme beneficio.
Come è noto, i vini calabresi ci hanno sempre appassionato e la Calabria resta la regione più sottovalutata in Italia, servono cultura, curiosità e tempo per girare tra Sila, Pollino e Aspromonte per scoprire delle vere e proprie chicche.
Nel caso di Santa Venere, una tenuta di proprietà della famiglia Scala dal ‘600, non parliamo di un outsidera. Da sempre i suoi vini, prima curati da Riccardo Cotarella e poi da Massimo Bartolini, hanno guardato al futuro, a cominciare dalla certificazione bio. Una azienda avviata dal Federico Scala e adesso condotta dai fratelli Giuseppe e Francesco.
Parliamo di un vigneto che piantato nel 2000 a circa cento metri di altezza. Dopo la fermentazione l’affinamento procede in barrique di rovere per sei mesi e per altri sei mesi in bottiglia.Nonostante la percentuale di vino passito, che io abolirei, il vino si mantiene fresco, elegante, scattante, complesso, emozionante. Al naso e al palato esprime una forte personalità moderna, ossia finezza ed eleganza. Il Nerello mostra di esprimersi alla grande anche su queste colline dominate dal Gaglioppo. Il vino, biologico come tutta la produzione, costa sui 15 euro ed è la dimostrazione di come l’equilibrio fra produttore e consumatore in Calabria penda decisamente a favore del secondo.
Per noi è un piccolo grande vino, una indicazione a seguire questa strada valorizzando un vitigno da sempre presente nella regione.
Sede a Cirò
Tenuta Voltagrande, SNC
Tel. 0962 38519
www.santavenere.com
Ettari: 25 vitati
Bottiglie prodotte: 250.000