Vino, podolica e tarantella. Questa è Montemarano!!!
di Lello Tornatore – Tenuta Montelaura
E’ tra i comuni più alti dell’Irpinia (820 mt slm), si raggiunge attraverso la strada che poggia sulla costa del Monte Toro, via Castelvetere. A conferma del carattere fiero e bellicoso, tipico degli Irpini in generale, dei montemaranesi in particolare, le origini della piccola cittadina sono da ricondurre al valoroso condottiero Mario Egnazio che su questi monti sconfisse perfino le milizie romane.
Un territorio molto vario : in cima alla collina si estendono i boschi ed i pascoli sui quali insistono gli sporadici allevamenti di podoliche allo stato brado dai quali si ricavano gli eccellenti caciocavalli, più giù verso valle, si allungano i meravigliosi vigneti di aglianico che costituiscono l’altra risorsa del ridente paesino.
Fino a pochi anni fa, durante la ricostruzione post-terremoto, Montemarano rappresentava, dal punto di vista socio-econmico, uno dei maggiori serbatoi di braccia per l’edilizia.
Con il boom della vitivinicoltura, quelle braccia, insieme alle relative teste, hanno intrapreso con coraggio l’avventura della coltivazione più intensiva prima, e della trasformazione poi, delle loro uve. Sono nate così, e continuano a nascere anche a dispetto della crisi, in questo vocatissimo territorio, le numerose piccole cantine di cui godiamo i possenti vini proposti.
Ieri sera, ho notato agli stand espositivi almeno quattro piccolissime nuove cantine. Sarà un bene? Sicuramente si, almeno per il fermento che è in atto, qui ma anche altrove. Insieme agli ottimi vini che abbiamo potuto degustare, notevole è stata anche l’offerta gastronomica.
Primo fra tutti, l’assaggio degli stupendi caciocavalli podolici stagionati al limite dello “spaccare la lingua”. Ottima anche la “Minestra maritata” con la pizza di mais, notevole il baccalà sbollentato e servito con un sughetto bianco di peperoni sfritti all’olio montemaranese, gustosa, anche se fuori stagione, la carne di maiale con le “pepaine” (papaccelle).
Unica nota negativa, l’assenza dei famosi mugliatielli, piatto tipico dell’Irpinia, ma che qui a Montemarano sono particolarmente buoni per l’aggiunta della trippa d’agnello alle altre interiora. Abbiamo mangiato, abbiamo bevuto, ora che ci rimane da fare? Ballare, of course!!!
E ci siamo tuffati, complici i numerosi assaggi effettuati, io ed i miei ospiti dalla Grande Mela, Peter e Arlaine, negli ossessivi ritmi della tarantella montemaranese. Dopo mezzanotte, a mò di cenerentole, stanchi ma felici, abbiamo lasciato Montemarano, il vino e la tarantella con Arlaine che ripeteva : ” I would live here!!!”
2 Commenti
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I nostri prodotti e tradizioni bisogna farle conoscere anche fuori dal nostro territorio sono un patrimonio inestimabile .
ancora una bella testimonianza della vitalità di una Campania che conquista chi la conosce…