Vino italiano: luci e ombre del 2006
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
di Angelo Gaja
Mercato. Bene l’export che ha tirato per tutto il 2006 nonostante il dollaro debole abbia continuato a favorire i temuti produttori di vini del Nuovo Mondo. Bravi i nostri imprenditori più attivi sui mercati esteri; nessuna nota di demerito per i produttori meno fortunati che nell’impossibilità di vendere all’estero hanno dovuto accettare prezzi da liquidazione per uve e vini all’ingrosso, contribuendo così involontariamente a favorire il successo dei primi. E’ continuata per tutto il 2006 la vendita a prezzi di saldo per almeno l’80% del vino italiano in bottiglia. Spesso vini di qualità superiore hanno venduto anch’essi a prezzi fortemente scontati, ad esclusivo beneficio del consumatore: che peraltro non ha dato segno di volerne approfittare più di tanto.
Legislazione. Nel 2006 è ritornato d’attualità il progetto di riordino della legislazione vinicola. Tra i diversi interventi anche quello sulle Doc e Docg (sarebbero troppe, non tutte meritevoli). La legge prevede che, per la promozione da Doc a Docg, un vino sia in possesso di “particolare pregio”: il significato è chiaro ma resta di difficile applicazione perchè in Italia, agli occhi dei loro produttori e di molti addetti ai lavori, il particolare pregio lo possederebbero tutti i vini. Occorre l’introduzione di un nuovo parametro chiaro ed inequivocabile: la mia proposta è quella di riferirsi al prezzo a bottiglia praticato nella GdO (Grande Distribuzione Organizzata). Sul riscontro del quale obbligare i vini già autorizzati a vestire la Docg, che vendono con continuità sugli scaffali a prezzi inferiori a 3 euro a bottiglia, a ritornare a vestire la Doc che possedevano in precedenza, per sopraggiunta “perdita di pregio”.
Igt Italia. Nel 2006 i Grandi Produttori (vale a dire gli industriali del vino e/o le grandi cooperative e/o gli equiparati) hanno avanzato la richiesta di una Igt Italia, nuova di zecca. È un progetto che non condivido. Il consumatore comune (che corrisponde al 90% almeno dei consumatori) le attribuirebbe il valore di una Doc. Per i produttori sarebbe una pacchia, come produrre nel Far West, senza regole o quasi, avvantaggiandosi del nome Italia, il più bello e prezioso che abbiamo; gli scandali però non tarderebbero ad affiorare con il rischio di far perdere la faccia a tutti i vini italiani. Inoltre, con la IGT Italia, otterrebbe riconoscimento legale la pratica di mescolare i vini del sud a quelli del nord: si faceva già una volta, di nascosto però, e si chiamava con un altro nome …
Trucioli. La polemica sui trucioli scoppiata fragorosamente insegna ai Grandi Produttori (vale a dire agli industriali del vino e/o alle grandi cooperative e/o agli equiparati) che anche nelle questioni prettamente tecniche non saranno più loro soltanto a decidere. Nel 2006, per la prima volta nella storia del vino italiano, contro la proposta di adozione di una tecnica di cantina (l’uso dei trucioli) sono scesi in campo tutti assieme politici, sindaci, guru, comunicatori ed assimilati, nostalgici, benpensanti … n’armata “Brancaleone” che i produttori sbaglierebbero gravemente a sottovalutare od irridere.
Territorio. Il 2006 ha incoronato il termine territorio a luogo comune per eccellenza. Se ne servono ormai tutti, senza moderazione: ovunque è stato invocato ed esibito, sia per iniziative di valore che per altre di basso profilo. Speriamo che il 2007 sia più clemente.
Il giornalista dell’anno. Il mio Nobel privato al giornalismo “di-vino” lo assegno per il 2006 a Cesare Pillon. Giornalista di grande esperienza, sa astenersi dalle polemiche, non è contagiato dalla faziosità, scrive con grande lucidità velata di squisita ironia.