Al vino fa bene la musica in cantina? Peppe Vessicchio a Rocca Cilento
di Enrico Malgi
Il vino canta! Cosa? Si avete capito bene, il vino canta davvero. Ne ho le prove. Ne parleremo più approfonditamente dopo. Per adesso mi preme sottolineare che ho avuto un incontro personale con un famoso musicista, arrangiatore, direttore d’orchestra, compositore e noto personaggio televisivo (soprattutto nella sua costante presenza al Festival di Sanremo dove partecipa con la sua bacchetta ininterrottamente dal 1990, vincendo anche quattro edizioni): il versatile maestro napoletano Peppe Vessicchio. Ho scoperto che egli è anche filosofo, intrattenitore, affabulatore e, soprattutto, udite, udite, è anche sperimentatore e convinto assertore di vibrazioni musicali. E che vuol dire? Vuol dire che il maestro Vessicchio, attraverso particolari brani musicali che lui stesso compone, vuole stimolare ed accelerare un evolutivo processo di miglioramento di tanti alimenti e bevande, tra cui in modo particolare il vino. Insomma si tratta di una specie di armoniosa terapia musicale che sottopone a questi prodotti, per far sì che essi diventino subito più buoni.
Detto così può sembrare utopistico ed invece si tratta di un reale ed innovativo progetto. D’altra parte questa terapia era praticata in modo arcaico già da alcune culture del passato, con risultati sicuramente positivi. Più recentemente, poi, si è scoperto che le mucche incrementano e migliorano la produzione di latte se ascoltano musica classica.
Vediamo allora cosa accade nella realtà. Il maestro Vessicchio, con la collaborazione di Michele Carone e di Andrea Rizzoli, si reca presso alcune cantine di tutta Italia e sottopone il vino che sosta nelle botti ad un trattamento musicale chiamato Freeman (Frequenze e Musica Armonico-Naturale). Alla fine confrontando questo vino con un altro che non ha subito alcuna tecnica di armonizzazione ci si accorge che il primo è stato interessato sicuramente da una trasformazione organolettica in positivo.
Una dimostrazione dal vivo di questo interessante esperimento si è registrata nella serata del 3 agosto a Rocca Cilento, frazione di Lustra, alla presenza di un folto ed attento pubblico, dove era ospite il maestro sottoposto prima ad una lunga intervista a 360 gradi.
Nell’occasione il produttore Lugi De Conciliis ha stappato una bottiglia di Naima 2006 versando il vino in otto bicchieri, quattro sistemati su un iPad che trasmetteva in sottofondo una composizione di Vessicchio e quattro sul tavolo. Quattro degustatori (io, Toni Isabella, Rosario Di Giacomo e lo stesso Luigi De Conciliis) hanno provveduto poi a confrontare il vino.
Alla fine dell’assaggio sono stati tutti concordi nel definire il vino oggetto dell’esperimento musicale sicuramente migliore dal punto di vista organolettico. Sarà stata soltanto suggestione? O un caso particolare? Oppure ha influito la presenza in cielo della splendida luna che illuminava la scena? Fatto sta che la differenza è stata unanimemente riscontrata. E poi il vino nel bicchiere sembrava che volesse accordarsi veramente alla musica, accennando un timido canto!
Alla fine dell’esperimento tutti ad assaggiare gli squisiti e tipici prodotti cilentani, preparati dalle amorevoli mani delle massaie locali, che il maestro ha molto gradito. Dall’alto della collina il maestoso maniero normanno, simbolo della cittadina cilentana, dava il suo consenso.
3 Commenti
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Lavoro usurante il suo, secondo solo alla vendita di scarpe tacco dodici a turiste scosciate nel budello di Alassio… visto che la Rocca le ha risvegliato istinti poetici, le risponderò per le rime a Settembre dalla Torre di Velia
Anche il tuo lavoro è usurante. Ma che ci vuoi fare, qualcuno deve pur fare il lavoro sporco…
Piuttosto stai attento alla musica che fa ballare il vino…
Lavoro usurante il suo, secondo solo alla vendita di scarpe tacco dodici a turiste scosciate nel budello di Alassio… visto che la Rocca le ha risvegliato istinti poetici, le risponderò per le rime a Settembre dalla Torre di Velia