Vino e mercati, la percezione del Sud al Paestum Wine Fest
di Enrico Malgi
Nell’ambito della ormai consolidata e sempre molto partecipata manifestazione del “Paestum Wine Fest Salone del Vino”, giunta alla sua XIII edizione ed il cui ideatore ed organizzatore è Angelo Zarra, hanno aderito alcune centinaia di aziende vitivinicole di tutta l’Italia, 30 consorzi territoriali, tecnici, operatori ed esperti comunicatori settoriali, ristoratori e buyers.
In questo specifico contesto dal 23 al 25 marzo 2024 si sono registrati molteplici eventi, dibattiti, masterclass e conferenze ad hoc. Tra queste ultime è da rimarcare quella molto interessante incentrata su “Vino e mercati, la percezione del Sud”. L’evento è stato moderato e coordinato dal giornalista Luciano Pignataro ed ha visto la partecipazione di Riccardo Cotarella, Presidente Assoenologi, Nicola Matarazzo, Direttore Consorzio Tutela Vini Sannio, Raffaele Librandi, Presidente Consorzio Vini Cirò e Melissa, Andrea Radic, giornalista e conduttore televisivo e Davide Gangi, Direttore di Vinoway.
Dopo la precisa introduzione di Luciano Pignataro, tutti gli intervenuti non hanno fatto mancare il loro fattivo contributo, ponendo l’attenzione sulla produzione vitivinicola delle singole regioni del Meridione.
Ha incominciato subito Nicola Matarazzo, il quale ha sottolineato la bontà del sistema Sannio, che con 10.000 ettari vitati, circa 8.000 viticoltori e con una produzione vitivinicola annua di oltre il 60% regionale, sostenibile, di alta qualità e quasi tutta autoctona, si posiziona al primo posto in Campania e tra le prime realtà meridionali.
Subito dopo ha preso la parola Raffaele Librandi, che ha sottolineato la poca produzione degli ultimi anni che si è verificata nel cirotano, e/o nell’intera Calabria, attestandosi a circa 20 milioni di bottiglie, ma comunque sempre connotata da un’ottima qualità, tanto è vero che Il Cirò Rosso Classico Superiore Riserva è candidato prossimamente a fregiarsi della Docg. Senza dimenticare che il Cirò rappresenta una delle 30 Doc italiane più conosciute all’estero.
Davide Gangi ha raccontato con molta passione la storia della viticoltura pugliese, che può vantare quattro Docg, ventotto Doc e sei Igt tra le più numerose in Italia, circa 86.000 ettari vitati e cinque milioni di ettolitri di vino all’anno. Davide si è poi soffermato sull’eccellente produzione del rosato in grande espansione sul mercato interno ed anche internazionale. Da tenere presente che anche in Puglia predomina una grande disponibilità di specie varietali prettamente territoriali, con prevalenza di quelle a bacca rossa.
Andrea Radic da parte sua ha tracciato un perfetto identikit della viticoltura del Sud Italia, parlando di un vero e proprio attuale rinascimento, grazie al certosino e determinante lavoro di piccoli e medi viticoltori. Ha poi allargato il discorso anche alle altre regioni meridionali come la Basilicata e la Sicilia e coinvolgendo in questo pure la Sardegna, produttrice di insuperabili vini autarchici.
La conclusione di questo dibattito è toccata di diritto a Riccardo Cotarella, il quale dall’alto della sua grande esperienza e competenza ed attraverso una lectio magistralis ha imperniato il suo intervento su due temi importanti: i vini “naturali”, che secondo lui non esistono affatto e l’approccio sbagliato della metodologia e comunicazione che vige nel comparto vitivinicolo, dove purtroppo esiste ancora tanta incompetenza ed incapacità. Riccardo ha poi voluto sottolineare il suo eccellente rapporto che lo lega alla regione Campania, soprattutto perché alcune aziende sono state tra le prime ad usufruire del suo significativo apporto professionale.