Vino e crisi del coronavirus: la parola a Giacomo Savorini, direttore del Consorzio Lambrusco di Modena
di Adele Elisabetta Granieri
Qual è la situazione delle vostre aziende?
Il periodo come noto per tutti non è dei migliori, tuttavia come ci mostra l’ultima ricerca di IRI per Vinitaly il Lambrusco risulta, da alcuni anni a questa parte, uno dei vini che ha retto, nei primi mesi, l’urto della pandemia nel mercato della GDO. Possiamo dunque dire che le cantine che operano principalmente in questo segmento di mercato, con non poche difficoltà, hanno continuato a lavorare nelle prime settimane verificando, però, purtroppo nell’ultimo periodo un fortissimo calo. Al contrario le aziende medio/piccole che hanno come principale canale di vendita l’Ho.Re.Ca. stanno vivendo un momento particolarmente drammatico; se da una parte, ovviamente, si sono bloccate le vendite, dall’altra parte i costi di gestione aziendale che continuano ad esserci in aggiunta, spesso, a fatture non pagate rendono la sopravvivenza delle stesse molto difficili. Le vendite online e a domicilio hanno rappresentato un 3/5% del fatturato.
Quanto conta il canale HoReCa per le vendite dei vostri vini?
Il canale Ho.Re.Ca. come detto in precedenza rimane un mercato importante per il Lambrusco, specialmente nella terra di origine del prodotto dove da qualche anno stiamo riscontrando una costante crescita del turismo, sia nazionale che internazionale, specialmente legato all’enogastronomia. Come si sa l’Emilia vanta un patrimonio enogastronomico unico, e a tal proposito Modena e Reggio Emilia troviamo il miglior ristorante al mondo, la più antica salumeria italiana e la prima stella Michelin sempre a livello nazionale.
Quanto conta l’export per il vostro comparto vitivinicolo?
Per il nostro comparto vitivinicolo l’export copre una fetta importante delle vendite, essendo il Lambrusco uno dei vini più diffusi a livello mondiale. La versatilità delle varie Denominazioni di Origine che si raggruppano tutte solo al nome Lambrusco, ma che in realtà differiscono tra loro per svariate caratteristiche, hanno permesso negli anni di ricevere diversi apprezzamenti in molteplici paesi. Non tralasciamo inoltre il fatto che sempre a livello mondiale sono pochissimi, se non nulli, i vini che possono fregiarsi della tipologia “rosso e frizzante”. Prima del lockdown l’export rappresentava circa il 50%.
Come si stanno comportando i mercati esteri nei confronti dei vostri prodotti?
Il Lock-down di alcune tra le principali nazioni, ad esempio Stati Uniti, avrà sicuramente ripercussioni per le nostre aziende. Come vediamo quotidianamente gli stati con i consumi di vino più alti, come California e New York, sono tra i più colpiti dal virus, tuttavia essendo chiusi ristoranti e bar i cittadini americani, che secondo alcuni studi vanno fuori a cena all’incirca 4 giorni su 7, stanno scoprendo il piacere del cucinare a casa. In macro numeri comunque il mercato export è completamente bloccato. Probabilmente solo il mercato asiatico invece , specialmente quello cinese, sta avendo una piccola riapertura che fa ben sperare le nostre cantine.
Quali sono le strategie che state mettendo in atto a sostegno delle aziende?
Le strategie a sostegno delle aziende sono molteplici, ad esempio presenteremo nella prossima assemblea del Consorzio una proposta di abbassamento straordinario delle quote associative, piuttosto che attività a livello comunicativo. Ci tengo a precisare a tal proposito che proprio in questi giorni, e proprio in un periodo particolarmente difficile, il consorzio ha radunato tutti i ragazzi e le ragazze che rappresentano la realtà consortile, nello specifico figli dei Soci o giovani titolari di cantine, piuttosto che ragazzi all’interno delle realtà cooperative delle province di Modena e Reggio Emilia, realizzando un “Gruppo Giovani del Lambrusco” che ha come obiettivi rilanciare l’intero comparto del Lambrusco attraverso le loro idee e il loro entusiasmo.
Rese ridotte, distillazione… quali misure prenderete per fronteggiare la crisi?
Siamo in costante dialogo con l’amministrazione della Regione Emilia-Romagna, nonché con il Ministero dell’Agricoltura e siamo attentissimi a come si evolverà la situazione. Tuttavia non ci dimentichiamo che uno dei nostri primi obiettivi è quello di tutelare e salvaguardare un territorio nel suo insieme, per cui sicuramente a livello economico e sociale.