Autunno 1975: VINO AL VINO – La Malvasia di Bosa con Mario Soldati, Salvatore Deriu Mocci, Giovanni Battista Columbu


La Malvasia di Bosa con Mario Soldati, Salvatore Deriu Mocci e Giovanni Battista Columbu

La Malvasia di Bosa con Mario Soldati, Salvatore Deriu Mocci e Giovanni Battista Columbu

Riceviamo e molto molto molto volentieri pubblichiamo

di Gianmichele Columbu

Quell’autunno del ’75 ero poco più che un adolescente, con in tasca tanti sogni, utopie e magari anche arroganti presunzioni, forse indotte da un luogo certamente periferico nella geografia ma, pur in assenza della virtualità mediatica odierna, con un respiro che travalicava il mare…

Fu allora che ebbi l’onore (poco consapevole) di conoscere un grand’uomo: Mario Soldati.

Il contesto fu chiaramente quello del vino, nella fattispecie della malvasia di Bosa che avevamo da poco iniziato a produrre con mio Babbo nel vigneto di famiglia, sotto l’egida di zio Salvatore Deriu Mocci – Zegone (il cecone, così noto per via della sua quasi totale cecità), storico produttore di malvasia, parente da parte di mia Mamma.

In Mario Soldati ricordo che cercai di riconoscere il famoso regista cinematografico più che l’uomo: ”l’appo idu in sa televisione” (l’ho visto in TV), condizione che allora elevava automaticamente gli individui all’incondizionato rango di famosi.

A stento capii il suo genuino interesse per la malvasia (sic!) che mi appariva strano, quasi sproporzionato.

Durante la sua tappa bosana ebbi la fortuna di “scorrazzarlo” a bordo di un vecchio Citroén Mehari scoperto che guidavo all’epoca con un foglio rosa un po’ abusato, per un tour nei vigneti di malvasia insieme a zio Salvatore, Babbo e al mio amico fraterno Torangelo.

Tra viottoli e soste in scorci-cartolina giungemmo al fine nel nostro vigneto per una “robusta” e piuttosto “rustica” colazione a base di crostacei e sardine cotti sulla brace di sarmenti di vite, organizzata insieme ad amici pescatori.

Ricordo che lui volle generosamente accompagnarla con malvasia nonostante ci fossero anche vini più da pasto.

Oggi rileggendo con maturità altra il suo libro “ Vino al Vino” rivivo quelle emozioni mai sopite e quella discussione a tre: lui, Babbo, zio Salvatore-Zegone, nel magazzino-bottega di quest’ultimo, sempre illuminato da una lampada stradale in aiuto alla sua scarsa vista (ancora oggi la stessa funziona sotto la pergola della nostra vigna!), sullo sfondo un gigantesco manifesto elettorale del P.L.I., suo credo politico spesso contrapposto al verace e mai dissimulato sardismo di mio padre, sulle pareti in alto le mensole in legno in cui riposavano formaggi vari che non disdegnava di offrire all’occasione.

Sul tavolo naturalmente “unu mesu ‘e malmasia”, la classica misura in vetro da mezzo litro, di malvasia a fare da inusuale microfono, che mio padre aveva il compito di riempire ciclicamente spillandola direttamente dalla botte nell’adiacente cantina. Quel giorno, insieme all’amico Torangelo (cui Soldati ebbe a dire che aveva un volto cinematografico) un po’ sull’uscio e un po’ dentro, sorseggiando anche noi “a sa muda” (in silenzio), per gentile concessione vista la nostra l’età, “unu seighi a litru” (tipico bicchierino sardo da 1/16 di litro), ascoltavamo incuriositi la discussione. Mi rimase impresso (ora lo so!) l’uomo Soldati più del personaggio Soldati con la sua infinità curiosità per quel vino, per quegli odori e sapori, per quelle storie, per quegli uomini, per quei luoghi e per quel tempo.

Ora so che dentro a quelle domande, a quelle risposte, c’è, finalmente, anche una parte di me.

Al di la del mio ricordo di Soldati credo che poche persone ci abbiano regalato una simile lettura del mondo del vino e nessuna con una tale capacità introspettiva, dirompenza anticonformistica, dissacrante sincerità, disinteressata poetica!

Il suo messaggio ci giunge forte e chiaro, quanto mai attuale, in un “enomondo” in cui galleggiano disordinatamente solo frammenti di quel patrimonio immenso e inimitabile che lui, quasi 50 anni fa, scopriva e già considerava perduto…

Non riporto cosa disse della malvasia di Bosa, è detto benissimo in quel meraviglioso, commovente viaggio che lui fa alla ricerca delle autenticità e che può essere rivissuto da chiunque si regali la lettura di VINO AL VINO!

p.s.: LETTURA CONSIGLIATA A: Agronomi della vite, Enologi, Assessori all’Agricoltura, Dirigenti di Enti agrari, Sommelier, Enogastronomi, Wine Publishers, Enofili….ah dimenticavo: Vignaiuoli e Sognatori!

2 Commenti

  1. GrazieGBC.Sono passati solo 50 e per il vino come per il resto sembra un’era.Si dice che non abbiamo mai bevuto così bene,ma purtroppo a scapito della vera anima del vino.Quanti sognatori sono rimasti a fare il vino che a loro piace?Almeno lei non ci deluda e continui ad essere il riferimento per l’irripetibile malvasia.Ad maiora Francesco Mondelli.

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