Appunti Vinitaly 2016: dieci assaggi da ricordare
di Fabio Panci
Siamo arrivati anche quest’anno al termine del Vinitaly, come sempre oggetto di numerose critiche sul lato servizi offerti ad operatori/visitatori (mi piacerebbe dedicare a questo tema un apposito articolo), e allo stesso tempo foriero di belle degustazioni e piacevoli incontri con produttori, addetti ai lavori o “semplici” wine-lovers.
Rileggendo le note della mia moleskine, ricontrollando le foto del mio smartphone, tutto mi è parso molto chiaro: mai come quest’anno sono andato a privilegiare il tema della “bevibilità”. Vini nettamente spostati su caratteristiche gustative improntate all’immediatezza e piacevolezza sin dal primo calice. Bottiglie facilmente ritrovabili sopra al bancone di un wine-bar durante l’aperitivo, al centro della tavola in un pranzo di famiglia oppure una cena tra amici. Come di consuetudine seguiranno non tanto note di degustazione, ma vere e proprie impressioni, ricordi lasciati da ogni singolo vino.
CDC BIANCO E CDC ROSATO 2015 – BAGLIO DEL CRISTO DI CAMPOBELLO DI LICATA
Mi piacere definirli “vini barometro”, in quanto è proprio assaggiandoli all’inizio del percorso gustativo targato Baglio del Cristo di Campobello che si capisce quanto la suddetta azienda abbia alzato l’asticella della qualità media delle loro bottiglie. Vini di grande compiutezza, piacevoli, schietti, trasversali quanto ad abbinamenti gastronomici. Piccola nota a margine per il Rosato, che da “semplice esperimento” nel suo secondo anno di vita è già una certezza con ulteriori margini di crescita forse inaspettati almeno inizialmente.
FRANCIACORTA SATEN – AZIENDA CORTE FUSIA
Confesso di non apprezzare la tipologia Saten, a partire dal termine stesso. Quelle caratteristiche di delicatezza, bolla fine, corpo esile, rotondità di beva non si confanno ai miei gusti. Ergo vi chiederete come mai ho inserito proprio questa bottiglia, e non le altre tutte molto interessanti prodotte dalla giovane azienda sita sul Monte Orfano. Risposta semplice trattasi di un “saten non saten”, spigoloso, verticale, grintoso, con beva ragionata e non piaciona.
MILLESETTECENTOTRE 2013 – AZIENDA TOGNI REBAIOLI
Perfettamente aderente al concetto di bevibilità. Un nebbiolo di montagna, senza fronzoli e con molta sostanza. Sfrontato, mai banale, straordinario ed al contempo normalissimo (come direbbe il buon Venditti), da stappare ad ogni occasione e rigorosamente in buona compagnia.
FRANCIACORTA ROSE’ – AZIENDA MIRABELLA
Mi era stato segnalato da alcuni amici come uno dei rosè più buoni da dover obbligatoriamente assaggiare al mio arrivo a Verona. Sono stato di parola in quanto dopo meno di mezzora, dal mio ingresso, avevo già nel calice il prelibato nettare. Fresco, immediato, non ruffiano, persistente e prolungato il suo ricordo gustativo. In una sola parola, anzi due: da acquistare.
MILLESULMARE 2015 – AZIENDA SANTA MARIA LA NAVE
Dopo aver apprezzato la grande complessità e struttura dell’annata 2013, aver amato i profumi inebrianti della “2014”, la curiosità era capire cosa poteva riservare la “2015”. Sorpresa delle sorprese è stato scovare un vero e proprio mix delle due annate precedenti. Un vino naturalmente ancora in evoluzione (visto il pochissimo tempo passato dall’imbottigliamento) ma già garbato ed autoritario, viscerale ed evocativo, terra e cielo in un sol bicchiere.
LANGHE NASCETTA – CONNA 2015 – AZIENDA MARCO CAPRA
Dopo aver scoperto, colpevolmente in ritardo lo ammetto, questo straordinario vitigno solo un paio di anni fa sono voluto tornare da chi mi ha introdotto (anzi il verbo corretto è catapultato) nel “mondo Nascetta”. Il “piccolo riesling piemontese”, come mi piace chiamarlo, non delude mai. Pietra e idrocarburo, snellezza e profondità. Da aspettare, senza fretta, nei suoi tempi medio-lunghi di espressione a livello gustativo.
INZOLIA DIETRO LE CASE 2015 – AMMANO 2015 – AZIENDA MARILENA BARBERA
Profumi, odori, sensazioni, stati d’animo e memorie dei miei soggiorni siciliani. In sintesi tutto quello che ho trovato in questi due vini, che definisco “terapeutici”. Portatori sani di buon umore, catalizzatori di convivialità ed al tempo stesso perfetti da bere in solitudine. Inzolia (Dietro Le Case) e Zibibbo (Ammàno) dovrebbero essere assunti obbligatoriamente almeno una volta al giorno, monitorando a distanza di tempo i sicuri benefici per il vostro stato psico-fisico.
FREISA LANGHE 2012 – DOLCETTO D’ALBA COSTE E FOSSATI 2014 – BARBERA D’ALBA SUPERIORE 2013 AZIENDA VAJRA
Lasciando per un attimo da parte sua maestà il Barolo e i suoi pregiatissimi cru (Bricco delle Viole in ogni caso superlativo), mi sono voluto concentrare sui “vini quotidiani” di questa fantastica azienda langarola. Vitigni unici, storici, tradizionali ma modernissimi nelle loro caratteristiche di beva. Sembrano tre “professori di lettere e filosofia”, dotati della grande virtù di saper comunicare, facendoti apprezzare la “materia vino” attraverso un linguaggio semplice e diretto.
Fabio Panci
Giornalista-Pubblicista
Sommelier Ais
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Cerchi meglio nel suo taccuino:non credo sia possibile ,nell’attraversare l’Italia enoica,saltare dalla Lombardia e Piemonte direttame in Sicilia.Nella vastissima gamma di vitigni presenti al vinitaly sicuramente si sarà imbattuto in qualche Friulano Lambrusco.Cannonau Trebbiano Grechetto Fiano Cirò degni di essere ricordati.Personalmente ho una sola angoscia e cioè quella di non riuscire ad assaggiare ,nella mia vita,tutti i grandi vini che la nostra amata terra ci regala.PS.Conosco Vaira ed i suoi vini ,ma non smetterò mai di ringraziarlo abbastanza per il grande lavoro che sta facendo con il moscato da sempre svilito a mero prodotto del peggior consumismo.Con simpatia Francesco Mondelli.
Buongiorno Francesco, concordo con lei sull’angoscia (se la vogliamo chiamare così) di non riuscire a degustare nell’intero arco di una vita i numerosi gioielli vitivinicoli presenti in tutte le zone d’Italia, nessuna esclusa. Nella mia, ahimè, unica giornata di Vinitaly per questa edizione 2016 sono andato privilegiare i vini che bevo con maggior frequenza. Questo non vuole dire, che non apprezzi Lambrusco, Friulano, Trebbiano, Grechetto, Fiano, Cannonau, Cirò (ergo Gaglioppo) e da buon toscano ci aggiungerei anche il nostro alfiere Sangiovese. E’ stata solamente una scelta dettata da gusti personali, dunque come tali opinabilissimi e ci mancherebbe. Mi unisco infine alla sua “battaglia di rivalorizzazione” del moscato, prodotto eccellente e da far invidia al mondo intero, ed ai ringraziamenti a tutti i piccoli produttori custodi di questo patrimonio enoico.
Un caro saluto