Vinitaly 2010. Il bilancio dell’Unione Italiana Vini


 

Unione Italiana Vini, un ponte

tra aziende, trade e consumatori

La storica associazione al centro di temi di straordinaria importanza: il progetto bere consapevole,

l’etichettatura degli allergeni, la sostenibilità del vetro, un nuovo concetto di qualità misurabile

 

Un’associazione impegnata a 360 gradi: dalla promozione del bere consapevole alla tutela degli interessi della categoria, alla sostenibilità ambientale. E’ questo il bilancio più che lusinghiero che Unione Italiana Vini traccia a conclusione di un Vinitaly appena concluso. Un Vinitaly in cui UIV ha partecipato da protagonista a numerosi e importanti eventi con i suoi vertici, a partire dal presidente Andrea Sartori, che ha preso parte alla firma del protocollo d’intesa siglato da Coreve, Ancitel, Comune di Verona e Assovetro per l’estensione alla cittadinanza della raccolta differenziata del vetro bianco, iniziativa battezzata a novembre al Simei di Milano, organizzato dalla stessa UIV, e partita presso i locali del centro storico con un grande successo di partecipazione.

L’UIV, tramite il suo braccio politico, la Confederazione Vite e Vino, è stata presente alla conferenza di presentazione dei positivi risultati della sperimentazione voluta dal Ministero delle Politiche Agricole per l’esenzione dall’etichettatura obbligatoria degli allergeni derivanti da caseinati e ovoalbumine. Il progetto scientifico, condotto dall’Università Statale di Milano con la collaborazione operativa dei Laboratori UIV, consentirà di chiedere alla Commissione europea l’esenzione definitiva per i vini che verranno sottoposti a specifiche pratiche enologiche che hanno dimostrato di azzerare la presenza di proteine potenzialmente allergeniche.

Ancora la salute al centro dell’attività UIV, con la promozione del bere consapevole tra i giovani e l’annuncio di tre iniziative pilota nell’ambito del progetto europeo Wine in Moderation che coinvolgeranno i giovani delle scuole secondarie superiori del Comune di Verona e della Provincia di

 

 

Catania e quelli dell’Università La Sapienza di Roma. Nel corso della conferenza – a cui oltre a Sartori ha preso parte anche il direttore generale UIV, Francesco Pavanello – il presidente della Provincia di Catania, Giuseppe Castiglione, in qualità di presidente dell’Unione delle Province Italiane, si è detto disponibile ad estendere il progetto a tutte le altre amministrazioni provinciali. “Siamo convinti che l’educazione al buono e al bello – ha detto l’Assessore alle politiche giovanili del Comune di Verona, Alberto Benetti – sia il presupposto per avere giovani liberi di scegliere. Un progetto come questo, che vede i giovani al centro di un programma articolato di approccio al bere consapevole, costituisce un passo importante in questa direzione”.

Unione Italiana Vini, attraverso i suoi Laboratori, è stata protagonista anche a fianco delle 11 imprese italiane costituitesi nel consorzio “Italia del Vino”, per conto delle quali ha elaborato il “Quality Code”, presentato in anteprima a Vinitaly. “Si tratta di un progetto altamente innovativo, frutto dell’intuizione di Unione Vini – ha spiegato il presidente di Italia del Vino, Ettore Nicoletto (Santa Margherita) – che per la prima volta introduce nel nostro Paese un nuovo modello di aggregazione e di confronto tra imprese. Un codice volontario di cui le aziende aderenti si sono dotate al fine di dare garanzie aggiuntive – rispetto alle norme cogenti – in termini di sicurezza alimentare, etica e tracciabilità delle produzioni”.

Proprio l’idea del Quality Code ha fatto da tema conduttore all’intervento del vicepresidente UIV, Lucio Mastroberardino (Terredora), nel corso di un convegno organizzato da Confagricoltura. “Per troppi anni – ha detto Mastroberardino – le aziende vitivinicole hanno delegato la responsabilità della comunicazione dei propri valori qualitativi a una serie di soggetti esterni, come per esempio le guide, che hanno spesso finito per costruire su attributi virtuali il successo delle imprese. In tempi di crisi come quelli odierni questo schema non funziona più, e alcune aziende hanno finalmente iniziato a confrontarsi sul fatto che il vino è soprattutto un bene tangibile, frutto di investimenti umani, ambientali ed economici. Poste di fronte a queste necessità, le aziende vitivinicole devono gestire direttamente la comunicazione dei valori concreti e misurabili che stanno alla base dei loro prodotti, come per esempio l’etica, la sostenibilità e la sicurezza”.