Vini Paternoster – Tommasi Nuove annate
di Enrico Malgi
Azienda storica e quasi centenaria, territorio di grande rilevanza vitivinicola come quello vulturino e vini sempre affidabili, ecco questo è l’identikit di Paternoster, marchio che dal 2016 è stato acquisito dall’azienda veronese Tommasi. Una produzione di ottima qualità, accompagnata da numeri importanti ed in cui il vitigno principe dell’Aglianico del Vulture recita la parte
da protagonista assoluto con ben nove etichette.
Come capita ogni anno anche stavolta ho potuto assaggiare in anteprima i nuovi millesimi: un bianco di Falanghina e cinque rossi di Aglianico.
Vulcanico Falanghina Basilicata Igt 2021. Soltanto Falanghina maturata in acciaio. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 11,00 euro. Nel bicchiere si coglie un colore giallo paglierino giovane e per questo riflesso di verde clorofilla ai margini. Bouquet costellato da promiscui profumi di clementina, pesca, mela, pera, banana, ginestra, erbe aromatiche e sospiri balsamici. Sorso ottimamente modulato da una distinta verve, che dona prima di tutto un’ottima freschezza, seguita a ruota da una morbida carezza, eleganza, sapidità, mineralità, armonia e dinamismo. Coté aggraziato e suadente. Fraseggio finale gioioso. In abbinamento con un tipico piatto della cucina lucana: fusilli al ferretto con cacioricotta e peperoni cruschi.
Bariliott Aglianico del Vulture Doc 2020. Aglianico al 100% lavorato in acciaio e poi anche in botti di Slavonia per un anno al 50%. Affinamento in vetro per sei mesi. Tenore alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 10,00
euro. Un Aglianico un po’ inusuale, così fresco, fragrante, immediato e da bere possibilmente giovane. Un vino da picnic direi, ma che comunque mantiene una sua precisa personalità.
Colore rosso rubino brillante e venato di lampi violacei. Il naso di primo acchito scansiona una buona scorta fruttata di drupe della pianta e del sottobosco che delizia le narici. Proposizioni floreali, vegetali, minerali, balsamici e speziati alimentano ancora di più l’ottima percezione olfattiva. In bocca penetra un sorso scorrevole, tagliente, agile, gradevole, succoso, sapido, fruttato e giocosamente tannico. Chiusura decisamente piacevole.
Vino versatile da consumare su varie pietanze sia di terra e sia di mare.
Giuv Aglianico del Vulture Doc 2018. Vino Biologico. Aglianico in purezza maturato in acciaio e legno per più di un anno. Alcolicità di tredici gradi. Prezzo finale di 12,00 euro. Bicchiere tinto da un fulgido colore rosso rubineggiante. Il sensitivo ventaglio olfattivo costringe il naso ad aspirare nitidi profumi di ciliegia, sottobosco, viola, erbe officinali, spezie orientali e solidali captazioni di terziarie reminiscenze. In bocca arriva un sorso sontuoso, affabulatore, arrotondato, glicerico, sostanzioso e bene strutturato. Spalla acida determinante. Trama tannica di nobile allure. Portamento elegante, affascinante, incisivo e ben
ritmato. Buona serbevolezza. Retroaroma abbastanza persistente. Da
provare su un piatto di pasta al sugo e grigliata di carne.
Synthesi Aglianico del Vulture Doc 2018. Solo Aglianico. Maturazione per l’80% in botti grandi di Slavonia ed il restante 20% in barriques di rovere francese. Affinamento in boccia per otto mesi. Alcolicità di tredici gradi.
Prezzo finale di 11,00 euro. Veste cromatica segnata da uno sfavillante colore rosso rubino carico. Lo spettro aromatico si concede ad un naso indagatore con molta nonchalance. L’incipit è portatore di intense nuances fruttate di amarena, ribes, more e
mirtilli, che colludono con sospiri floreali, fragranze vegetali ed afflati speziati. Note terziarie di tabacco, liquirizia, grafite, china e caffè tostato. Approccio palatale subito fresco e morbido, fine e rotondo, asciutto ed equilibrato.
Tannini perfettamente in riga. Legno ben calibrato. Longevità a lunga scadenza. Allungo finale epicureo. Da associare ai piatti della terragna cucina lucana.
Rotondo Aglianico del Vulture Doc 2018. Ovviamente Aglianico in purezza maturato in barriques per quattordici mesi. Affinamento in bottiglia per un anno. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale di 25,00 euro. Nel bicchiere traspare un coreografico colore rosso rubino luminoso.
Dall’ampio e pervasivo bouquet si sprigionano eterei profumi di tanta buona frutta fresca, soprattutto marasca, prugna e sottobosco. Impagabili poi le credenziali di fiori vestiti di rosso, insieme a tocchi vegetali e sentori speziati di noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero. Respiri terziari di ottima fattura. Impatto del sorso sulla lingua complesso, strutturato, rinfrescante ed aristocratico. Tannini esemplari. Caratteristica la percezione tattile così omogenea, morbida ed anche elegante. Ne avrà ancora per molti anni.
Retroaroma persistente. Diamogli un capretto al forno ed un pecorino di Moliterno.
Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore Docg 2016. Aglianico al 100% lungamente affinato in botti grandi di Slavonia e barriques francesi. Elevazione in boccia per un anno. Tenore alcolico di quattordici gradi. Prezzo
finale di 35.00 euro. Vino iconico e pluripremiato dedicato al fondatore aziendale. Livrea composita e sfolgorante, tinta da una tonalità di rosso granato lucente. Crogiolo ottimamente affastellato da variegati rigurgiti di frutta rossa, percezioni olfattive floreali di viola, geranio e garofano e sensazioni odorose speziate e terziarie. Sorso etereo, avvolgente, arrotondato, glicerico, armonico e sulfureo. Trama tannica talentuosa. Progressione palatale imperiosa, austera, materica, temperamentale, reattiva, intrigante e raffinata.
Potenzialità di serbevolezza tutta ancora da esplorare. Chiosa finale persistente ed edonistica. Da consumare di un piatto di ragù alla potentina e formaggi stagionati.
Con i vini di Paternoster non si può mai sbagliare, si va sempre sul sicuro perché, come dicevo all’inizio di questo report, sono costantemente affidabili, come ha confermato per l’ennesima volta questa sontuosa batteria.
Sede a Barile (Pz) – Contrada Valle del Titolo
Tel. 0972 770224 – Fax 0972 770658
[email protected] – www.paternoster.it
Enologo: Fabio Mecca
Ettari vitati di proprietà: 10, più 10 in affitto
Bottiglie prodotte: 150.000
Vitigni: Aglianico, Falanghina, Fiano e Moscato.
Dicembre 2021
di Enrico Malgi
L’areale del Vulture in Basilicata sforna sempre vini eccellenti, utilizzando quasi esclusivamente un clone particolare di Aglianico. In questo territorio sono presenti storiche aziende che sono sulla breccia da molti anni ed hanno così indirizzato tutta la produzione vitivinicola locale. Una di queste è quella di Paternoster di Barile, che quest’anno ha raggiunto la novantaseiesima vendemmia. Dal 2016 il marchio aziendale è stato acquisito dall’azienda veronese Tommasi, ma Vito Paternoster, ultimo erede di questa illustre famiglia, è sempre attivo ed è spalleggiato dal nipote Fabio Mecca, insignito del titolo di migliore enologo italiano del 2021 da parte di Food and Travel Italia.
In questi giorni ho assaggiato due famose etichette di nuove annate.
Synthesi Aglianico del Vulture Doc 2017. Aglianico in purezza maturato per un anno in botti grandi all’80% ed il restante in barriques. Affinamento in vetro per otto mesi. Tasso alcolico di tredici gradi. Prezzo finale di 12,00 euro.
Alla vista si appalesa un irradiante colore rosso rubino giovane. Il naso si tuffa precipitosamente nel bicchiere per annusare i molteplici profumi che si espandono da un coreografico e sensitivo bouquet. L’incipit è costellato da nuances fruttate di rosso vestite e da percezioni floreali di viola e di garofano. In appresso risaltano poi tocchi speziati e captazioni terziarie di ottimo calibro. Sottofondo speziato e fumé. In bocca entra un sorso esemplare per rotondità gustativa e godurioso per finezza, freschezza, asciuttezza, armonia, equilibrio e dinamicità. Trama tannica bene evoluta e gentile. Legno ottimamente dosato. Ne avrà ancora per molti anni. Allungo finale dotato di imperiosa persistenza e di sontuosa scorrevolezza. Da preferire su un piatto di carne al sugo e canestrato di Moliterno.
Don Anselmo Aglianico del Vulture Superiore Docg 2016. Soltanto Aglianico lungamente maturato per metà in botti grandi e metà in quelle piccole. Elevazione in boccia per un anno. Tenore alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale di 35,00 euro. Vino dedicato al fondatore e più volte premiato dal Gambero Rosso con i Tre Bicchieri.
Un vino al top che già dal bicchiere occhieggia una tonalità di rosso cupo, che rapisce letteralmente la vista. Un vasto pot pourri di avvolgenti credenziali si approccia sfrontatamente al naso per essere scansionato. Il timbro olfattivo rileva subito cadenze di ciliegia, prugna, sottobosco e macchia mediterranea. Sospirosi gli umori floreali, accompagnati da gentilizie speziate di noce moscata, chiodi di garofano e pepe nero. Sorso voluminoso, opulento, elegiaco, materico, strutturato e complesso. Ma per contraltare il vino ostenta anche rimarchevoli toni freschi, morbidi, eleganti, accomodanti e sospirosi. Tannini affusolati e masticabili. Nessuna prevaricazione o deriva vanigliata da parte del legno. Frutto integro e goloso. Appeal fine e gentile. Longevità a lunga scadenza. Da associare ad un bello agnello alla brace e formaggi stagionati.
Sede a Barile (Pz) – Contrada Valle del Titolo
Tel. 0972 770224 – Fax 0972 770658
[email protected] – www.paternosterwine.it
Enologo: Fabio Mecca
Ettari vitati di proprietà: 10, più altri 10 in affitto
Bottiglie prodotte: 150.000
Vitigni: Aglianico, Falanghina, Fiano e Moscato.
7 Commenti
I commenti sono chiusi.
Non bisogna mica aspettare Pasqua, visto che siamo appena a Natale, per stapparlo sull’agnello.Personalmente su un grande pecorino Lucano ,terra di transumanza ,un Paternoster(sono un cattolico tradizionalista ),in latino lo reciterei volentieri a futura memoria di Don Anselmo.FM
Si va bene anche un canestrato di Moliterno in accompagnamento, prodotto con latte di pecora e di capra. In ogni caso si tratta sempre di ottimi vini.
Sempre ottimi e affidabili i vini di Paternoster, che il gruppo Tommasi sta valorizzando e spero valorizzerà e farà conoscere sempre di più.
Carpe Diem
Certo Vito Paternoster, con la benedizione dell’azienda veronese Tommasi, sforna vini eccellenti, che ben rappresentano tutto l’areale del Vulture.
Egregio Dott. Malgi proprio oggi ho iniziato l’anno trovando in un ipermercato Synthesi.
Erano un paio d’anni che non lo bevevo quindi ne ho fatto incetta.
L’ho abbinato ad un piatto di strascinati al ragu e cardoncelli ed ho ritrovato tutto cio’ che lei ha magistralmente descritto.
All’apertura mi sono pero’ ritrovato un tappo in silicone della marca secondo me migliore, pero’ una domanda vorrei porgliela:
anche con questa tipologia di tappo e’ garantita la tenuta negli anni e l’evoluzione che puo’ garantire un ottimo tappo in sughero?
Grazie per la risposta che vorra’ darmi.
Egregio sig. Denny, scusi il ritardo con cui rispondo in modo generale alla sua domanda. Diciamo che l’uso del tappo di silicone su alcune bottiglie di vino è storia recente e che da subito ha diviso le opinioni dei consumatori e degli esperti. I pro riguardano soprattutto tre temi: l’assenza dello spiacevole odore di tappo che a volte, come sappiamo, può colpire quelli confezionati con sughero; il minor costo della materia prima; e poi la crisi dei sughericoltori che con l’incremento della produzione delle bottiglie non riescono a fronteggiare le molteplici richieste. Di contro, però, i tappi sintetici offrono minore traspirazione in quanto viene a mancare il contatto esterno con l’ossigeno, indispensabile soprattutto per i vini rossi strutturati e da invecchiamento. In conclusione, quindi, ben vengano i tappi di silicone per quei vini bianchi e rossi giovani lavorati soltanto in acciaio, mentre per gli altri è bene usare sempre i tappi di sughero. Poi ognuno si adegua come meglio. crede.
Nei supermercati il famoso canestrato di Moliterno,viene però prodotto i,,,,,,Sardegna!