Vini di Firriato
di Enrico Malgi
L’azienda vitivinicola biologica certificata Firriato di Salvatore Di Gaetano e sua moglie Vinzia Novara di Trapani, fondata nel 1984 ed organizzata in sei tenute, rappresenta a giusta ragione il meglio della produzione vinicola di tutta la Sicilia, producendo vini moderni e seducenti esportati in tutto il mondo. Dall’Etna all’isola di Favignana, dall’arcipelago delle Egadi alla stessa provincia di Trapani, si coltivano varietà autoctone di grande pregio come i rossi Nero d’Avola, Perricone e Nerello Mascalese ed i bianchi Zibibbo, Grillo e Catarratto. Inoltre si dà molta importanza alla hospitality, con la ricca offerta enoturistica presso le splendide tenute ricettive di Baglio Sorìa, Cavanera Etnea e Calamoni di Favignana.
Pletorica la produzione vitivinicola che può contare su oltre quattro milioni e mezzo di bottiglie, ricavate dai 420 ettari vitati di proprietà. Quattro le etichette degustate recentemente.
Gaudensius Spumante Brut Metodo Classico Blanc de Noir Etna Doc. Nerello Mascalese in purezza. Raccolta delle uve a fine settembre. Contatto con i lieviti per trentadue mesi, frequenti “coup de poignet. Dodici i gradi alcolici. Prezzo in enoteca di 20,00 euro.
Uno spumante insolito, molto interessante e che mi ha davvero impressionato. Giallo paglierino il bel colore brillante. Spuma soffice, compatta e voluminosa. Perlage calibrato, fine e persistente. Fruttuosità espansiva che prende subito in ostaggio le narici, mettendo in mostra profumi di sanguinello, clementina, cassis, pesca bianca e cantalupo. Ma gli altri sentori non stanno a guardare e a loro volta rilanciano con un bouquet suggestivamente speziato, biscottato e burroso. Ottime credenziali di glicine, mughetto, zagara, lavanda e menta. Sorso fresco, delicato, rotondo, sapido, dinamico e sulfureo. Palato fine, vivace, cremoso, secco, energico, vibrante e di buon corpo. Timbro minerale. Finale brioso, voluttuoso e caratteriale. Da preferire su finger food, pesce crudo, molluschi, crostacei e mozzarella.
Harmonium Nero D’Avola Sicilia Doc 2013. Soltanto Nero d’Avola, lavorato in vasche d’acciaio e dodici mesi in barriques francesi e americane. Sei mesi di affinamento in bottiglia. Gradazione alcolica di quattordici e mezzo. Prezzo in enoteca di 26,00 euro.
Colore rosso rubino profondo, con lampi purpurei ai lati. Impatto olfattivo esuberante e coinvolgente in note fruttate di ciliegia, prugna secca, fragola, carruba, mora e ribes. Caratteristici gli odori speziati di pepe nero, cannella e vaniglia, intrecciati a sentori vegetali di timo e salvia. Sussurri di caramello, di liquirizia, di tabacco e di tostato. Approccio palatale caldo e corposo, ma anche finemente elegante nel suo incedere. Frutto compatto, carnoso e potente, che fa da contraltare a tannini aristocraticamente nobili ed affusolati. Vino nel complesso morbido, raffinato, armonico, equilibrato, tonico e lineare. Retroaroma piacevolmente evoluto e persistente. Da associare a piatti di carne rossa e bianca, formaggio Ragusano e/o su una bella zuppa di pesce alla Catanese.
Sant’Agostino Baglio Sorìa Rosso Terre Siciliane Igt 2013. Blend di Nero d’Avola e Syrah. Fermentazione alcolica e malolattica in acciaio, maturazione in barriques di rovere americano per otto mesi e poi elevazione in boccia per altri sei mesi. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo finale di 18,00 euro.
Rosso rubino non troppo concentrato. Di primo acchito è sintomatico l’espansivo profumo di ciliegia che cattura le narici, seguito poi da un nutrito campionario odoroso di tanta buona frutta fresca territoriale e poi in evidenza anche quella in confettura di more e di mirtilli. Nuances floreali, terrose e godibilmente speziate, soprattutto emerge il pepe nero (rotundone). Proposizioni terziarie di cioccolato, tabacco, cacao e menta vanno infine ad impreziosire il corredo olfattivo. Sorso subito tagliente, accattivante, propositivo, intrigante e sensuale. Timbrica gustativa bene strutturata, sontuosa, carezzevole e morbidamente vellutata, per via di una trama tannica già risolta. Chiusura polposa, incisiva ed appagante. Su pasta al sugo, carne arrosto e formaggi semistagionati.
L’Ecrù Passito Terre Siciliane Igt 2016. Zibibbo in purezza (Moscato d’Alessandria). Doppia raccolta delle uve: prima i grappoli maturi per l’appassimento sui graticci e poi quelli appassiti sulla pianta, sotto il sole caldo ed il vento della Sicilia. Fermentazione per quattro settimane. Infusione delle uve variabile a seconda dell’annata. Affinamento in bottiglia per quattro mesi. Tenore alcolico di tredici gradi. Prezzo in enoteca di 26,00 euro.
Giallo dorato, quasi ambrato e brillante il colore. Raffinati ed elegiaci i profumi che salgono al naso e che rilasciato essenze di miele, zagara, arancia e cedro canditi, datteri, fichi secchi e zafferano. Creptii salmastri. In appresso si colgono effluvi si citronella, maggiorana, salvia e spezie a go-go. In bocca riecheggia un nettare dolce, ma non stucchevole, ben bilanciato dalla fresca acidità e da una vena minerale. Sorso complesso, aromatico, aristocratico e fascinoso e connotato da un proprio aplomb, che gli dona un sontuoso portamento di fine eleganza. Il finale trascina la lingua verso un’edonistica sensazione di assoluto e persistente piacere. Da assaggiare su dolci secchi, formaggi erborinati, caviale e foie gras. Ma nulla vieta di degustare l’Ecrù anche da solo.
Sede a Paceco (Tp) – Via Trapani, 4
Tel. 0923 882755 – 1982100
[email protected] – www.firriato.it
Enologi: Giuseppe Pellegrino e Giovanni Manzo
Ettari vitati: 420 – Bottiglie prodotte: 4.500.000
Vitigni principali: Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Cappuccio, Perricone, Syrah, Zibibbo, Grillo e Catarratto.
17 Commenti
I commenti sono chiusi.
Gran bella realtà e bella donna Finzia che in gioventù ottenne buoni risultati come centometrista oggi leader indiscussa in azienda che con grande determinazione ha portato a livelli di eccellenza.FMy
Bravo Francesco, come al solito sempre bene informato. Vini ottimi some sai quelli di Firriato, che rappresentano in modio eccellente tutta la Sicilia.
La volpe dal braccino corto: favola semiseria dei giorni nostri ambientata a 648 s.l.m.
C’era una volta una volpe, che, pensando di aver accumulato conoscenze&credibilità, riteneva, erroneamente, di poter vivere di rendita nel difficile mondo del vino, il suo motto era: stappo ma offro solo se sa di tappo, nei giorni di “cantine aperte” si metteva in malattia con la compiacenza di un amico dentista, evitando in tal modo di condividere… atteggiamento strano per la volpe campana, animaletto di cuore, conosciuto ed apprezzato proprio per la sua indole generosa.
Queste le ultime righe della volpe amanuense “Ma nulla vieta di degustare l’Ecrù anche da solo” , in tutti i sensi, as usual.
Ma un giorno, la volpe, dovendo recarsi in un territorio sconosciuto per andare a trovare i propri piccoli emigrati a Nord, abbandonò la Campania Felix per il cielo di Lombardia “così bello quando è bello” .
Dopo qualche ora lontana dalla sua cantina, la volpe pensò di poter gustare nell’ordine: un Sauternes, un Passito di Pantelleria, un Moscato di Scanzo e un Vin Santo Occhio di Pernice, approfittando con l’inganno del cuore grande di un mezzo toscano un po’ bischero, che si era sempre fatto raggirare da questo animaletto all’apparenza innocuo, che, alla luce dei fatti, si era dimostrato avaro e pericolosissimo.
Ma il mezzo toscano, in Campania, aveva conosciuto anche due persone per bene sulla sua stessa modulazione di frequenza che, fortunatamente, seppur con parole sibilline, lo avevano messo in allarme “i portatori di baffi sembrano animaletti da compagnia, ma hanno un’indole felina e giocano a nascondino con le persone e con il vino”.
Non serve essere una volpe per sapere come andrà a finire questa favola semiseria.
La volpe avara va impagliata,a meno che non si ravveda e inizi a condividere secondo cristiani dettami:”date da bere agli assetati…”.
Si dice anche :il mio è mio il vostro metà ciascuno,ma la cosa rilevante è che il “nostro “in trasferta in un sol colpo è stato capace di far danni superiori ad una settimana di stappi.A proposito “stappo ma offro solo se sa di tappo” e “giocano a nascondino con le persone e con il vino”sono due piccole perle che vorrei far mie con il beneplacito e la generosità dell’autore perché son sicuro che in società faranno furore.PS.Cristiani?Acqua di rubinetto.Dante.Inferno.Diciassettesimo.Ho calcato la “mano” ?No.Lo avevo a portata di “mano” e forzatamente l’ho adattato a chi scaglia la pietra e nasconde la “mano”.
Caro Enrico bene informato non direi propio visto che Vinza è diventata Finzia e di questo mi scuso e chiedo venia alla signora Firriato(non è il suo cognome ma associo sempre l’azienda a lei) ma succede quando si scrive prima di un buon nero bollente che risvegli e tonifichi la mente.PS.Inconsciamente e per vigliaccheria al precedente commento non mi sono firmato e questo per ruffianaggine con “caro”l’ho iniziato.FM.
La favoletta riserva un finale a sorpresa anche per chi l’ha scritta:
sono appena stato citato da una volpe permalosa per danni morali, mi vedo costretto a dichiarare nero su bianco che la favola in questione, i luoghi e i personaggi sono unicamente frutto della mia mente malata e ormai alla frutta.
Il buon cuore del Dottor Malgi, che con me avrà sempre diritto di stappo, è fuori discussione.
E’ veramente stucchevole e fastidioso questo criptico dibattito tra queste aspiranti “prime donne” del vino, un po’ acide.
Allo stato attuale non disponiamo di decoder ma per il futuro promettiamo che In un modo o in un altro ci attrezziamo.FM.
La curiosità è femmina, quindi l’aspirante prima donna del commento ha le sue ragioni, che non sono le mie, ma io ho iniziato e io mi scuso con Enrico per essere stato OT e probabilmente anche eccessivo.
sono d’accordo con Bruno
ma a che-chi serve?…. al proprio ego ..per autoreferenziarsi?!…
mahhh ….sarà stata colpa …….di una vendemmia tardiva
ma non avete telefoni?
Certo,ma perché censurare il piacere della scrittura?Probabilmente siamo e saremo invadenti (la banda della “magliara”)ma si chiamano social e sono la nuova piazza su cui scambiarsi idee opinioni e “allusioni”che non obbligano i non interessati alla lettura.FM.
Esimi Soviero, Marco e Giancarlo, capisco il vostro non disorientamento per quello che ci siamo detti ma non capisco il vostro eccessivo disappunto. Un blog è fatto non solo per i lettori ma anche per chi scrive, è un modo nostro di giocare, di richiamare episodi divertenti il cui spirito goliardico è alla base del blog stesso. Qui tutti siamo volontari a autofinanziati e quindi se perdessimo il gusto di divertirci, finirebbe la nostra collaborazione col blog e quindi anche per i Lettori, il piacere di leggerci. Capirei il vostro disappunto se fosse una costante, ma che sotto a un post, UNO, di Enrico, preciso e professionale come sempre, io Galetti e Mondelli scherziamo un pò con lui, proprio con Enrico, che insieme con Luciano, è di tutti noi il maestro e punto di riferimento per esperienza e bravura negli scritti, non credo meriti tanto disappunto. Basta andare oltre e non leggere i commenti sotto questo post, visto che, e mi ripeto, non è un il nostro comportamento costante sotto tutti i post. Tutta questa acrimonia, verso un fare giocoso, limitato e contestualizzato a questo post, francamente la trovo eccessiva e fuori posto.
Sign Soviero, io presto sempre attenzione ai suoi commenti, tanto che da quando fece notare che a volte mancavano i prezzi alle schede dei locali, io li ho sempre messi, invitando gli altri collaboratori del blog a fare altrettanto, tuttavia non condivido il suo preferire recensioni, asettiche, e precisine, da Lei più volte chiaramente richieste, perchè ho una visione diversa della cena, che come diceva Brillat-Savarin è fatta da cibo sufficiente, buon vino e ottima compagnia. Pensi un pò, la recensione più bella (per me e per la gran parte dei miei lettori) da me mai scritta (https://www.lucianopignataro.it/a/grande-notizia-armandino-a-praiano/87667/) racconta di una delusione amorosa…..e anche qui un lettore protestò, a fronte di migliaia di letture e commenti, anche in forma privata, di plauso. Non ho la pretesa di piacere a tutti, ma difendo quello che sono, sempre con un orecchio teso alle critiche, purchè costruttive e misurate. Statemi bene.
p.s. Galetti è stata messa sulla statale 267, la tua foto sotto il cartello “Benvenuti in Cilento” con la scritta “Io qui non posso entrare”…….vedi di riparare con due casse di passito di livello, sennò ti scordi fusilli e scauratielli.
Accolgo con piacere l’invito di Marco Contursi a non essere troppo severi nei commenti e nei dibattiti su questo blog. Dopotutto si tratta di argomenti finalizzati a contribuire al raggiungimento di quella che Epicuro definiva “la serenità felice”. Ma non posso non rilevare il ” fastidio ” stizzito che alcuni hanno manifestato ai miei rilievi. Chi decide di mettersi “in piazza” deve mettere in conto che può essere criticato!! “E’ la democrazia bellezza!” Dire ad uno come me, vecchio insegnante in pensione di 73 anni, che vuole essere una prima donna del commento è un pò penoso…. Comunque un abbraccio a tutti uniti dalla comune passione per il bello e per il buono e con Orazio dico “nunc est bibendum” salute!
Mettersi in piazza dicendo a qualcuno che quanto scritto è stucchevole e fastidioso per poi arrivare a definirlo “aspirante prima donna del vino un po’ acida” è una critica un po’ sopra le righe che deve mettere in conto una risposta per le rime della quale mi scuso
Io sto scherzando, siete padroni di scrivere quello che vi pare. Ci mancherebbe altro.