Vini al G8, Ricci sbaglia sull'Abruzzo


Gentile Dottor Pignataro,

Le scrivo per inviarLe un saluto, e dare una mia opinione in merito a quanto pubblicato sul Suo sito, dal Dott. Franco Maria Ricci il 30 luglio 2009, relativamente alla qualità dei vini serviti al G8 de L’Aquila.

Non sono d’accordo nel leggere la frase “solo una cosa è andata di schifo: il vino”. Ritengo che, invece, sia stata un’ottima scelta quella di presentare ai Capi di Stato e loro Delegati un pacchetto di etichette locali, che solo per una questione di mercato non sono ancora troppo note agli appassionati.

Secondo me, le bottiglie servite alle colazioni ed alle cene del summit (prevalentemente a base di trebbiano e montepulciano – vinificato “normale”, cerasuolo o passito) meriterebbero una maggiore notorietà a livello nazionale; altro che “etichette anonime”!

Ho avuto la fortuna di lavorare in Abruzzo, nonché l’opportunità di assaggiare, nelle quattro province, molti prodotti non citati nelle guide di settore, trovando piacevoli sorprese e rapporti qualità / prezzo impensabili nelle altre regioni del Mezzogiorno.

Se Le capita di prendere l’Autostrada Adriatica (A14), da Vasto a Pescara, è tutto un susseguirsi di filari. è davvero uno spettacolo.

Fermarsi e provare qualche cantina a Lanciano, Ortona, Miglianico e, più a nord, nel teramano, ad Atri, a Morro d’Oro, a Notaresco, a Castellalto, a Torano Nuovo e a Controguerra.

Passeggiare tra i filari sui colli, guardando da un lato l’Adriatico, dall’altro il massiccio del Gran Sasso, i Monti della Laga, la Majella, “Montagna Madre”.

Oppure, nella provincia de L’Aquila, a Vittorito, con un clima da “vini eroici”.

Tutte aree dove l’escursione termica giorno / notte (prodotta dall’alternarsi delle brezze di mare e di montagna) conferisce alle uve (ed al vino) acidità, aromi e profumi.

Il vino ottenuto da uve pecorino, in alcune zone, si avvicina al gewurztraminer, in altre aree al sauvignon. Il trebbiano, con le note di mela verde e la sottile vena tostata, “lavora” alla grande, differenziandosi a seconda del tipo di terreno e della quota dei vigneti. Il cerasuolo si conferma un rosato con struttura da rosso, e può competere alla grande con i rosè del Salento. Il Montepulciano, vinificato correttamente, smussa le spigolosità tipiche del vitigno. E potrei continuare con qualche piccola produzione in purezza di falanghina, chardonnay, cococciola, malvasia, ecc.

Perché al G8 avrebbero dovuto scegliere vini di altre regioni? Perché non abbinare ai prodotti tipici abruzzesi i vini della stessa Regione?

La scelta delle “etichette anonime”, a mio parere, è stata strategica proprio per questo. Si è trattata di un’importante vetrina per lanciare tanti piccoli produttori, qualcuno anche con la cantina danneggiata dal sisma, e dare l’opportunità di far decollare un settore produttivo molto importante in questa Regione, quinta in Italia per quantità di produzione in ettolitri.

Saluti
ing. Alessandro Mastrosimone