Vigne e territori Assoenologi in Irpinia. La zonazione? Più facile seguirla da Bruxelles che da Napoli!
di Lello Tornatore
Ancora un momento di approfondimento, formazione e confronto per la sezione campana dell’Assoenologi, guidata dall’ormai irrefrenabile Dott. Roberto Di Meo. Fortemente voluta, sia dall’associazione che dai produttori, la giornata di studio incentrata sulla viticoltura, nasce dall esigenza di approfondire analiticamente gli aspetti tecnico-specialistici che influenzano la qualità delle uve e quindi dei vini, proprio in relazione ai suoli, ai territori, ed ai sistemi di potatura verde e di nutrizione della pianta. Nel corso del convegno tenutosi oggi 16 Giugno, in collaborazione con Bayer CropScience, Consorzio Di Pietro e Consorzio Simonetti, dopo i saluti del presidente Di Meo e l’introduzione del prof. Luigi Moio, ha tenuto la relazione-chiave della mattinata, il prof. Fabio Terribile, ordinario di Pedologia presso la Federico II di Napoli, nonchè presidente del Sipe (società italiana di pedologia, scienza che studia la composizione, la genesi e le modificazioni del suolo).
Autore di un interessante progetto di zonazione di un’area della Valle Telesina finanziato dalla commissione europea con quasi due milioni di euro, il Prof Terribile non riesce a spiegarsi come mai tale lavoro, apprezzatissimo a livello comunitario, dall’assessore all’agricoltura della Regione Campania dott. Amendolara, provenienza Coldiretti, sia perfettamento ignorato.
Vi mostriamo le slides più significative, collegate alla relazione.
Nel pomeriggio, alla ripresa dopo il coffee-break, è stata la volta del dott. Duilio Porro, ricercatore dal 1987 presso la fondazione Edmund Mach San Michele all’Adige, nella sperimentazione agraria per un’agricoltura sostenibile. E’ stato impegnato nel corso degli anni, per conto dell’Istituto Agrario di San Michele, nelle Unità Operative ” Viticoltura” e ” Fisiologia delle Piante” e sta tuttora portando avanti un intenso programma sulla nutrizione delle piante. La sua relazione, tutta incentrata su ” L’analisi fogliare, strumento di viticoltura avanzata”, è così entrata nello specifico, individuando il ricorso all’analisi fogliare
quale strumento per la diagnosi delle carenze e degli eccessi di macro e micro elementi che concorrono alla nutrizione delle viti. ” Essa rappresenta – ha detto il dott. Porro, riferendosi all’osservazione delle foglie – una fotografia istantanea del reale stato nutritivo fisiologico della pianta e fornisce anche una stima indiretta della fertilità del terreno, pertanto è uno strumento fondamentale per lavorare di precisione in vigna”.
Ecco le slides :
Ultima relazione, quella del dott. Matteo Gatti, ricercatore presso l’Istituto di Frutti-viticoltura dell’Università degli Studi del Sacro Cuore di Piacenza. Anch’egli professionista di grande spessore con lavori indirizzati prevalentemente verso l’incrocio di cultivar( vitigni), selezione clonale, caratterizzazione di biotipi autoctoni,, nutrizione minerale, e gestione della potatura invernale e verde. Oggetto della sua relazione “La potatura verde quale strumento di tecnica colturale”.
Essa rappresenta un valido strumento nelle mani del viticoltore, non solo per migliorare l’efficacia dei trattamenti fitosanitari, ma anche come possibilità di modulare i processi di fecondazione e allegagione, la composizione fisico chimica dell’acino e quindi del grappolo attraverso sfogliature, sfemminellature e cimature, fatte in fasi fenologiche ben precise.
Ancora una carellata di slides :
9 Commenti
I commenti sono chiusi.
Grande Lello,
Mi piace il tuo resoconto e grazie della dovizia di particolari.
L’ultima foto e’ cattiva….. ;)))))
Quanno ce vò… ce vò ;-))
Bellissimo articolo….molto dettagliato che aiuta a far capire a chi non sa’ cosa vuol dire far vino.
Non basta berlo…..dietro ci sono persone che con tanta passione ci lavorano ed hanno bisogno di essere elogiati per quello che fanno.
Bravo Lello!!!!!
Dopo l’incontro di ieri ho cambiato idea sulla necessità di mappare i territori. Ma non è più affascinante ed emozionante non sapere con esattezza le caratteristiche dei terreni per arrivare a produrre un vino? Che palle, (per i produttori) avere un progetto ben preciso con uno schema da percorrere oppure (per un degustatore) capire un vino sapendo da dove viene e quindi il perchè di determinate caratteristiche. Quanto bello è andare a TANTONI DI MANO ed essere sempre in un infinito caos? Il sistema di rilevazione delle tipologie di terreni visto ieri mi ha un pochino spaventato: troppo perfetto, troppo semplice, troppo utile! Io voglio: Intuito, Cultura, Preparazione, Coraggio (tutto con la lettera maiuscola), sia da chi produce sia da chi degusta. Sarò pure antico, ma mi eccita ancora un mondo dove il TALENTO cristallino è sempre riconoscibile e riconosciuto. Lo so di dire una enorme cazzata però il mio cuore a reagito così. Amen
(mio commento ripreso da FB)
In un certo senso condivido la tua pulsione passionale, però, come tu stesso ammetti, è il cuore che te lo dice, non la ragione. Infatti, la zonazione, o mappatura, o in qualsiasi altro modo la vogliamo chiamare, nasce dall’esigenza vecchia quanto il mondo di mettere ordine, catalogare, in generale, i libri, le piante, le teorie filosofiche, le correnti letterarie, insomma tutto quanto è complesso o più che semplice. Nello specifico, la zonazione dei vari territori in funzione delle proprie caratterizzazioni, ci aiuta a capire meglio ciò che sentiamo nel bicchiere, che, attenzione, non è esclusivamente il risultato di quel determinato territorio di provenienza, ma semplicemente uno dei fattori che determinano quelle sensazioni, tutte le altre variabili che concorrono a quel risultato, per esempio, metodo di coltivazione, sistema di vinificazione, pratiche di invecchiamento ed affinamento, ecc ecc, rimangono comunque a condizionare pesantemente il nostro prezioso liquido e quindi le nostre sensazioni gusto-olfattive. Le quali poi, a loro volta, comunque hanno inevitabilmente una componente soggettiva che magari a qualcuno potrà far capire alcune cose, a qualcun’altro cose diverse. Insomma, mi diverto lo stesso anche con la zonazione, perchè possiamo dire : “è bello perchè è…variabile” ;-))
“Infatti, la zonazione, o mappatura, o in qualsiasi altro modo la vogliamo chiamare, nasce dall’esigenza vecchia quanto il mondo di mettere ordine, catalogare, in generale, i libri, le piante, le teorie filosofiche, le correnti letterarie, insomma tutto quanto è complesso o più che semplice”.
Ecco! è proprio questa esigenza che io non avverto più.
Complimenti Lello!!! dettagliato nei minimi particolari..ma soprattutto…Tanta tanta esperienze, e amore per il territorio……..Complimenti
Grazie per il bel report. Io ho trovato estremamente interessante il convegno e mi auguro che davvero si possa procedere in maniera decisa sullo studio dei terreni, dei suoi …vigna per vigna. In bocca al lupo ad Assoenologi!
bel resoconto lello!
Vorrei fare delle precisazioni:
il progetto Assenologi è strepitoso perchè ci permette di interloquire con relatori altamente specializzati i quali possono darci imput per poter migliorare ancora di più i nostri vini;
la zonazione per me è interessante in quanto ci permette di fare scelte più o meno ragionate ma comunque con consapevolezza per ottenere diversi prodotti, forse anche unici, (come qualche francese………)..
le tecniche di nutrizione e diagnosi fogliare mi dànno l’impressione di andare a curare un malato …..la pianta…..quindi la presenza dell’uomo che influenza e “coccola la sua vigna”;
infine la gestione delle tecniche colturali per essere tempestivo e incisivo senza creare squilibrio alla pianta nel momento in cui effettuiamo un diradamento o altro……
concludo con il sottolineare che fà comunque pensare che delle sperimentazioni come quelle del prof. Terribile siano ritenute poco interessanti per la regione Campania e per l’intera Italia.