Vigna Capestrano 2008 Trebbiano d’Abruzzo doc dieci anni dopo
Continuiamo questa estate all’insegna dei bianchi invecchiati, un modo per, come si dice, sparagnare e cumparire (risparmiare e fare bella figura). Il Vigna di Capestrano è una particella di circa un ettaro ricavato dalla corpo grosso della proprietà di questa azienda fondata da Leonardo Pizzolo all’incrocio dei tre grandi parchi naturali dell’Abruzzo, il Gran Sasso, La Majella e il Sirene. Trebbiamo di montagna che rende al meglio quando passano gli anni. Numerose verifiche ormai dimostrano che stappare questo cru prima di tre, quattro anni è un infanticidio. Prova ne è il 2008, provato da noi a distanza di quasi dieci anni, che ha avuto una evoluzione spaventosa e senza precedenti nonostante l’annata abbiamo avuto alcune difficoltà. Grande complessità olfattiva, note fumè e idrocarburi, freschezza e tonicità al palato, chiusura precisa e pulita da grandissimo vino. Sparagna e cumparisci, basta saper conservare.
Report del 22 settembre 2010. Mortificato dalle rese per ettaro elevate e dai boccioni delle cantine sociali, il Trebbiano non riesce ad avere appeal di massa nonostante persone come Edoardo Valentini siano riuscit ad inserirlo nei grandi vini presso gli intenditori. Dopo la colpa ci vuole l’espiazione, c’è poco da fare. E in campagna i tempi sono lunghi dal momento della decisione all’attuazione pratica di una idea. Spesso bisogna fare qualcosa di profondamente diverso e radicale, come il Vigna Capestrano 2008 capace di affascinarci, noi bianchisti convinti, e trascinarci in una formidabile beva da Niko Romito, il ristorante bistellato di Rivisondoli in Abruzzo.
Non siamo in una zona eccessivamente alta, 400 metri, ma fredda certamente, stretta tra Gran Sasso e Maiella, piccolo altopiano nel comune di Popoli dove l’unica cosa significativa che possiamo registrare nel corso dei secoli è l’aver dato i natali all’inventore della vespa, Corradino D’Ascanio.
Qui sono piombati energici un giovane veronese, Leonardo Pizzolo, spedito dalla famiglia a curare e valorizzare la proprietà di circa 60 ettari, e l’agronoma piemontese Luciana Biondo.
Si punta dunque a fare discorsi estremi per cercare personalità a un vino bianco attraverso la decisione di attendere la fermentazione spontanea a temperatura non controllata e senza uso di lieviti selezionati con permanenza sulle fecce. Insomma, come decidere di non portare un bimbo a scuola ma di educarlo sulla strada. Il risultato è un Trebbiano di assoluto spessore, più complesso e fruttato nella versione 2007, tagliente e dinamico al naso e in bocca con la 2008. Con la 2009 ormai alle porte a mezza strada fra le due.
Lo abbiamo bevuto su tutte le grandi creazioni del giovane chef abruzzese, dalla melanzana al riso con il pomodoro, dall’anatra allo scampo con aggiuga ricavando la conferma di come il bianco sia il vino maggiormente adatto alle tendenze dell’alta ristorazione e che quando si salva il carattere di un territorio, è possibile avere un vino di gran carattere. Forse non il più buono del mondo, ma certo da ricordare.
VALLE REALE
Popoli (AQ)
Contrada San Callisto
Tel.085.9871039
www.vallereale.it
Enologo: Luciana Biondo
Ettari: 60 vitati
Uve: trebbiano, montepulciano