Vibo Marina, ristorante L’Approdo
Via Roma, 22
Tel. 0963.572640
Aperto: a pranzo e a cena
Chiuso: mai
[email protected]
www.lapprodo.com
Nome davvero indovinato questo dell’Approdo, per un ristorante che da trent’anni è la meta sicura e rassicurante di tutte le forme di viaggiatore in terra calabra. Di fronte al porto, un locale elegante e sobrio dove sostare se siete diretti da e per la Sicilia lungo la Salerno-Reggio Calabria
Pino Lo Preiato è un po’ il patriarca del locale, più che il patron. Lo governa e lo domina dal 1980, ne ha segnato la strada, le innovazioni e le conferme, è responsabile degli acquisti e dell’organizzazione della cantina (circa 700 etichette). Più che dirigere una squadra, in sala e in cucina, l’ha adottata: lo chef Agostino Bilotta è con lui da 25 anni, approdato qui direttamente dalla scuola alberghiera. Così come lo staff di sala: professionisti fidelizzati che offrono un servizio impeccabile e partecipato.
Gli ambienti, d’estate si mangia all’esterno a due passi dal porto, sono eleganti ed essenziali, la mise en place moderna e aggiornata.
La carta si apre con i crudi, segno di rispetto per i due mari a due passi, con ricciole, pesce spada, tonno, gamberetti rossi, aguglie, tutto solo appena accarezzato dal profumo degli agrumi di Calabria o dei capperi di Pantelleria. E per non scontentare nessuno anche ostriche belon e carpaccio di Chianina con frutta e salsa esotica.
Tra gli antipasti quello che più dà un’idea della cucina che si destreggia tra Tirreno, Jonio e montagna vera è il «cotto di mare», gigantesco plateau con cestino croccante di gamberi e verdure, fiore di zucca ripieno di pesce e dorato in pastella, gratin di bianchetti ammollicati, tonno appena scottato con cipolla stufata, insalata di polpo verace con peperoni e asparagi.
Molto buona la zuppa di frutti di mare (tutti locali e saporitissimi) con seppioline e crostini
E poi ancora un tortino di ricotta con passata di pomodoro alla brace e timo; fiori di zucca ripieni di mozzarella di bufala e porcini della Sila; calamaretti al vapore con cipolla di Tropea e olio extravergine di oliva calabrese.
Tra i primi piatti si passa dalla semplicità sempre indovinata – e mai superata – dei ravioli di ricotta e bietola con pomodoro fresco e basilico; ai cappellacci ripieni di cernia e verdure; ai maltagliati neri con seppie, pomodorini e asparagi di mare; agli spaghetti di Gragnano con pesce spada, melanzane, vellutata di pomodori e mentuccia.
Poco indovinato, invece l’unico risotto in carta, un Carnaroli con frutti di mare, bocconcini di scorfano e triglia su vellutata di crescione: i sapori tutti veri e solidi, ma la cottura non è da risotto.
Trionfo di sapidità e spessore, invece, nel piatto di mare che più mare non si può: i tagliolini ai ricci di mare appena raccolti.
Tra i secondi di mare oltre alla classica grigliata mista, una tagliata di tonno al sesamo con cipolla stufata; un dentice in crosta di pistacchio su vellutata di gamberi rossi; un filetto di cavagnola (cioè la ricciola giovane) aromatizzato con origano selvatico e peperoncino e servito con patate schiacciate; le seppie ripiene di verdure e caciocavallo silano con bietolina ripassata.
Infine, un benvenuto all’autunno con una ricetta che guarda alla terra, anzi alla montagna: un filetto di pesce castagna accompagnato con porcini della Sila. Senza contare che qui il “carrello” che conta non porta in giro formaggi ma aragoste giganti, astici, scampi, cernie, triglie e pescatrici che i clienti possono scegliere nella pezzatura e nella modalità di cottura. Anche le carni sono locali, così come i formaggi, accompagnati da marmellate e mostarde casalinghe: si va dal “gruttazzo” caprino a pasta morbida leggermente acidula, al caprino di Morano, al pecorino di Monte Poro o a quello crotonese “Maiorano”. Infine, qui persino i vegetariani più agguerriti trovano un riparo sicuro: dalla bietola di campo ammollicata con olive di Giara, capperi e pomodorini allo sformatino di patate e porcini della Sila, dagli involtini di melanzane con ricotta di pecora e basilico al fagottino di peperoni con scamorza affumicata e verdure miste, ai fiori di zucca in pastella.
La chiusura dolce prevede deliziosi sorbetti: al pompelmo rosa, al cedro calabrese, alle mandorle, al frgolino d’uva, ai fichi d’India, alla liquirizia.
Oppure un tiramisu al pistacchio e nocciole, una tortina di caffè con salsa vaniglia, una delizia alle fragole con crema all’inglese e un demi-soufflè al limone con semifreddo al cedro gioco sapiente di caldo e freddo con un gradevole equilibrio tra zuccheri e agrumi. Infine, con una quarantina di etichette tra malvasie, passiti e moscati (molti sia in bottiglia che al calice), chiuderete davvero in dolcezza.
Per completezza segnaliamo la carta di whisky invecchiati, grappe, rhum, cognac, brandy e bas armagnac e un’ottima selezione di miscele di caffè. Invece, per il partito pro-etilometro, una non comune lista di the e infusi cinesi e giapponesi.
Ricca e ampia la cantina. Servizio professionale e attento ai dettagli.
Alla carta conto sui 65 euro; doppio menu degustazione: selezione da sei portate a 90,00 euro; da otto portate a 120,00.
5 Commenti
I commenti sono chiusi.
bello. vale il viaggio solo èer l introvabile pesce castagna, l’avete mai provato? è fantastico!
Trovo fantastiche le cruderie, il pesce-castagna non lo so, non l’ho mai provato. A proposito, da me incominciano a cadere le castagne!!! Caldarroste e beaujolais noveau ? ;-)))
L’avevo scritto provocatoriamente, è chiaro che sulle caldarroste ci abbinerei un novello campano a base sciascinoso o piedirosso…
ma che beaujolais noveau Lello! caldarroste e Aglianico di luigii tecce:)))
addirittura sulle castagne???