Vesuvio bianco a Vitigno Italia. Verticale Vigna del Vulcano Lacryma Christi doc di Villa Dora 2008-2002
di Sara Marte
Ed il Vesuvio si scopre capace di una lingua nuova. Nell’ultima giornata di Vitigno Italia, nella splendida cornice di Castel Dell’Ovo, tra produttori ed addetti ai lavori ormai pronti per il “sorso finale” Villa Dora ci regala una verticale unica nel suo genere. Il Bianco del Vesuvio declinato dal 2002 al 2008. Luciano Pignataro e Paolo De Cristofaro assieme a Vincenzo Ambrosio ci guidano attraverso il Lacryma Christi Bianco “ Vigna del Vulcano”. Di strada è stata fatta da quando, così come racconta Vincenzo Ambrosio, si parlava esclusivamente di vino di Terzigno e di Gragnano con quegli sfusi venduti solo localmente. Nel ‘97 comincia la sua avventura occupandosi dell’azienda che era già di famiglia.
L’incontro con Roberto Cipresso e via a prendersi cura di quelle vigne di cinquanta anni oggi rinnovate. Ci mostra il terreno: pozzolana marrone, lapillo grigio, cenere ed ancora lapillo bianco, lava ed infine lapillo nero; E’ questo il nostro territorio e qui le radici di un vino che solo da poco parla di tratti distintivi e di carattere riconoscibile. Ci vuole impegno, si sa, ed i produttori pare proprio stiano capendo quel codice espressivo. Ma passiamo ai nostri vini:
Si comincia in quarta con la 2008. Già, perché la bottiglia oggi in commercio è la 2008. Villa Dora ha scelto di far uscire i propri bianchi non prima di due anni dalla vendemmia scontrandosi spesso con la mentalità di ristoratori ed enotecai. Il vino è agile, freschissimo, sapido, ampiamente espressivo. Il naso regala sentori agrumati e frutta a pasta bianca succosa e masticabile. Lungo nel finale lascia la bocca pulita e pronta ad un altro sorso.
La 2007 subisce l’annata calda mostrandosi con un profilo decisamente più maturo rispetto alla 2008. Ho trovato una mineralità ben spiccata, la frutta un po’ più matura si districa tra sentori di pera e pesca . Un tocco floreale ed un sorso che è comunque sorretto da una buona freschezza ed una bella sapidità.
La 2006 E’ un vino che si esprime molto equilibrato con sentori giustamente fusi e più sottili. Paolo De Cristofaro ci spiega che è stata un’annata particolare che vede una prima parte dell’estate molto calda e asciutta ed un Agosto molto piovoso. Si percepiscono sensazioni floreali gradevoli ed una lieve nota tostata. Al palato è ricco, avvolgente ed anche qui il tratto distintivo che supera la freschezza è certamente la sapidità. Lungo nel finale.
La 2005 si mostra un po’ chiusa sul fronte della complessità. E’ un vino certamente più austero, che trova però la scappatoia gustativa nell’immancabile sapidità che sostiene una sensazione pseudo calorica ben presente. Finale leggermente ammandorlato e abbastanza lungo.
2004 Si apre subito al naso con una buona mineralità. La frutta, decisamente matura, con note di pesca e pera, è molto presente così come sentori lievemente vegetali e macchia mediterranea. La bocca è perfettamente in linea con il naso ed ancora una volta la forte sapidità conclude il bicchiere. Questo può certamente definirsi una bottiglia di buona espressione territoriale.
2002. Passaggio in legno piccolo per circa 3 mesi. Qualche nota fumé per un naso accompagnato da sentori agrumati che identifico come gli oli essenziali della buccia d’arancia. Il naso è composto ed il sorso, che non nasconde una buona struttura, è abbastanza elegante e pieno. E’ caldo e la sapidità fa da buon contraltare. Tutti d’accordo sul fatto che dia qualche punto alla 2004 sia nella valutazione generale sia per persistenza.
Degustazione molto affascinante che delinea i tratti del Lacryma Christi in relazione al territorio.
Chi sa se sia arrivato proprio il momento di smettere di parlare di territorio difficile e definirlo territorio in piena evoluzione stilistica e di mentalità.
6 Commenti
I commenti sono chiusi.
ben detto , la 2002 è straordinaria, regge da 9 anni con quei famosi toni fumè che ti atirano verso il bicchiee:)
Ognuno ha la sua preferita, la mia è la 2006. Imbattibile.
Quoto:-)
Ad ognuno il suo! affascinante come lo “stesso” vino possa, a seconda dell’annata, conquistare il palato di diversi consumatori! Io punto sulla 2008. Dopotutto… panta rei…. tutto scorre, tutto cambia, per fortuna anche il vino!
Dietro un grande vino: un grande lavoro, tanta passione ed una grande persona. Vincenzo Ambrosio. Complimenti.
Certo è che quando stamattina ho letto l’articolo, tra un capoverso e l’altro non potevo fare a meno di pensare che un bel bicchiere di Lacryma Christi avrebbe sicuramente potuto rinfrescarmi dall’afa che ci affligge in questi giorni. Io punterei sul 2007, i sentori di frutta matura mi affascinano sempre.