Verticale Fiano di Avellino di Clelia Romano: 2008-2007 e 2005
di Michela Guadagno
Una vigna è bella da vedere; e anche una sola pianta di vite è bella. Quando poi la vedi lungo un intero anno col trascorrere delle stagioni, ti pare ancora più bella, ne hai seguìto tutto il ciclo vegetativo, dall’estate scorsa a questa, l’hai vista carica di grappoli verdi, poi l’invaiatura ne cambia il colore, la rivedi spoglia dopo la vendemmia, con i primi freddi le foglie a terra spazzate dal vento, poi sotto il gelo invernale, e di nuovo in primavera le prime gemme, fino a una nuova estate, e ancora i grappoli verdi. Così ti affezioni a una sola pianta, perchè il rinnovarsi delle stagioni è stato un po’ anche il tuo, mese dopo mese. Una sola pianta, un numero di anni indefiniti, un tronco forte e vivo, a piede franco, da cui partono i rami che si abbracciano a fare da pergola e ombra, riparo protettivo alle chiacchiere rilassate, ai giochi dei bambini, al vai e vieni degli adulti. Sotto, i tavolini di un bar, una sera umida e nebulosa di inizio ottobre.
E quando ti invitano a vendemmiare quella vite, dai cui grappoli di aglianico verrà preparato il mosto cotto per l’inverno, è come un gioco, ma un gioco lo devi prendere comunque seriamente se vuoi partecipare. Un’altra vendemmia, più che notturna stavolta serale, e una vendemmia dopo l’altra scorrono le immagini di quel film dal finale ancora da riscrivere.
E visto che ogni occasione è quella buona, perchè non approfittarne per l’apertura del miglior vino bianco italiano dell’anno per la guida del Gambero Rosso? E già che ci siamo, meglio ancora una verticale, annate dalla 2008 alla 2005, saltando – perchè già confrontata – la 2006.
Fiano di Avellino 2008 docg
Già, fiumi di inchiostro scritti e parole di viva congratulazione digitati sul web all’annuncio ufficiale, la Signora del Fiano è la gloria di quest’anno per l’Italia del vino, e che se lo prenda tutto il merito di produrre un vino sempre coerente, classico, costantemente corretto e di riferimento. Tostato, balsamico, e poi tiglio, pera, è dolce, complesso, ad un naso autorevole presente risulta l’eco di un riesling, condizionamento immediato data la carica di mineralità. Da applausi a scena aperta, giovane il colore e viva l’acidità, complimenti a chi l’ha proclamato campione.
Fiano di Avellino 2007 docg
Perfetto Lapio! Noce, nocciola, minerale, agrumato, sapido, morbido, pieno, polposo: chi l’ha in casa lo tenga di riguardo, anche quest’annata è altrettanto vincente. Prolunga la bocca in una persistenza avvolgente, pulisce la tendenza dolce di una pasta e fagioli, e la gassezza di un cotechino.
Fiano di Avellino 2005 docg
Naso cosmetico, cera d’api, sapone, pera matura, evolve verso il terziario anche il colore dorato, in bocca l’acidità è buona, un vino più adulto, che attenua la sapidità aromatica di un caciocavallo di Serino stagionato.