Verticale di Roggio del Filare Velenosi per celebrare i 30 anni dalla prima vendemmia
di Marina Betto
Raccontare con grande semplicità la propria vita lavorativa, i traguardi raggiunti ma anche le disillusioni e le difficoltà affrontate è proprio di Angela Velenosi l’imprenditrice marchigiana che ha saputo avviare e consolidare oggi con la presenza della figlia Marianna una delle aziende vitivinicole italiane più rappresentative. La descrizione del difficile andamento della vendemmia 2023 ne è un esempio, un’estate caldissima dopo una primavera piovosa che ha reso molte difficoltà in Abruzzo ma non sulle colline Teramane dove si trovano le vigne di Velenosi non facendo registrare in pratica nessuna diminuzione produttiva come invece è avvenuto in molte regioni. Altro problema attuale è il calo delle vendite sul mercato statunitense e non si registra ancora nessuna ripresa su quello cinese piegato dalla pandemia ma ad Angela piacciono le sfide e il cambio di passo è quello che le permette di rimettersi sempre in pista.
E’ quello che avviene da trent’anni ed è con una verticale del vino iconico Roggio del Filare che si intende festeggiare il lavoro svolto in azienda. Cinque annate di questo Rosso Piceno fatto con Montepulciano e Sangiovese, un rosso marchigiano che Velenosi propone con orgoglio, consapevole di dover ancora lottare per aggiudicarsi un posto tra i grandi rossi italiani al pari dei rossi piemontesi o veneti o toscani perché è ancora difficile parlare di Marche oltre i nostri confini italiani. Il Roggio nasce nel 1993, siamo nella Doc che va da Senigallia a San Benedetto del Tronto, negli anni si sono studiate le sottozone e identificati i 17 comuni che possono mettere la menzione Superiore ma la riconoscibilità di un Rosso Piceno non è facile da individuare perché ogni produttore ha la sua ricetta, personale, particolare. Il territorio è comunque cresciuto, oggi il 70% delle aziende sono biologiche e il Montepulciano sta diventando il vitigno più rappresentativo ed identitario, dal colore impenetrabile, profumo intenso di frutti rossi e spezie balsamiche con vena erbacea, muscolare. Il nome Roggio che Angela ha dato a questo vino è una licenza poetica del Pascoli, è il raggio rosso di sole che colora l’aria ed è quello che emerge dal bicchiere. Le annate assaggiate sono la 2020, 2016, 2012, 2007,2002.
Tra queste spiccano la 2012 e la 2002 sebbene figlie di annate calde mettono in evidenza quello che è il carattere del Montepulciano che è un po’ un Dorian Gray perché più passano gli anni più sembra fresco e giovane. In particolare Roggio del Filare 2012 ha una grande attrattiva nella beva così succoso sfodera un tessuto fruttato che sa di mandarino e rose che si fa più prezioso quasi sacrale con sentori di erbe officinali e incenso. Anche la 2002 ha una beva elegante con i sentori speziati che diventano quelli di legni pregiati, palissandro, cedro e poi emergono i piccoli frutti neri, il mirtillo, il ribes nero, cassis, incenso mescolato all’artemisia e all’elicriso ai fiori scuri e secchi. Un vino incredibile, una miscellanea di freschezza e tannino, integrato ed elegante.
Il precorso di crescita di Velenosi è evidente e oggi i suoi vini riescono ad andare subito al punto come si riscontra nell’annata 2020 del Roggio del Filare. Qui troviamo il Montepulciano nella sua versione più schietta con note mentolate e di frutta rossa, il ginepro, il cioccolato. Il tannino è già aggraziato, c’è meno estrazione ed è un vino succoso pronto già da subito.
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