Verona 2009. Mariella Caputo: al Sud grandi prodotti e grande immaturità commerciale
di Francesco Aiello
“Immagino un vino della Campania che possa competere con i più grandi nomi dell’enologia mondiale e credo che quel giorno non è più così lontano”. Questo il sogno di Mariella Caputo, sommelier del ristorante di famiglia, la Taverna del Capitano sulla spiaggia di Marina del Cantone a Massa Lubrense. Diplomata Ais a soli diciassette anni, finalista al concorso per il miglior sommelier d’Italia, Mariella governa con piglio disinvolto e competente l’imponente cantina allestita all’interano di un vascello e che nel 2000, per “l’importanza della proposta e la ricchezza delle referenze”, ha ottenuto il premio Bacardi Martini dalla guida ai ristoranti dell’Espresso.
Allora qual è lo stato di salute del vino della Campania?
“La nostra regione è cresciuta moltissimo e con continuità negli ultimi anni. Tuttavia questo non deve far riposare sugli allori in quanto non possiamo di certo considerare di essere arrivati, se non altro perché il gap da colmare rispetto alle altre regioni è significativo. In tal senso c’è ancora da fare per far sì che il tempo e l’esperienza riescano a superare il limite oggettivo di una storia enologica particolarmente giovane”
E sotto il profilo commerciale come si presenta il mondo del vino?
“Questo è il settore nel quale si scontano i maggiori ritardi. Ancora oggi purtroppo constatiamo che la Campania del vino ha difficoltà a comunicare ed a farsi conoscere. Nel mondo enologico, infatti, non è ancora perfettamente funzionante quel meccanismo virtuoso che nel campo del cibo ha fatto assumere ai grandi ristoranti il ruolo di ambasciatori di cultura gastronomica e prodotti tipici”.
E cosa è possibile fare per superere queste difficoltà?
“Molto è affidato alle nuove generazioni inserite nei vari segmenti della filiera enologica regionale. A loro tocca il compito di portare quel contributo di attenzione e di professionalità senza i quali saremo sempre svantaggiati. Il concetto di qualità assoluta deve essere il comune denominatore di tutte le azioni riguardanti sia la produzione sia la promozione. Nel mondo del vino, infatti, qualità non significa solo avere prodotto costosi di fascia alta, ma significa poter contare su bottiglie di consumo quotidiano che nella loro categoria rispettano in piano le aspettative dei consumatori.”
Cosa bevono gli ospiti della Taverna del Capitano?
“Da qualche anno il pubblico si mostra sempre più curioso e competente. A tal proposito registriamo con soddisfazione che, accanto alle bandiere storiche dell’enologia regionale, quali fiano, greco di tufo e aglianico, cominciano a farsi strada vini di storia più recente come il pallagrello bianco e nero. Discorso a parte, poi, è quello relativo ai vini che provengono da aree note a livello internazionale, come quelli della costiera o del Vesuvio, che continuano ad esercitare un grande fascino sui consumatori”.
Dal Mattino 2 aprile 2009