Vadiaperti racconta…Fiano & Greco
di Tonia Credendino
“Viti che spuntano dalla sua pelle si contorcono per arrivare ad abbracciarti. L’Irpinia è la terra, Vadiaperti, nata nel 1984, è uno dei suoi figli.
I primi nati non si tirano mai indietro quando c’è da lavorare. Lavorano seguendo le indicazioni e le esperienze centenari degli avi. Il Fiano, il Greco, l’Aglianico, la Coda di Volpe, non hanno mai incusso paura a chi li conosce e li frequenta fin da piccoli. Sfruttarne le doti è il suo dovere.
Loro ci convincono della forza che posseggono. Propensi, come sono, a non snaturarsi nel corso degli anni li coccoliamo con le botte che si meritano e li alleviamo con la passione che abbiamo” (Raffaele Vadiaperti.)
Messaggio emozionante, che fa luce sulla filosofia di Vadiaperti, una delle aziende storiche di Montefredane, cuore pulsante e zona d’elezione del Fiano di Avellino, oggi condotta da Raffaele Troisi, un tempo dal padre Antonio, definito “Il Professore”, che ebbe la forza e la capacità di sfuggire alle consuetudini consolidate, aprendo nuove strade a tutta l’Irpinia, non solo vitivinicola.
Una storia affascinante che si è dispiegata a noi in quel di San Leucio, a “tavola con il produttore”, deliziati dalle creazioni dello chef Leucio Fiorillo.
Raffaele Troisi, titolare ed enologo dell’azienda, produttore “viticoltore” e non “imprenditore” – tiene a precisare nella sua presentazione Marco Ricciardi (delegato Ais Caserta)- ha mostrato da subito il suo affetto per la figura e per il lavoro del padre Antonio, ma anche per la sua terra, aprendo lo “scrigno della sua cantina” e rivelando i tesori che vi sono custoditi.
Fiano di Montefredane 2003 e 2006, Greco di Montefusco 2005 e 2002, annate passate alla storia tra le più difficili, ma volutamente presentate allo scopo di sfatare miti e abbattere preconcetti.
Vitigni diversi, il Fiano del quale comunemente vien riconosciuto il potenziale di invecchiamento, buccia”da masticare” afferma Raffaele più versatile e facile da lavorare, il Greco, al contrario, vitigno depositario di numerose incertezze sulla sua evoluzione nel tempo, una buccia molto sottile che causa tra diraspatura e pigiatura un notevole rilascio di polifenoli che alla lunga creano ossidazioni precoci.
Il Greco, ben presto, si posiziona al centro della sala e tra domande e curiosità diventa l’eroe della serata, -mio nonno lo definiva un rosso travestito da bianco- racconta Raffaele, per la sua naturale ricchezza di estratti, nella sua inclinazione d’abbinamento.
La natura montanara del vitigno, indomabile, scorbutico, tufaceo-vulcanico il terreno, le forti escursioni termiche anche estive, sembrano riversarsi nella divaricazione tra sensazioni olfattive e gustative.
La ricchezza di sfumature è un evidente risultato di un processo di profonda evoluzione, sostenuto dal nerbo di acidità e mineralità, sottolineata da un’esuberante salinità.
Il 2005 si presenta con un bell’abito paglierino, con dolci sfumature dorate, il naso fumoso e vanigliato, alla bocca piacevole, avvolgente, fresco, saporito, finale lungo, tutto fa pensare a un vino che ha tanta strada ancora da percorrere. Peculiarità di questo vino è la totale assenza di Coda di Volpe, consentita dal disciplinare al 15%. Caratteristica del vitigno e dell’annata i sentori iodati e la frutta molto sfumata.
Ancora più sorprendente il 2002, prima ancora di essere una DOCG, unica annata in cui Raffaele racconta di aver diradato il grappolo a causa di un esubero produttivo, nonostante la forte siccità, il Greco si presenta dorato con profumi decisamente evoluti, meno equilibrato e meno pronto del 2005, vino ancora molto dinamico e piacevole al gusto. Si coglie una seducente complessità gustativa, note di terziarizzazione, sentori sulfurei e nota idrocarburica, grande mineralità, acidità ancora molto concentrata, gradevole e invitante.
Tra i due Fiano il 2003 mi ha emozionato, anch’essa un’annata difficile, sorprendente l’acidità, annata nella quale Raffaele ha volutamente bandito la malolattica, vendemmia anticipata per questo vitigno alla prima settimana di settembre, al naso prorompenti note di vino spumante, fragrante, finale lungo, morbido e caldo.
Una serata a dir poco interessante, didattica che consiglio a tutti quelli che come me dubitavano della longevità dei bianchi campani.
5 Commenti
I commenti sono chiusi.
E della loro eccezionale Coda di volpe, ne vogliamo parlare ????
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Comunque questa è una grande e serissima azienda, una sicurezza.
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Ciao
Hai ragione Vigna, non per fare lo snob, ma fra i tre bianchi la mia preferita di Raffaele è mediamente la sua stratosferica coda di Volpe. In assoluto la migliore in Campania assieme a quella di Paolo Cotroneo della Fattoria La Rivolta
Semmai ce ne fosse bisogno… sottoscrivo in pieno!!!
……. sottoscrivo e rilancio abbiamo un invito di Raffaele ad andare li, ci aspetta con alrti insospettabili nettari……..
“a tutti quelli che come me dubitavano della longevità dei bianchi campani”. Piano piano si stanno convincendo tutti. Però, GUAGLIU’, fate presto che noi facciamo vecchi…