Una causa per il Pallagrello e il Casavecchia
10 febbraio 2001
Finalmente due avvocati di grido hanno deciso di difendere una causa universale: quella di due vitigni in via d’estinzione a causa dell’arroganza capitalistica del Cabernet Sauvignon e dello Chardonnay: il Pallagrello e il Casavecchia. Giuseppe Mancini aveva sempre sognato una terrazza sul Matese. Dopo averla trovata, ha iniziato a girare per le colline di Caiazzo in cerca dei vitigni ancora coltivati dai contadini della zona, proprio come fece l’ingegnere Mustilli a Sant’Agata dei Goti. Leonardo pescò la Falanghina (Do you know falangaina? Oh Yes), invece Peppe con l’amico e socio avvocato Alberto Barletta scopre il Pallagrello (molto apprezzato ai tempi dei Borbone) e il Casavecchia. Grazie ai consigli di Luigi Moio, figlio d’arte e professore a Portici, ci avviamo a risultati straordinari.
Così l’azienda agricola Tommasina Vestini Campignano (via Barraccone, 5, frazione SS. Giovanni e Paolo di Caiazzo tel. 0823 862770) presenta il Pallagrello bianco fermentato in acciaio, il rosso cresciuto in barriques e il Casavecchia. Via libera, ovviamente, anche ad un incrocio tra i due vitigni che faranno conoscere ovunque Caiazzo. Potremmo raccontarvi, cari seguaci di Bacco, della famosa vigna a ventaglio (dove il Pallagrello era l’unico vitigno meridionale ammesso) voluta dalla dinastia spodestata da quei montanari di Chambery. Preferiamo rassicurarvi, piuttosto, sulla straordinaria morbidezza dei rossi e sulla potenza dei profumi del bianco. È quello che più vi interessa e diciamo ai due principi casertani del Foro: ecco la giusta causa, fatela bere ai giudici dei vostri clienti!