Terre del Principe: un vino per Franco Pepe
di Manuela Piancastelli
Le persone che in questi giorni andranno a mangiare la pizza da Pepe in grani a Caiazzo troveranno una novità: un vino creato da Terre del Principe solo per Franco Pepe. Non abbiamo mai fatto niente del genere per nessuno, ma questo gesto lo abbiamo fortemente voluto perché Franco rappresenta un pezzo importante della nostra storia. E voglio raccontarvi perché. Ma prima poche parole sul vino: si chiama Per Franco Pepe ed è sia bianco che rosso. Il bianco è una selezione di Pallagrello bianco in purezza dalla vigna di Monticelli fermentato in acciaio; il rosso è un blend di Pallagrello nero e Casavecchia sempre dalla vigna di Monticelli con un breve passaggio in barrique. Vini ricchi, profumati e freschi: un ottimo abbinamento per le spettacolari pizze di Franco, un caleidoscopio di sfumature olfattive e gustative.
Il rapporto con Franco è antico. Antico nel tempo, innanzitutto: ci siamo conosciuti vent’anni fa quando ancora stava con i fratelli Nino e Massimiliano a Portavetere nell’Osteria Pepe e impastava le pizze nella stanzetta sottostante la sala con un forno che d’estate gli procurava collassi per il caldo (e dove ora impasta – e collassa! – il fratello Nino). Antico nei modi: nonostante la lunga frequentazione, continuiamo a darci del voi, che è un modo bellissimo, rispettoso e paritario di rapportarsi. Ricordo che i vecchi tipografi al Mattino si davano sempre tra loro il voi, riservando il tu a noi giovani (allora) giornalisti con i quali volevano ideologicamente accorciare le distanze. Il voi è il pronome dell’affetto (‘na lacrema lucente v’è caduta) e della famiglia: i nostri contadini, anche se quarantenni, quindi relativamente giovani, danno ancora del voi ai genitori.
Ricordo i primi passi di Franco pizzaiolo consapevole, i primi rapporti con altri suoi colleghi, l’incontro da noi promosso con Luigi Veronelli e il primo pezzo, in assoluto, sui fratelli Pepe. Era per EV e il titolo era: “Nel nome del padre”, correva l’anno 2003. Sembra una vita fa. Franco è stato tra i primi pizzaioli a puntare fortemente sul territorio, la sua pizza è un documentario sul Casertano. Già alla fine degli anni ‘90 lavorava sulla qualità delle materie prime, tramite lui ho conosciuto Mimmo La Vecchia e la famiglia Lombardi, Franco all’epoca era una persona timida e schiva che aveva timore di viaggiare e di parlare in pubblico. Qualche giorno fa, sentendolo fare una relazione con delle slides alla presentazione di un libro nel quale si parla di lui come fenomeno anche economico, attrattore di risorse, giuro che mi sono commossa. Perché il suo cammino l’ho visto svolgersi tutto, passo dopo passo, a volte ho temuto per le sue scelte ardite e sono felice che i miei timori siano stati infondati. Franco è stato tra i primi pizzaioli a credere nel vino, nel nostro in particolare, che racconta il Casertano proprio come la sua pizza.
Nel 2010 organizzammo insieme una serata di abbinamento pizza-vino e fu una delle prime fatte in Campania. L’idea mi era venuta leggendo il libro di Antonio Mattozzi sulla storia della pizza napoletana nella quale Mattozzi spiegava i motivi per cui, nel tempo, la birra è diventata predominante sulla pizza rispetto al più italico e familiare vino. La serata fu molto interessante per tutti e credo soprattutto per il pubblico, Pignataro wine blog conserva ancora un bel reportage di Tonia Credendino. Franco ci è stato vicino nei momenti più importanti: ha fatto le pizze per Veronelli all’inaugurazione, nel 2004, di Terre del principe, fece altrettanto – con Enzo Coccia – nel 2005 al nostro matrimonio. Sfornarono centinaia di pizze usando il forno del pane dei nostri vicini. Era con con noi all’inaugurazione della bottaia storica nel 2011, insieme abbiamo fatto serate in ristoranti di amici, come Nando Salemme di Abraxas. Le sue pizze e il nostro vino, ancora una volta insieme, hanno raccontato le nostre storie pochi giorni fa da Mozza a Los Angeles.
Per Franco Pepe vuole essere un omaggio alla nostra amicizia. Lunga vita alle sue pizze.
2 Commenti
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Timoroso è dir poco.Alla città della pizza a Roma ha raccontato che ogni suo passaggio in pizzeria quando ancora era in carica al Mattino di Napoli anche se per una semplice pizza da asporto era per lui motivo di ansia quasi al confine col terrore.Franco diceva questo in riferimento ai giovani che sembrano puntare tutto sulla comunicazione senza nessuna inclinazione per studio e gavetta e che,ai primi successi,pensano già di essere arrivati.Per quel poco che lo conosco,mi si passi il paragone,per me è l’Heinz Beck nel suo campo per rigore tedesco ma anche innovazione partendo da territorio e tradizione.Voi avete creduto in vitigni storici da salvare lui ha leggermente spostato l’ago della bilancia su Caserta dacché storicamente era fisso su Napoli .Ben venga dunque questa sinergia d’intenti perché quando il territorio fa sistema è sempre un fatto positivo per cui ad entrambi un Ad maiora semper di vero cuore da Francesco Mondelli.PS.Chiaramente il cliente avrà la libertà di bersi il vino sulla pizza che più gli aggrada ma ci sarà qualche accoppiata particolarmente consigliata?FM
Gentile Manuela, che belle parole le Vostre, non solo a Franco Pepe, ma anche a tutti i lettori, che non sono mai sazi di cibo, di vino e di parole, Voi avete fatto un bel regalo