Un ristoratore riconoscente, non ti sta comprando, la buona norma in pericoloso equilibrio tra ingratitudine e corruzione
di Marco Galetti
PREPOST
Nessuno mi deve nulla.
Non devo nulla a nessuno.
Esco a pranzo per passione, ceno fuori per amore, pago i miei conti, scrivo soprattutto per me stesso e non soffro di aspettative disattese
Si parte.
POST
Fuori dai denti, seppur perfettamente conscio di muovermi su un terreno minato non uso alcun subliminale in mimetica questa volta, una buona norma non è solo un buon piatto catanese di pasta.
Avrebbe potuto almeno offrirmi un caffè, se definita in questi termini, la questione è annosa e alquanto triste.
Più precisamente è meglio dire, chi non è generoso e non riesce ad essere riconoscente, quindi già abbastanza messo male, dovrebbe cercare almeno di essere corretto.
Capita di scrivere un post, capita di scrivere due righe di questo tenore al ristoratore per informarlo “giro, per dovere d’informazione, il link relativo al post pubblicato…”, capita, non nell’immediato, ma irrimediabilmente nemmeno più nell’anonimato, di tornare.
In questo lasso di tempo, succedono cose, le più disparate, atteggiamenti inspiegabili, sfaccettature, si assiste, ormai disillusi, a maschere smascherate, si scoprono belle persone da semplici e assolutamente non filtrate risposte e persone meno belle da risposte non date, niente, nemmeno un cenno di riscontro, si ricevono telefonate di ringraziamento con l’invito ad andare ad assaggiare il tacchino, gentilezze inaspettate e scuse per un servizio offerto sotto tono.
Si ricevono inviti ad inaugurazioni, a cene con gli autori, dei piatti e dei libri presentati, risposte scritte spiritose come se la conoscenza fosse di vecchia data, telefonate che ci informano che sono arrivati i funghi, altre che ci segnalano che un nostro amico è proprio lì, ora, a pranzo da loro.
Sai, quei signori al tavolo in fondo sono già venuti più volte a trovarci dopo aver letto il tuo post, vorrei farti assaggiare questo piatto non ancora in carta per sapere che ne pensi, ci sentiamo dire.
Capita di ricevere, inaspettati e graditi attestati di stima, da ristoratori stellati e non che leggendo un post si sentono ancor più motivati ad andare avanti, avvengono scambi di energia, al di là del calice offerto, di un sacchetto di riso, di una bottiglia, piccole grandi cose.
Di norma il conto si arrotonda, non siamo fiscalisti, se ci viene detto, vorrei farti assaggiare x, di norma non dovremmo ritrovarci x alla seconda sul conto, di norma.
Le persone sono diverse una dall’altra e tranne in caso di invito esplicito per inaugurazioni o serate particolari, credo sia giusto pagare il conto, sempre (e come sempre faccio), ma dispiace vedere ristoratori che sembra usino il bilancino non solo per pesare il tartufo, non dando il giusto peso ad un rapporto che dovrebbe essere diverso, raccontare un pranzo aumenta inevitabilmente, il giro di clienti, eppure ad alcuni ristoratori supponenti sembra di fargli un torto, sono quegli stessi ristoratori che non emettono ricevuta, confidando che non sia io fiscale a farne richiesta, intendiamoci, niente è dovuto, spero di essermi spiegato bene a questo proposito, il discorso non si riduce alla banalità del limoncello offerto, spero quindi di non essere frainteso,
Se alcuni stappano per condividerla, una bella boccia di Champagne, stride vederne, altri dai quali sono stato più volte da solo, con quota rosa o con altri amici, assicurando una copertura a quattro stagioni, che facciano fatica ad essere un po’ meno calcolatori, o per lo meno che sappiano fare i loro calcoli usando qualche grammo residuo di onestà intellettuale.
Anche fosse solo per educazione, due righe di risposta si danno comunque, considerando che dovrebbe essere più facile mantenere un cliente che cercarne uno nuovo…
Sperando di essermi spiegato bene e di non essere frainteso, confermo e certifico che sto parlando unicamente di garbo, di gentilezza, di gesti più simbolici che concreti.
Chi vive di tornaconto si muove con poca disinvoltura, non è il mio caso, fortunatamente in qualunque ambiente mi sento a mio agio, non avendo accettato alcun tipo di compromesso, ho libertà di pensiero e di parola…
POSTSCRIPTUM
L’educazione vi fa difetto come un cappello troppo grosso su una testa troppo piccola…
“Non credo tu abbia voce in capitolo per parlarci di educazione”
Infatti, non avendo voce in capitolo scrivo: non avete capito un c@zzo.
5 Commenti
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“Nessuno mi deve nulla.
Non devo nulla a nessuno.
Esco a pranzo per passione, ceno fuori per amore, pago i miei conti, scrivo soprattutto per me stesso e non soffro di aspettative disattese”
“Chi vive di tornaconto si muove con poca disinvoltura, non è il mio caso, fortunatamente in qualunque ambiente mi sento a mio agio, non avendo accettato alcun tipo di compromesso, ho libertà di pensiero e di parola…” (Marco Galetti)
Come appassionato puro e lettore attento di food blog sono passato da una fase iniziale di entusiasmo e fiducia alla disillusione e allo scetticismo.
Io penso che la credibilità dei food blogger sia bassa nell’opinione pubblica.
Penso, comunque, che ci siano poche e buone eccezioni. Ma sono molti i food blogger che non possono scrivere (PIU’) le parole che, con orgoglio, rivendichi.
Il WEB 2.0 anche se, apparentemente, fa grandi numeri in pochi anni si è sputt….. e, purtroppo, anche i pochi stimabili rischiano di confondersi nello sciame digitale che avvolge la vita dell’uomo contemporaneo.
Continua sulla tua via. Solitario. Ma libero e indipendente.
@ Luca, abbiamo tutti bisogno delle opinioni degli altri perché possano crescere le nostre, la mancanza di fiducia, però, non ci consente che partenze ad Handicap, questo in ogni settore, per cui filtriamo anche le intenzioni facendo molta più fatica.
Nello specifico, è un mondo difficile, bellissimo e potenzialmente pericoloso, ma se la passione è forte si dovrebbe poter riuscire a trovare le parole senza perdere il sentiero.
Solo una persona, tra i miei “intimi”, ha definito questo post ardito, la ringrazio, l’intento era proprio quello, provare a togliere il velo sapendo di rischiare.
“di gesti più simbolici che concreti.”………sante parole…..
Temo sia un mio limite, tuttavia a me il titolo del post pare assolutamente incomprensibile per costruzione logica e significato. Interessante e pertinente, invece, il contenuto del post.
@Augusto, peggio sarebbe il contrario…comunque, se essere riconoscenti è buona norma, la forchetta di reazione di un ristoratore ( e per estensione di chiunque) può andare dall’ingratitudine fino a sfiorare la corruzione, grazie per l’attenzione.