Un bicchiere per due / Valdobbiadene Prosecco Frizzante Naturalmente, Casa Coste Piane


Valdobbiadene Prosecco, Casa Coste Piane

Valdobbiadene Prosecco, Casa Coste Piane

di Fabrizio Scarpato

Prese tra le dita lo stelo di un soffione di tarassaco e ristette un attimo: esprimere un desiderio mentre tutti gli acheni volavano via, per un istante gli sembrò eccessivo, per non dire rischioso. E se poi succedeva davvero? A volte anche la semplice possibilità di agguantare un brandello di felicità può mettere un filo di paura. Specie se hai diciotto anni e accanto a te hai la ragazza dei tuoi sogni.

S’erano messi lo zaino in spalla per una camminata sui Colli fino alla trattoria del Bepi. Una volta seduti al tavolaccio di legno sotto il pergolato, diedero fondo a un piatto di salame e formaggi: il pane se lo erano già mangiato, da subito, guardandosi negli occhi, sospirando. E non solo per la fame, anche se in fondo pur sempre di fame si trattava. Lei era bellissima, specie quando un raggio di sole riuscì a filtrare attraverso le foglie, illuminandole gli occhi azzurri, in alta definizione. Una mosca le ronzò impudente attorno ai capelli, forse attratta dalla dolcezza del filo di sudore che le inumidiva il labbro superiore. Fece un gesto distratto con la mano e la mosca se ne andò: persino le cicale frinirono con maggior lena, quasi fossero gelose di tanta levità.

Il Bepi li guardava con tenerezza, ma indossò il consueto cipiglio burbero e sentenziò: “Orcocàn, guai a voi se mi chiedete una coca cola! “. E aprì una bottiglia di Prosecco, quel Prosecco, rifermentato in bottiglia. Qualcosa gli diceva che quei ragazzi desideravano la cosa più bella, più naturale e più ancestrale che ci sia, e quel vino gli sembrava un buon viatico. Capovolse la bottiglia un momento e poi la stappò, inondando i loro bicchieri di spuma bianca e alta, che andò via veloce lasciando un giallo paglierino fresco seppur velato, un po’ come i prati lì intorno nella calura di quel primo pomeriggio d’estate.

Il ragazzo non potè fare a meno di respirare l’aria sgarzolina e citrina che saliva dal suo bicchiere, qualcosa che sapeva di pane e tanti fiori bianchi, e erbe, e foglie, in più una leggera pungenza di certi biscotti con lo zenzero che gli preparava sua nonna. Non fece in tempo a notare che c’erano poche bollicine, quando al primo sorso fu ricreato da un’effervescenza intrinseca e pimpante, che sapeva di ananas ancora acerbo e di pompelmo, un sorso quasi goloso che buttò giù immediatamente, facendo appena in tempo ad avvertire una leggera nota amarognola, di mallo di noci, sul finale.

Anche il salame aveva fatto appena in tempo ad arrivare in tavola. I due ragazzi mangiarono. E bevvero. E sorrisero. Quel Prosecco li accompagnava nella loro sincerità, li assecondava con eleganza e leggerezza, li provocava con una salivazione insistente, li faceva arrossire mostrando quasi una rispettosa timidezza.

Soffioni di tarassaco

Soffioni di tarassaco

E ora il ragazzo era lì con quel soffione tra le dita, all’ombra del grande albero in cima alla collina: tutto intorno i fiori e l’erba, e il loro profumo che si spargeva nell’aria immobile, ricordando il vino che avevano appena bevuto. Chissà, pensò, forse siamo noi a profumare di fiori di campo. Guardò la ragazza sdraiata accanto a lui, le ginocchia sollevate, le cosce tese, chiuse come le chiese, e soffiò. Aprirono gli occhi che il sole era già basso, sorrisero con un fiore di tarassaco tra le labbra e rimasero lì sdraiati e supini, tenendosi per mano. Naturalmente.

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