Umbria, La Cucina di Alice di San Pietro a Pettine, mangiare in tartufaia
La Cucina di San Pietro in Pettine
tel. 334 536 3028
Aperto la sera, la domenica anche a pranzo
Chiuso martedì e mercoledi
Da Trevi a Salina c’è un fil rouge, qualcosa di estremamente prezioso, che regala al piatto che vi portano a tavola qualcosa di assolutamente italiano che distingue la nostra cucina perchè non è regolato dall’algoritmo nutrizionale anglosassone: ossia il valore della casa e della famiglia. Per questo la cucina di Alice Caporicci ci ha coinvolto proprio come quella di Martina Caruso. Sono due cuoche che vivono in armonia con la natura in cui sono nate e questa loro completezza interiore si riflette in maniera pazzesca nella loro cucina che mette voglia di tornare. Come del resto la neostella Domenico Marotta nel Casertano o Michelina Fischetti a Vallesaccarda.
Alice lavora nella casa in cui è nata, quarta generazione di una famiglia dedita alle conserve e alla trasformazione dei prodotti, ora leader nel tartufo di qualità grazie al piglio imprenditoriale del padre Carlo. Si, avete capito bene, qua si mangia in tartufaia. Ma non è la solita cucina in cui il tartufo cannibalizza tutto, anzi, è usato come dovrebbe sempre essere utilizzato: come esaltatore di sapore.
Attenzione però, Alice per passare dalla sua cameretta alla cucina ha dovuto fare parecchi chilometri: ha collaborato infatti con Jamie Oliver a Londra, Marco Gubbiotti presso Cucinà a a Foligno e Fulvio Pierangelini al Le Jardin de Russie a Roma. Estremamente concentrata sul lavoro, si distrae solamente con i gatti, i cani e i cavalli.
Il ristorante è composto da due sale molto fini: la prima più ampia con vetrata sulla natura, la chiesa e gli ulivi, la seconda, più raccolta, ricorda un tinello di casa.
San Pietro a Pettine è una località con quattro case nel comune di Trevi, qui si è affacciato il mitico Stanley Tucci con la sua trasmissione che alimenta il mito dell’Italia come viene vissuta dagli americani. Anche se l’Umbria non è regione per vegetariani (io non lo sono ma in due giorni ho mangiato la carne che consumo in un mese) la cucina di Alice è democratica, primo segno di modernità, anzi di contemporaneità: il vegetale ha un ruolo importante e non subalterno mentre, a fianco alle carni magnificamente trattate, fa capolino la cultura del pesce di acqua dolce (siamo vicini al Trasimeno). Lo stile di Alice non è ideologico: ci sono le sferzate amare che oggi fanno la differenza per i gastrofighetti influenzati dalle cucine del Nord Europa che riportano la materia prima alla sua essenzialità, ma l’uso della pasta punta decisa alla gola, al piacere estremo del carboidrato in ogni sua versione, sia secca che fresca. Del resto proprio il primo, una portata tipicamente italiana, fa la differenza grazie al potere rilassante e appagante dei carboidrati, simile a quello del vino: regalano convivialità e il piacere del cibo in quanto tale.
Parlavamo di vegetale: il sedano rapa alla Wellington ha una potenza di sapore molto ben estratto in cottura da far dimenticare la carne anche se il coniglio e il pollo sono semplicemente fantastici. Per i duri e puri della carne c’è la grigliata con una fantastica salsiccia di fegato che ci segnala la vicinanza delle Marche.
Il servizio è attento, capitiamo in una serata sold out e tutti i tavoli sono attenzionati bene. La carta dei vini offre ampia scelta, ma noi ci fermiamo, come è nostra abitudine sui vini locali di cui poco sappiamo e tanto apprezziamo.
Siamo in presenza, per capirci, di un bel buco della Michelin, quindi approfittatene subito. Perchè questa cucina vale la deviazione per usare un parametro caro alla Rossa e, come ha scritto Luigi Cremona, viene quasi il rimorso nel segnalarlo perchè è uno di quei locali che vorresti tutto per te.
Il pasto completo alla carta oscilla fra i 90 e i 100 euro, il menu degustazione (cinque portate salate più aperitivo, pre dessert, dessert e piccola psticceria) 100. Vini esclusi.
Alle spalle della cucina c’è l’azienda della famiglia Caporicci oggi condotta da Carlo. Specializzata in conserve, olio, soprattutto ben conosciuta dai cuochi di tutto il mondo per i tartufi.
L’abbiamo visitata e vi lasciamo alcune foto.