TuttoPizza nel segno di Miccù. Biglietto: città sempre più coinvolta con il fenomeno della pizza
L’edizione 2024 di TuttoPizza sarà nel segno di Sergio Miccù, lo storico fondatore dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e co-organizzatore della fiera internazionale della pizza giunta alla settima edizione.
Lo annuncia Raffaele Biglietto, manager con all’attivo anni di esperienza nella gestione di eventi dedicati all’ho.re.ca – acronimo che tutti gli esperti del settore sanno essere riferito al comparto che va dall’hotellerie, alla ristorazione al catering – e promotore di TuttoPizza.
Per sette anni, infatti, Miccú e Biglietto hanno viaggiato in simbiosi per l’organizzazione della fiera rappresentando, di fatto, due spaccati diversi di questo mondo, ma con la stessa vision: apportare, ogni anno, qualche novità. Spingere nello sviluppo di qualcosa di unico sempre per la crescita del settore.
Passionale e aggregatore il primo, organizzativo e strategico il secondo. Entrambi visionari e caparbi nel volere realizzare la fiera proprio a Napoli.
Raffaele Biglietto, ci racconta come nasce il rapporto con Sergio Miccù?
Nel 2005, mentre organizzavo un’altra famosa fiera B2B dedicata al mondo alberghiero, ho iniziato ad individuare associazioni di categoria che potevano animare le sezioni dedicate a vari ambiti merceologici e iniziai a coinvolgere l’Associazione Pizzaiuoli per ciò che riguardava il mondo pizza. Questa idea si fece sempre più forte tre anni dopo e nel 2008, io e Sergio iniziammo a pensare che addirittura questo settore potesse essere rappresentato in maniera autonoma rispetto a quello più ampio della ristorazione. Soprattutto nel contesto di Napoli. Inizió in quell’anno una forte intesa con Sergio finalizzata alla promozione e valorizzazione di questo mondo. E da allora non ci perdemmo di vista. Nel 2015 Miccù mi contattó per riprendere il discorso iniziato sette anni prima e mi chiese se ero pronto a mettere in campo il progetto dell’organizzazione di un’intera fiera dedicata al mondo pizza.
E avete iniziato effettivamente a lavorarci da subito…
Non senza preoccupazioni, le diró. Ci rendemmo subito conto che i costi per l’organizzazione della fiera sarebbero stati elevati, perché ci sarebbe voluto almeno un padiglione per far partire l’esposizione, per comunicarla, per promuoverla. E quindi ero spaventato da questo azzardo.
Come ha superato questo timore?
Fu proprio Sergio a darmi la spinta definitiva e a motivarmi. Ricordo ancora le sue parole. Disse: “Raffaele, non ti preoccupare, questa cosa andrà bene. Abbi fiducia, la facciamo crescere insieme”.
E così è stato visto che siamo alla settima edizione…
Sì, fu costituita la Squisito Eventi e partimmo con l’organizzazione della fiera. Da subito Sergio mi affiancò Gianluca Pirro, attuale direttore dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani (al tempo ne era segretario, ndr) e iniziammo a lavorare. All’inizio siamo partiti da soli, poi molti sponsor importanti, molte aziende, hanno creduto nella fiera investendo come espositori e sponsor. Diciamo che il grande movimento che stiamo riscontrando oggi intorno alla fiera e che è andato via via crescendo nel corso degli anni è frutto di ciò che insieme abbiamo seminato.
Quindi è stato Miccù a motivarla?
Mi ha messo nelle condizioni di potermi esprimere come io avrei voluto dal punto di vista lavorativo per la progettazione di un evento fieristico con un format esperienziale dedicato alla pizza dal punto di vista del business imprenditoriale, non folcloristico. Ha sempre riposto in me fiducia e stima e di questo lo ringrazierò per sempre.
Qual era la “divisione dei compiti”, diciamo così…
Avevamo, come dire, un patto di ferro: io mi preoccupavo dell’organizzazione della manifestazione, dei suoi contenuti, della della sua articolazione e lui animava tutto quello che era il coinvolgimento dei pizzaiuoli, un mondo che avevo conosciuto attraverso le fiere precedenti e che mi aveva sempre affascinato.
A Miccù si devono i grandi traguardi che hanno riguardato il mondo pizza, non ultimo l’affermazione della professione del Pizzaiuolo all’interno degli istituti alberghieri e quindi, nell’insieme, la crescita del comparto oggi divenuto attrattivo e motore economico. Io, dalla mia, avevo il metodo acquisito sia sui banchi universitari sia con l’esperienza sul campo per realizzare un grande evento.
Le manca?
Moltissimo. Avremmo voluto sviluppare insieme tante altre cose. Le faremo in sua memoria per dare il giusto tributo a quei grandi successi che ha contribuito a raggiungere come il riconoscimento UNESCO per l’arte del Pizzaiuolo. Sergio era un visionario, nel senso che aveva la capacità di vedere prima degli altri molte cose. Per questo conto di portarle a termine nel suo ricordo.
Ci può anticipare qualcosa?
Sicuramente il maggiore coinvolgimento della città nella fiera e anche l’aspetto sociale connesso alla pizza. Perché questo disco di pasta non è solo un business e una questione commerciale ma è anche un elemento capace di generare lavoro, di sottrarre alla strada giovani di fasce fragili, è possibilità di inserimento per persone svantaggiate. Sì, la pizza è inclusiva. Proprio come era Sergio: un uomo capace di fare “comunità in stile familiare”. Questa stessa comunità che ora è presente alla settima edizione della fiera.