Tutto il fascino di Fontanafredda: dalla storia all’ospitalità e il Barolo di Serralunga


Fontanafredda - fonte

Fontanafredda – fonte

di Chiara Giorleo

Tutti conosciamo e siamo affascinati dalla storia delle realtà piemontesi Fontanafredda e Casa E. di Mirafiore, legata all’amore tra il Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, e Rosa Vercellana. Due entità storiche nel settore vinicolo delle Langhe riunite grazie all’intervento di Oscar Farinetti e Luca Baffigo con i quali tornano ad essere piemontesi dopo anni di vicissitudini. Fondata nel 1858, Fontanafredda è nota per la produzione innanzitutto di Barolo, che esportano per la prima volta nel 1886.
Nel 2008, l’ingresso della famiglia Farinetti ha introdotto modernizzazione e sostenibilità a Fontanafredda. Oggi, Fontanafredda e Mirafiore rappresentano due produzioni parallele: la primacontinua a esaltare le caratteristiche classiche delle Langhe, mentre Mirafiore mantiene una propria linea distintiva non solo in vigna ma anche in cantina e in termini di staff (25 ha di proprietà, biologico).

Fontanafredda - ospitalità

Fontanafredda – ospitalità

La visita in questa realtà è sempre estremamente coinvolgente proprio per il profumo della storia che si respira insieme, però, ai continui “rinnovamenti” come il Villaggio Narrante: il filo rosso tra le diverse strutture produttive e di ospitalità tra cui il ristorante stellato di Alciati, altro riferimento identitario per il territorio (leggi qui: Guido ristorante e la famiglia Alciati a Serralunga (lucianopignataro.it)).
Visitare “La Cattedrale” con ben 42 botti, scoprire le prime vasche di cemento d’Europa (1887,brevetto Borsari), avvicinarsi alla “fonte” di acqua fredda che ha suggerito il nome stesso consente un’immersione totale.

Fontanafredda - cattedrale

Fontanafredda – cattedrale

In occasione della mia ultima visita, ho potuto concentrarmi sulla degustazione di Barolo in compagnia di Roberto Bruno,
Managing director and VP of Sales ed Emilia Badellino dell’Export i quali mi introducono l’approccio con un concetto semplice per quanto profondissimo: “la materia prima è il territorio”. Le varietà possiamo trovarle anche in altre zone e, chissà, oggi e in futuro, anche di ottima qualità, ma è il terroir che marchierà la linea, la firma stilistica di una cantina, di un produttore. Infatti, ribadiscono l’orgoglio per l’inclusione delle Langhe come patrimonio Unesco. Ecco che il claim inglese – “Terroir driven” – rende l’idea di un orientamento chiaro e preciso.

Fontanafredda - vigne

Fontanafredda – vigne

Quando si parla di Barolo di Fontanafredda il legame con Serralunga d’Alba è automatico: oggi si festeggiano i 32 anni della prima menzione comunale di Barolo al mondo. E sono tra i primissimi a credere nel
concetto di cru, spostando il focus sul territorio anche in tempi in cui il dibattitto era focalizzato sulla cantina, ad esempio con lo scontro di vedute tra l’uso di botti grandi e botti piccole e, comunque, più in generale, tra “tradizionalisti” e “modernisti”.

I calici parlano da loro con un Serralunga 2019 rappresentativo anche del progetto “Renaissance”
Barolo Renaissance • Fontanafredda che nasce da una riflessione post Covid a sottolineare le tappe di uscita da quell’esperienza verso un futuro più sostenibile sotto tutti i punti di vista: una rappresentazione grafica in etichetta (10 valori, uno per annata a partire dalla “speranza”, si prosegue con “fiducia” appunto per l’annata ‘19 con la monografia di Silvia Avallone e l’ispirazione artistica di Andrea Calisi; “coraggio” per l’annata 2020). Un progetto in continuità con la filosofia aziendale, essendo stati apripista rispetto a tali pratiche, ad esempio, ricordiamo tutti il “vino libero” (per ridurre al minimo l’impatto della chimica).

Fontanafredda - barolo

Fontanafredda – barolo

2019: tutto il carattere di Serralunga nel calice, il naso rinfrescante tipico di questa porzione di territorio è tutto qui, con la mentuccia che lo rende penetrante ma fine andandosi a combinare con una nota leggera di sottobosco, ma prima: caffè verde, lampone, rosa rossa e polvere di cacao. Stessa coerenza territoriale per il palato: austero e tannico con finale saporito che richiama il pot-pourrì e il frutto rosso; importante il potenziale di invecchiamento che diviene centrale soprattutto rispetto ad altre zone.

Fontanafredda - degustazione

Fontanafredda – degustazione

Procediamo con Paiagallo, nel cui cuore troviamo la storicamente importante Vigna la Villa(comune di Barolo) 2019. Più ombroso al naso con fumo, frutto di bosco scuro, foglia secca e note animali per un palato ancora austero ma più succoso sul finale, il tannino è più integrato, il vino è più pronto ma meno lungo.

Poi per la MGA Lazzarito, una delle vigne più storiche di Fontanafredda: Vigna La Delizia. La2019 offre note rocciose e di frutto più esuberante come ciliegia matura prima che violetta ad annunciare un assaggio più timido e più accessibile, con finale amaricante ma ancora in equilibrio.

Riserva

Fontanafredda – Riserva

Proprietà in Fontanafredda 2019, nella parte iniziale del comune di Serralunga d’Alba: la componente sabbiosa si traduce in finezza rappresentata dal colore acceso e dalla componente floreale del bouquet: viola, rosa, persino gelsomino e poi frutto carnoso. L’acidità più spinta completa il quadro di un assaggio bilanciato, scorrevole, dal finale fruttato.

Infine, nel cuore della MGA Fontanafredda, quella che è la più storica e rappresentativa, anche perché produzione mai interrotta tra i vari cru: Vigna La Rosa con la tipica marna blu di Serralunga.Qui ci spostiamo sulla 2018 (siamo costretti a interrompere il flusso perché la 2019 non è stata prodotta a causa di una grandinata) ritrovandoci, con un anno in più, un naso più arioso con note di rosa più che viola, frutto definito come marasca poi nocino. Al palato è composto con tannino contenuto, godibile e avvolgente frutto di un’annata non troppo calda né troppo fredda.

Quella che viene e fuori è l’esperienza nel maneggiare con cura le provenienze essendo partiti in tempi non sospetti, probabilmente quando i tempi non erano nemmeno maturi ed infatti la produzione di alcuni cru era stata interrotta e ripresa recentemente, adesso che, invece, un tale lavoro è pienamente apprezzato se non necessario.

Infine, a cena, in compagnia della maestria dei fratelli Alciati, una splendida Riserva 2016, affinata in botti di rovere grandi per 62 mesi: un Barolo profondo e stratificato, di elegante imponenza, sontuoso e lunghissimo.