Tretarante 2008 Primitivo di Manduria doc | Voto 90/100
MILLE UNA
Uva: primitivo
Fascia di prezzo: sopra i 40 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 27/30 – PALATO 27/30 – NON OMOLOGAZIONE 31/35
Probabilmente nessun’altra regione italiana può vantare un’omogeneità vitivinicola territoriale come la Puglia. Tutte e sei le province, infatti, concorrono in parti uguali alla straordinaria e ricca produzione del patrimonio enoico, forse appena con una leggera prevalenza per le province situate più a sud nella penisola salentina: Taranto, Brindisi e Lecce. Per fare un esempio, la Lombardia, che pure è considerata una delle regioni più vocate, esprime la sua eccellenza enologica in solo tre province: Sondrio (Valtellina), Brescia (Franciacorta) e Pavia (Oltrepò Pavese).Tutta la Puglia ormai da alcuni anni è scossa da una forte rivoluzione e vivacità, i cui traguardi sono di tale portata da essere ancora sottostimati.
Per quanto riguarda i vitigni autoctoni principali a bacca rossa, che sono le varietà su cui è fondata in massima parte la rinascita del vino pugliese e che rappresentano il trend vincente sul mercato, abbiamo tre aree distinte: Nero di Troia al nord, Primitivo al centro-sud e Negroamaro all’estremità meridionale. In questo contesto emerge in modo evidente il binomio Taranto-Primitivo. La provincia tarantina fu definita da Orazio: “Un angolo di mondo, al quale Giove regala lunghe primavere e tiepidi inverni e il colle Aulone è caro a Bacco”. Ed è proprio in questo territorio che è compresa la maggior parte della zona di produzione di una delle denominazioni più rappresentative e dinamiche della viticoltura pugliese: il Primitivo di Manduria (solo una piccola fetta coinvolge la provincia di Brindisi).
L’azienda vinicola Mille Una di Lizzano (TA) è stata fondata nel 2001 ed appartiene al vulcanico patròn Dario Cavallo, che è coadiuvato dal giovane figlio ed enologo Marco. E’ situata proprio nel cuore del triangolo più vocato alla coltivazione del Primitivo, tra i comuni di Sava, Lizzano e Maruggio. Il nome di questa maison – mi dice il sig. Cavallo, e poi confermato dallo stesso interessato – è stato suggerito da Bruno De Conciliis, amico del proprietario. In una calda sera d’estate sul mare ionico, Bruno rimase incantato dallo spettacolare scenario che si porgeva ai suoi occhi e volgendo lo sguardo al cielo scorse una miriade di stelle tremolanti e gli scappò di dire: “Mi sembra di vivere in una favola come Mille e una notte” e da qui subito Dario s’impossessò del nome ed impresse sulle etichette il marchio stilizzato di una stella. I vitigni, vecchi di 35-70 anni tutti allevati col classico sistema ad alberello non irriguo su una particolare terra rossa ricca di minerali, sono distanti soltanto dieci Km dal mare. Questo conferisce ai vini uno speciale colore scuro ed una pronunciata sapidità. La gamma dei vini è molto diversificata ma, soprattutto, viene favorita la produzione di etichette a base di Primitivo.
Tra i tanti vini assaggiati, ho scelto per la mia consueta degustazione il Trentarante 2008 Primitivo di Manduria doc. La vendemmia, come di prammatica, avviene in tempo precoce, verso la seconda metà di agosto, tanto è vero che il Primitivo (Primativus in latino) in loco viene anche chiamato “Primaticcio”. La fermentazione, a temperatura controllata, dura ventisette giorni. La maturazione e l’affinamento avvengono in tre fasi successive: in botti di rovere francese per quindici mesi, otto mesi in vasca d’acciaio e ulteriori otto mesi in bottiglia. Ne viene fuori un vino tutto speciale e connotato da un elevato grado alcolico, addirittura 18,5° C! Il colore è impenetrabile, rubino scuro, quasi tetro ma illuminato da decisi riflessi violacei. Al naso salgono accattivanti, intensi e avvolgenti profumi di frutta di bosco, confettura di ciliegie e di prugna e sfumature di tabacco, cuoio, caffè e vaniglia, intrecciati a sentori di cacao, violetta e liquirizia. In bocca il vino offre un’intensa sensazione di calore e di alcol, subito bilanciata da una gradevole freschezza, perché è sostenuto da una buona acidità. E’ giustamente tannico, ma non allappante. Ritornano le note fruttate e speziate già percepite al naso ed il finale è lungo, persistente e con lieve sfumatura amarognola. In conclusione è un vino potente, robusto e corposo, di non facile approccio, ma è inebriante ed intrigante, da abbinare assolutamente a piatti decisi ed adeguati, come le tagliatelle con ragù di cinghiale, tordi con le olive, carni rosse alla brace, le tipiche brasciole pugliesi e formaggi stagionati. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Lizzano (TA) – Largo Chiesa, 11 – Tel. 099/6414541 – Cell. 393 9615067 Fax 099/6414540 – [email protected] – www.milleuna.it – Enologo: Marco Cavallo – Ettari vitati: 35 – Bottiglie prodotte: 50.000 – Vitigni: Primitivo, Negroamaro, Fiano, Chardonnay e Malvasia.
39 Commenti
I commenti sono chiusi.
Questo è veramente un grandissimo vino a livello planetario, a mio avviso supera abbondantemente i 90/100, ma non è questo il punto. L’importante è riconoscerlo oggi come uno dei piu’ grandi vini d’ Italia e non solo. Degustato pochi giorni fa a Trani ad una entusiasmante manifestazione, alla quale hanno partecipato 50 giornalisti stranieri e qualche italiano.
Grazie del suo competente e preciso intervento sig. Gatti. Sono completamente d’accordo con lei: il Trentarante è veramente un grandissimo vino, così come l’altro cru dell’azienda, il Capitolo Laureto con Negroamaro in purezza. Infatti, li ho assaggiati entrambi, insieme ad altri ottimi vini di questa maison, e devo dire che mi hanno affascinato e conquistato, tanto è vero che sono rimasto fino all’ultimo indeciso a quale dei due dare la precedenza. Questa è l’ennesima conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che la Puglia è ormai diventata una stella di prima grandezza nel panorama vitivinicolo nazionale, almeno sul versante rossista. Adesso, però, c’è da aspettarsi il salto di qualità anche per la produzione di vini bianchi autoctoni, per una migliore performance.
Abbracci.
Grazie a Lei ( a Te ) ci possiamo dare del Tu, tanto abbiamo la stessa ” malattia “, quella del buon vino. Si ho assaggiato anche il Capitolo una sera a cena a Barletta, fatto degustare ad un produttore ” concorrente ” alla cieca, mi ha detto : è un primitivo di 15 gradi. Questo a dimostrazione di quanto sia difficile per ognuno di noi alla cieca indovinare le tipologie di vino ecc.
La Puglia a mio avviso oggi è tra le prime regioni italiane, insieme alla Sicilia, Calabria, Sardegna, Basilicata, Campania all’avanguardia nella produzione di GRANDi rossi. Ma sono convinto che al massimo tra due/tre anni arriveranno anche con i bianchi al livello dei migliori friulani, la tecnica del freddo ha fatto fare il salto di qualità all’enologia del Sud d’ Italia.
Ricambio gli abbracci in attesa di incontrarti
peccato che per qualche blogger, anche molto famoso, accostare il primitivo di Manduria ai blasonati vini piemontesi e toscani sarebbe un’eresia… http://www.istintoprimitivo.altervista.org/novembre_2011.htm
cordiali saluti
Sig. Bargelloni, grazie per la sua segnalazione. Se lei segue con assiduità questo blog, avrà potuto constatare che trattiamo la viticoltura pugliese col massimo rispetto e considerazione e il nostro blogger Luciano Pignataro ci tiene a riservarle molto spazio a giusta ragione. Più volte è stato ribadito che la Puglia è da ritenersi una delle regioni più vocate in Italia e quella che negli ultimi anni sicuramente ha fatto più progressi.
Personalmente, pur essendo campano, mi ritengo onorato e gratificato di potermi interessare della produzione enologica apuliana. Mi auguro di poter continuare su questa falsariga ancora per molto tempo.
Abbracci.
Grazie.
E allora aspettiamo a breve il rilancio dei vini bianchi autoctoni pugliesi. Sono proprio curioso di scoprire questi progressi, che auspico siano immediati. Personalmente, tra tutti quelli assaggiati fino adesso, mi ha intrigato molto il Fiano Minutolo, che è già stato oggetto di un mio post, il Rampone de I Pastini.
Al piacere di colloquiare ancora con Roberto e Paolo, saluto entrambi con molto affetto.
@ Paolo
Intanto l’ho ripubblicato qui :
http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=7213
perchè oltre a fare delle giuste analisi segnala altri produttori ( che io non conosco ancora ) degni di nota. Ti ringrazio e ringrazio anche Enrico per la Sua signorilità e gentilezza.
Alla prossima degustazione
Roberto Gatti
P.S. ) Vi segnalo questo :
https://docs.google.com/document/d/1zND7L6EFiGb30_ypBois2DwnxobQXJnfpcUOeqHypv4/edit?hl=en_US
Roberto, ho letto con molto interesse i due post. Quello che mi conforta è che quasi tutti i vini citati nelle due schede li ho già recensiti su questo blog, cercali nella rubrica dedicata ai vini della Puglia. Mi fa piacere che anche tu sei del “mestiere” e capisci il nostro lavoro. Stiamo cercando di promuovere tutto il comparto vitivinicolo meridonale, premiando alcune eccellenze, che fortunatamente non sono poche.
Abbracci.
Gentile sig.ra Anna, non ho afferrato bene il concetto da lei espresso. Probabilmente si riferisce al Primitivo che anche in provincia di Caserta viene impiegato parzialmente. In modo più accentuato proprio dal padre e dal fratello di Luigi Moio. Si racconta che questo vitigno sia stato portato nel territorio casertano alla fine dell’Ottocento dai conti Zecca. Una nobile famiglia napoletana che nel XVI secolo si trasferì nel Salento e precisamente a Leverano in provincia di Lecce, ove ancora operano gli attuali eredi, i fratelli Alcibiade, Francesco, Luciano e Mario.
D’altra parte, come penso lei saprà, il Primitivo viene contemplato nel disciplinare della doc Falerno del Massico e nelle Igt Roccamonfina e Terre del Volturno, anche se pochi utilizzano questo vitigno. Mi sembra di ricordare che uno dei pochi che ne faccia un uso limitato sia l’azienda Cicala di Teverola, con il Manduco.
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
@ Anna
la voglio provocare ” scherzosamente ” : lo dovete dimostrare sul campo e con i risultati ottenuti che ” ve la giocate ad armi pari ” con il primitivo pugliese. Credo che Voi campani siate in alcuni casi alla pari ed anche superiori in alcune espressioni a bacca bianca, per il primitivo ho forti perplessità al confronto.
Parere personale naturalmente.
Cari saluti
Gentile sig.ra Esposito, colgo nel suo intervento una maliziosa punta polemica. Lo so che anche altri produttori del Casertano usano il Primitivo. Pertanto le mie informazioni al riguardo penso che non siano “parziali” come afferma lei, semmai ed ella che non presta abbastanza attenzione al mio scritto.Se ho citato soltanto Cicala è perchè è quello che mi è venuto in mente in quel momento. Papa sicuramente fa ottimi vini col Primitivo come il Campantuono secco e il Fastignano dolce. Ci sono anche Villa Matilde e Masseria Felicia e forse ancora qualcun altro che in questo momento mi sfugge.
Ma non è questo il punto saliente. Lei afferma che il Primitivo casertano se la gioca ad armi pari con quello pugliese. E qui ho qualche dubbio e debbo dare senz’altro ragione a Roberto. Pur ottenendo buoni risultati come nel caso di Moio e Papa, appunto, credo che il Primitivo casertano stia a quello pugliese come il Fiano e l’Aglianico pugliesi stanno nei confronti di quelli irpini. Ed ho detto tutto…
Al piacere di riscontrarla ancora, la saluto cordialmente.
Angelo, ci mancherebbe, la tua opinione è importante, anzi la tua disamina è perfetta.Soltanto che, pur rispettando la tua opinione, non sono d’accordo con te, perché negli ultimi tempi ho avuto modo di saggiare quasi a tappeto i vini pugliesi e ti assicuro che, per quanto riguarda in special modo il Primitivo, non c’è partita a confronto con quelli casertani. Questo è il mio personale punto di vista, naturalmente. E invito a provare te qualche bottiglia come il Trentarante, l’Artas di Castello Monaci, il Felline di Accademia dei Racemi, l’Es di Gianfranco Fino, il Visellio e il Punta Aquila di Tenute Rubino, solo per fare qualche nome. ma certamente ce ne sono molti altri che tengono alta la bandiera vitivinicola pugliese.
Abbracci.
Enrico, scusami ma qualcosa non va.
Tranne il vino oggetto di questa recensione li conosco tutti (e molto bene – alcuni sin dalla loro genesi come Fino e l’Artas di GIV per esempio) e li ho pure in carta aggiungo. Aggiungo, non parlo mai senza conoscere un argomento, soprattutto se intervengo in un post non mio!
Non metto in dubbio l’altissimo profilo del Tretarante o dei primitivo pugliesi in generale, ma per favore non mettere – NON METTETE – in dubbio la qualità/competitività dei Primitivo dell’Ager Falernus. Assaggiati il Maiatico, ma anche il Falerno base di Bruno, o il Campantuono di Papa, il Fastignano passito sempre di quest’ultimo, e poi, solo poi mi dici.
La questione da dirimere non è chi è meglio, a me importa poco francamente, come qualcun altro – ignorante della materia – potrebbe pensare leggendo questi commenti; ma semplicemente non trovo corretto esprimere giudizi così netti senza conoscere A FONDO la realtà del Falerno. Tutto qua. Poi si può discutere…
Un caro saluto, Angelo.
Caro Angelo, non vorrei che questa discussione prendesse una brutta piega e sfociasse in una sterile polemica, non è nel mio Dna e, soprattutto, ti stimo troppo per “appiccicarmi” con te. Però non puoi dirmi che non conosco la realtà del “Primitivo dell’Ager Falernus”, come dici tu. A parte qualche mia non remota recensione in proposito, qualche tempo fa qui nel Cilento ho tenuto una serata con tutti i vini di Michele Moio, non solo il Maiatico, il Moio 57 e il Gaurano, ma anche la Falanghina Aloara e qualche altro. E’ stato un successo veramente. Però io resto della mia opinione, perché sono convinto che la massima espressione che può rappresentare un vitigno autoctono sia il suo territorio di origine. Lo so, e l’ho pure affermato in questo contesto, che il Primitivo casertano è da più di un secolo che ha attecchito in Terra di Lavoro e si potrebbe definire quasi autoctono (anche se con una produzione minimalista rispetto al suo emulo), però quello pugliese riflette un terroir diverso e, per certi aspetti, più consono alla coltivazione di questo vitigno. A parte il Sangiovese, la Barbera, il Trebbiano e pochi altri vitigni nazionali, ogni regione italiana esprime il meglio della sua produzione enoica con i vitigni propri. A parti invertire, poi, quando sento dire dagli amici pugliesi che l’Aglianico e il Fiano (non il Minutolo, naturalmente) sono superiori a quelli campani, anche qui avanzo molte riserve. In conclusione, quindi, ottimo il Primitivo casertano, ma un tantino meglio quello pugliese, secondo me. Poi ognuno può fare le proprie valutazioni.
Perché non combiniamo una serata con questi vini simili, ma diversi?
Abbracci.
Abbracci.
@ Enrico
Questa è la seconda parte della degustazione degli altri Top Wine pugliesi :
https://docs.google.com/document/d/17G5fESgZwxWiarsBisvDDtpUYa0WIIwJO64tqKC4_WE/edit?hl=en_US
Una delle piu’ belle e convincenti esperienze degli ultimi anni.
Abbracci a tutti….ma proprio tutti !
Voglio completare il mio pensiero, rispondendo nuovamente al caro e competente amico Angelo. Partiamo, allora, da un dato di fatto incontestabile: la produzione di Primitivo in provincia di Caserta è minimalista, soltanto pochi produttori ci si dedicano, seppur con ottimi risultati. Ma certamente non si può negare che il Casertano enoico è famoso soprattutto per i suoi vitigni territoriali: Aglianico, Piedirosso, Pallagrello bianco e nero, Casavecchia, Asprinio e Falanghina. Il marker territoriale è imprescindibile, perché segna inevitabilmente tutta la produzione locale di qualità. La riscossa del vino meridionale degli ultimi anni è stata possibile perché sono satti riscoperti i vitigni autoctoni, che identificano proprio tutto il territorio. La Campania con l’Aglianico, il Piedirosso, il Fiano, il Greco, la Falanghina, ecc., la Puglia con il Primitivo, il Negroamaro, il Nero di Troia, ecc., la Basilicata con l’Aglianico del Vulture, la Calabria con il Gaglioppo, il Magliocco, il Mantonico, il Greco, ecc., la Sicilia con il Nero d’Avola, il Frappato, il Nerello Mascalese e Cappuccio e tutta la sfilza di ottimi vitigni a bacca bianca, la Sardegna con il Cannonaiu, il Carignano, il Vermentino, ecc. Che poi in queste regioni trova spazio anche la coltivazione di vitigni internazionali o extra-territoriali questo è secondario e conseguenziale, ma certamente non va ad intaccare più di tanto la produzione primaria.
Abbracci.
@Roberto, grazie.
@Anna, certamente sei invitata pure tu (scusami la confidenza…).
@Angelo, ci stai? Fammi sapere.
Abbracci.
Permettetemi una piccola, duplice precisazione: intanto il Primitivo di Manduria e quello utilizzato nell’ager falernus non sono completamente confrontabili, in quanto quest’ultimo, sotto il profilo genetico, riviene non dal clone manduriano bensì da quello di Gioia del Colle (trattasi di fattispecie completamente diverse tra loro, che danno prodotti caratterizzati da cifre stilistiche quasi antitetiche, vero Angelo?)
Quanto sopra non è frutto di fantasia, ma (ed è questa la seconda precisazione) da fonti storiche certe, le quali evidenziano che il percorso del Primitivo dalla zona di Gioia a quella di Mondragone fu l’inverso di quanto è stato detto: non furono gli Zecca (pugliesi) ad esportare il vitigno, bensì un nobile possidente campano (il barone Falco) il quale, avendo anche proprietà in agro di Gioia del Colle ed essendo appassionato di viticoltura, impiantò, alla fine dell’800, cloni di Primitivo in alcuni suoi terreni siti tra Mondragone e Falciano del Massico.
Enrico credo che la stai prendendo un po’ troppo alla larga. Dire “Il marker territoriale è imprescindibile, perché segna inevitabilmente tutta la produzione locale di qualità” è dire tutto e niente!
Come detto, MI PERDONERAI, ma si evidenzia una poco dimestichezza col territorio.
Dire “territorio casertano” e pretendere di assimilare l’immesa eterogeneitò dell’areale sotto una voce univoca la dice lunga su quali basi continua a poggiare questa discussione.
Senza scomodare Pallagrello, Casavecchia ecc… basti pensare che Mondragone e Falciano – PARLIAMO DI PRIMITVO – offrono vini assai diversi tra loro. ASSAI. MA ASSAI VERAMENTE perchè è la TERRA che è diversa.
Chiedo scusa sulla “durezza” delle mie parole, ma credo che veramente si stia sbagliando approccio, oltre che per le specificità che evidenzia Luca Miraglia qua sopra ma tantissimi altri fattori qui non rappresentabili. Se no me la suono e me la canto!
Però adesso basta, credo sia bene proseguire questa conversazione altrove, magari in privato, magari dinanzi a un bicchiere di primitvo. (Qualunque esso sia!)
Passo e chiudo.
E allora tra gli invitati alla degustazione dei Primitivo possiamo annoverare anche Luca Miraglia, anche se non sono assolutamente d’accordo con lui quando afferma che questo vitigno (non dimentichiamoci che è figlio del clone dalmato Cljenak Kastelanski, così come lo Zinfandel californiano) ha fatto il viaggio inverso.
A prescindere, comunque, sono d’accordo con te Angelo: finiamola qui, altrimenti facciamo soltanto accademia. E, comunque, il mio invito ad assaggiare i primitivo dei due territori è ancora valido. E visto che possiedi una location adeguata, perché non organizzi tu. Eventualmente mi premurerò di trovare le bottiglie del Primitivo pugliese, va bene?
Cari abbracci.
Gentili Amici,scusate la mia intrusione ,ma dopo ciò che leggo, penso sia opportuno chiarire e chiarirci le idee sull’Agro Falerno. Vorrei rispondere in particolare all’amico Malgi ,il quale sostiene in poche battute di conoscere codesto territorio. In verità , con molta onestà, noto una breve, quanto superficiale preparazione in merito(riferendomi naturalmente alla Storia).Da storico della viticoltura , in primis, ma soprattutto da amico, rispondo. Ho speso- ad oggi- 10 anni della mia vita su testi storici , archeologici (scientifici) e trovo inopportuno spingersi fin troppo ove non si conosce una via d’uscita. Sarebbe bello davvero, conoscerla di persona dott. Malgi, mi piacerebbe portarla dinanzi alla mia libreria e farle toccare con mano i testi , gli studi, le ricerche, cosicchè potremmo discutere davvero e piacevolmente, sulla storia ampelografica dell’Ager Falernus. Scrivo da storico sì, e permettetelo, poichè da viticoltore risulterebbe troppo appassionato. Scrivo da storico e sono profondamente provato da ciò che leggo,soprattutto perchè credo che Noi del Falerno abbiamo tanto ancora da lavorare, se vogliamo un giorno conquistare cio’ che più ci spetta, cioè il rispetto storico!!
Lei (dott. Malgi) in una sua ultima battuta sostiene in modo pragmatico, che il primitivo coltivato nell’Agro Falerno è sostanzialmente una copia , un derivato – a tratti sembra parlare di un fratello sciocco- del piu’ blasonato ed “originale” primitivo pugliese. Niente di piu’ errato. Innanzitutto da quali testi ha letto tutto cio’? me li citi ! Ancora :dove ha ricevuto questo tipo di dottrine? Mi presenti questi detrattori ! Potrei per esempio farle lo stesso discorso sull’Aglianico : per esempio discutere sulla vera origine di questo vitigno di derivazione greca , il suo optimum di coltivazione, la sua vera identità genetica o territoriale. Mi dica: c’è differenza tra un Aglianico del Vulture, Tra un Aglianico Taurasi , o quello del Taburno ,etc. etc. oppure anche in questo caso crede che che ci sia un solo Aglianico ,e gli altri sono soltanto figli ,ove : Mater semper certa est, pater numquam ? Allora perchè non dovrebbe valere la stessa tesi e identificazione genetica per noi “figli” del Falerno?In sostanza ciò che vorrei dire è che dagli ultimi studi scientifici si è notato come : 1)sopravviva un’identità “campana” del nostro primitivo ,2) probabilmente che lo stesso vitigno provenga in verita’ dalla Dalmazia (Plavac Mali) e quindi si vanificherebbe la sua tesi autoctona del Primitivo.Ma poi perchè aprire il discorso sugli autoctoni?non mi sembra il caso. La verità storica quindi, giusto per confutare la sua tesi, è che il Primitivo Campano coltivato in buona parte del territorio Falerno è uno dei 3 cloni presenti in Italia del Primitivo nero, o Primaticcio, o Zagarese così come citato da testi scritti prima del 1900 ,quando il già citato barone Falco a causa dell’invasione fillosserica supportò un reimpianto dei vigneti in agro Mondragonese. L’unico rimpianto è che oggi, a un territorio, un tempo magnifico, rigoglioso ed influente, gli venga “scippata” anche una sua reale identità .Per finire : è così vero che De gustibus non disputandum est , ma vi prego lasciate stare la storia , non è compito vostro !ve lo dico col cuore. Per il resto ringrazio tutti , a cominciare da Lei dott, Malgi per il tempo rubato. Un caro saluto a tutti
Antonio Papa
Gentile dott. Papa,
grazie del Suo contributo storico, mi permetto di consigliarLe anche questo del Dott.Giuseppe Baldassarre, molto interessante :
http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=7201
Saluti cari
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome.
(C.P.)
grazie dott. Gatti
felice di sentirLa.Leggo spesso i suoi “umori” su winetaste e Le faccio i miei complimenti.
Conosco il libro di Baldassarre che in buona parte riprende alcune tesi gia’ citate da studiosi a me piu’ cari e comuni.
I miei sono studi, pero’ , piu’ archeologici,che partono dalle indagini e dalle ricerche del prof.. Guadagno, del prof. Johannowsky, o ancor prima del prof. di Filologia classica Carlo Federico Weber il quale scrisse appunto un libro nel 1855 “Dissertatio de agro et vino Falerno”.Studi moderni invece ci evidenziano un certo collegamento diretto (e genetico) col primitivo,ma naturalmente la discussione richiederebbe piu’ spazio e tempo!
Sarebbe bello però poter bere primitivo anche con Lei.
Buon primitivo a tutti
AP
Avevo creduto che con l’ultima, conciliante risposta data ad Angelo Di Costanzo si fosse messo il punto su questa vicenda che adesso sta diventando spinosa ed insormontabile e che certamente non era mia intenzione suscitare un tale vespaio. Ho sempre pensato che le opinioni, pur diverse e non condivisibili, vanno comunque rispettate e valutate. Adesso, invece, pur non conoscendomi di persona, non sapendo nulla della mia attività, vengo tacciato di “superficiale preparazione”, mi si offende impunemente, mi si vuol far passare per un detrattore e mi si sottopone ad una non richiesta lectio magistralis! E’ il colmo!
Io ho sempre diffidato delle persone che sanno tutto e che vogliono imporre il loro credo a tutti. Dio ce ne scampi! Qui niente è certo, soprattutto in questo ambiente, in cui l’oggi non esiste più, perchè il domani l’ha già spazzato via. Nuove tecnologie, studi più moderni ed approfonditi stanno portando alla luce nuove verità e stanno sconfessando tutto quello che si pensava di conoscere prima. Viviamo in un altro mondo, in un’altra dimensione. E allora cerchiamo di darci una regolata e, soprattutto, cerchiamo di rispettare le persone al di là di tutto!
Enrico, piu’ Ti leggo e piu’ mi piaci, anche senza averti mai incontrato e conosciuto. Non prendertela piu’ di tanto, anni addietro provavo anche io ad avere scambi sui blog, ma non si arriva mai a capo di niente, perchè immancabilmente c’è sempre qualcuno che vuol dimostrare di saperne piu’ di te, a torto o a ragione. Allora è meglio lasciar perdere, qui nn hai offeso nessuno, hai solo espresso un parere personale, che può essere condiviso o meno. Tutto qua, il resto sono polemiche sterili che non portano da nessuna parte. Ognuno si tenga il suo parere personale, alla fine è questione di gusti e de gustibus….
Un caro saluto
Gent. mi Enrico e Roberto,
qui nessuno vuole offendere, in particolare io, che ho soltanto cercato di confutare alcune “tesi” storiche ,dopo aver letto le vostre opinioni.tra l’altro non ho assolutamente “schedato” nessuno dei presenti come detrattore .La lectio magistralis purtroppo non è partita da me (i precedenti post, lo confermano ) ,ed è cosa naturale che la storia come l’archeologia, essendo scienze basate su studi e ricerche, porteranno in futuro alla luce nuove verità. Con il mio intervento volevo soltanto ragionare su alcuni punti : 1) un’identità genetica del primitivo campano (sulla quale c’era una ferma negazione di Enrico, 2)una purtroppo “cattiva ” informazione circa la genesi della viticoltura nell’Agro Falerno. E’ naturale che non voglio imporre nessun credo, ma consentitemi questo ragionamento, dal momento che vivo in questo territorio ed ho dedicato i miei studi anche al Falerno.
Ho pensato-per questo- di confrontarmi e di approfondire i vostri “credo”.
Se ho peccato di presunzione , mi scuso pubblicamente,sarà il tempo-però- a dirlo semmai dovessero uscire studi scientifici che azzerano queste mie tesi.anzi proprio per amor storico chiedo ad Enrico se puo’ informarmi su questi nuovi studi condotti, che potrebbero sconfessare le vecchie ricerche
.Infine cos’altro dire? Rispetto i vostri gusti , è ovvio !!!,pero’ credo che queste non siano polemiche sterili, ma confronti , e dal confronto si cresce.E’ giusto che i pareri personali vadano condivisi.potrebbero portare a nuove amicizie, nuovi percorsi,allargare i nostri orizzonti.
un Caro saluto a tutti
@Roberto, grazie per la solidarietà. Ti lascio il mio indirizzo di posta elettronica, così se vuoi possiamo dialogare più pacatamente: [email protected]
@Antonio, vorrei sperare di chiuderla veramente qui, perché questo contenzioso comincia a stufare. Vorrei soltanto precisare poche cose: nelle mie migliaia di scritti, anche su carta stampata e su argomenti diversi, non mi sono mai arrogato il diritto di sapere tutto o dii imporre il mio pensiero agli altri. Se lei va a leggere i post precedenti o le risposte date agli interlocutori, notertà che ho sempre sottolineato che la mia era sempre un’opione personale e che cercavo il contributo degli “addetti ai lavori” per un confronto sereno e appagante, per un ulteriore arricchimento culturale. Quello che invece non mi sta bene, come è stato evidenziato nei suoi interventi, non sono tanto i contenuti, ma la forma con cui lei ha voluto presentare le sue argomentazioni. Allora, a questo punto le dico: vogliamo confrontarci per una libera, serena e democratica discussione su qualsiasi argomento della viticoltura nazionale ed internazionale, ebbene io ci sto. Soltanto che lei deve scendere dallo step e mettermi al mio livello, spogliarsi della sua prosopopea e non sentirsi superiore, anche se questo le comporterà un crunch doloroso!
Sono a sua completa disposizione. Utilizzi anche lei la mia e-mail e ne possiamo discutere serenamente.
Cordiali saluti.
Genti.mo Enrico
ho preso in esame la possibilità di un confronto sereno ,democratico e culturale. mi sarebbe piaciuto tanto, e chi mi conosce puo’ confermare. Ma in genre sono abituato a farlo con persone intelligenti ….
passo e chiudo
Cordiali Saluti
Ricapitolando: un sacco di insulti e di professioni di altrui ignoranza a partire da una pacatissima recensione che l’ottimo Malgi ha dedicato ad un vino strepitoso? Si vede che le tretarante hanno “pizzicato” parecchi lettori… :-)
Con quest’ultima affermazione si è chiarito finalmente che persona è lei. No comment, lascio giudicare gli altri!
A non leggerla più.
idem
Qui di “PRIMITIVO” c’è solo il modo di taluni di portare avanti un confronto!!!!!…..E’ triste constatare come anche tra persone di cultura sia difficile istaurare un dialogo civile.Ricordo che parliamo di vino,argomento che dovrebbe ispirare dialoghi più lieti e sereni.Indipendentemente da chi abbia ragione in merito (non mi interessa saperlo,vivo benissimo senza sapere la storia del primitivo,limitandomi a berlo), non posso non registrare una certa violenza nelle risposte date ad Enrico Malgi,sempre signorile nelle risposte, sia da parte di Di Costanzo che di Papa che non si limitano a non condividere l’idea,ma più o meno apertamente tacciano Malgi di incompetenza e di superficialità. Frasi come ” perché certi vini bisogna assaggiarli (e conoscere certe aziende) prima di decretarne l’altezza o meno con quelli pugliesi” sono un attacco gratuito alla persona e non si riferiscono solo al pensiero espresso ma alla colui che lo esprime e questo credo sia inaccettabile anche se Enrico Malgi avesse detto una cosa sbagliata.Sono altri i modi per confutare una tesi senza renderlo un attacco alla persona che l’ha proposta.Talune offese gratuite poi lasciano il tempo che trovano e denotano o pochezza di argomenti o stanchezza di confrontarsi preferendo che il tutto finisca ad invettive.Bè…..non credo che ci sia da essere orgogliosi e a me personalmente questa discussione mi ha disgustato……se poi qualcuno per questo pensasse di iniziare una polemica con me,sappia che domani parto e che quindi per 4 giorni avrò altro a cui pensare…..vado a rilassarmi e consiglio a chi ha scritto in quetso post di fare lo stesso,magari non dove vado io,grazie. :-)
Grazie Marco.
Tu che puoi rilassati, divertiti e non pensare a niente.
Quando torni chiamami.
Ciao.
Ragazzi però, ora basta!. Ma veramente state facendo o è uno scherzo? Adesso vorreste far passare il sottoscritto Ed Angelo di Costanzo come i cattivoni della situazione? addirittura c’è chi si lecca i baffi perchè pensa sia nata una polemica da balcone.
ma veramente pensate che alle critiche bisogna tacere? Ma secondo Voi , dire ad una persona: “scusi secondo me lei ha una parziale – superficiale preparazione su questi punti.” è talmente offensivo da far partire commenti di sfiducia ?
Io non ci capisco! State SERENI , stavamo soltanto rispondendo da gentiluomini, era un dibattito. Tra l’altro , ho inviato le mie scuse semmai fosse giunto un tono acceso, e invece No! dovete vincere , dovete passare per i buoni , per quelli con cui non si puo’ discutere neanche se si viene attaccati?. Allora facciamo così, tra poco è anche Natale : Dott. Malgi tendo la mia mano in segno d’amicizia , prego di accettare! Adesso pero’ finiamola e godiamoci le nostre gioie e le nostre famiglie.
un caro saluto a tutti
Prendo atto delle ultime dichiarazioni del sig. Papa, a prescindere da tutto quello che è accaduto, accetto le scuse e sono disponibile ad un eventuale incontro amichevole per sanare definitivamente questo contenzioso.
Cordiali saluti.