Torino, ristorante Guido per Eataly Casa Vicina
Via Nizza, 224
Tel. 011.19506840
www.casavicina.it
Sempre aperto, chiuso domenica sera e lunedì
Ferie: tre settimane ad agosto e una a settembre
Sapori piemontesi senza se e senza ma. Dove? A Torino dove per tanti anni la domanda sul migliore ristorante riceveva evasive e poliedriche risposte, mai indicazioni unanimi. Ora invece non si discute, si viene dalla famiglia Vicina, quarta generazione impegnata ai fornelli. Mica pizza e fichi come si dice al Nord.
Sono un po’ claustrofobico, e il limite di questo locale è quello di stare nel caveau di Eataly vicino l’enoteca. Peccato, allora, che la ciliegina sulla torta di tutto l’ambaradan messo in piedi da Oscar Farinetti risenta della visione araba del ristorante, la perla nascosta, pranzare fuori da occhi indiscreti e con la privacy tutelata al massimo. Ma forse questo è anche il modo di vedere piemontese, poco scenografico e tanto di sostanza, esattamente opposto al nostro. Per questo ci si trova al meglio:-)
In ogni caso ci sono molti buoni motivi per venire qui quando si è Eataly. Anzi, quando state a Torino. Il primo è che i ristorantini popular chic di sopra lasciano tutti un po’ il tempo che trovano, al netto di quello di carne che io non so ben confermarvi, essendo tra l’altro pessimo e scarso consumatore di questo alimento. Il secondo, ben più importante, è che davvero vi trovate di fronte ad una cucina solida, assolutamente radicata nel territorio, presentata in modo moderno e divertito, senza fronzoli.
Il must, fuori carta, è l’insalata russa con l’acciuga, davvero un perfetto equilibrio tra dolcezza e acidità, varie consistenze, sapore e ottima gestione delle verdure cotte separatamente. Partenza ghiotta per andare avanti su questa linea.
Un altro piatto, questo in carta, da non perdere, è sicuramente il rognone à la coque con vellutata di senape e aglio. Un piatto storico che qui raggiunge vette alte e perfette.
Queste sono le due cose da non farvi mancare quando venite qui. Poi vi potrete sbizzarrire alla grande tra numerose proposte.
Noi per esempio siamo stati sul Batsuà al pane profumato, insalata alla senape e zenzero. Viene da Bas-de-soie, ovvero calza di seta. Si tratta di una ricetta di antica tradizione fatta con piedini di maiale lessati in acqua e aceta, dissossati, impanati e fritti. Un cibo da strada davvero gustoso, da mangiarne all’infinito.
Ed ora un testa coda.
L’ingresso:
Un divertimento, forse l’unica concessione al cazzeggio modaiolo di questi ultimi anni, ma di grande effetto in bocca. A me, adoratore di creme e cremine, poi queste presentazioni mi fanno impazzire.
Il primo:
Si è rivelato un po’ problematico perché dalla cucina è arrivata questa mediazione tra agnolotti e tajerin al sugo di arrosto. Una prima esecuzione, tra l’altro arrivata non calds, un po’ asciutta con il sugo troppo diluito dava troppo spazio alle sensazioni amidose della pasta. La seconda prova è andata meglio, si tratta di un piatto curioso ma non memorabile. Sicuramente il meno riuscito della serata.
Noi vi consigliamo di assestarvi sugli agnolotti Vecchia Eporedia che insieme agli spaghettoni al ragout di coniglio, al riso mantecato ai gunghi e agni gnocchi di patate al filo di toma erano la proposta dei primi.
Molto divertenti e buone le altre cose arrivate al tavolo
Tempo di tartufo bianco, immancabile allora questo piatto fuori carta
Ma quanto costa venire a mangiare qui?
Il menu del territorio e dei presidi Slow del Canavese è a 85 euro con nove portate e bevande escluse.
Il menu di assaggio con quattro piatti e un bicchiere di vino 58 euro.
Gli antipasti biaggiano a 22 euro, i primi a 20, i secondi a 30 i dolci a 11 euro.
Infine la carta dei vini: buona ma decisamente sotto la cucina e un po’ troppo made in Eataly, sicuramente non al passo con le ultime tendenze. Se venite con l’idea di bere siete fuori strada, il cibo è assolutamente centrale.
Vi lasciamo con le foto della piccola pasticceria. I dolci sono usciti dalle nostre possibilità: timballo di farina e pere martine al vino, susannina d’Ivrea al cioccolato, dolce savoiardo, crema chantilly al rhum, zabajone caldo in coppa con gelato al giandòia e gelatina di pere dovranno aspettare la prossima volta.
Le foto dei piatti sono di Marina Alaimo
Un commento
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Ma con tanti ristoranti cosi, ci fai impazzire dalla voglia