Tonnino Ceuso Bianco Alcamo Dop 2023 | Limited Edition per un bianco che guarda al futuro


Da sx Francesca, Benedetto e Antonio Tonnino con Cristina Grillo

Da sx Francesca, Benedetto e Antonio Tonnino con Cristina Grillo

di Giulia Cannada Bartoli

L’azienda vinicola Tonnino si trova nelle campagne di Alcamo. Qui, già dagli anni ‘50, la famiglia è dedita alla viticoltura sulle colline di Alcamo e del Belìce, due zone conosciute da millenni per la generosità dei terreni e la vocazione alla vite. L’azienda di oggi è stata fondata nel 2004. Nel 2006 la prima etichetta e infine, nel 2020, è stato acquisito e ristrutturato Baglio Ceuso. I vigneti si trovano su due aree diverse, una nella valle del Belice tra Poggioreale e Contessa Entellina, l’altra nelle campagne alcamesi.

Alcamo capitale del vino

Tra il Settecento e l’Ottocento la coltivazione della vite conobbe un importante sviluppo, legando per sempre la storia di Alcamo al vino. Le colline fertili e arieggiate dal mare, la posizione strategica tra Palermo e Marsala e i lungimiranti progetti di Ignazio Florio resero l’area di Baglio Ceuso un centro nevralgico dell’enologia siciliana. Già da allora, la popolazione alcamese era riconosciuta per le abilità nella viticoltura. Le origini del “Bianco di Alcamo” hanno una tradizione di pregio: nella Rassegna Agricoltura Siciliana, anno IV, II edizione 1856, si legge, infatti, che figura nell’elenco dei vini pregiati da pasto, mentre, è agli annali che nel 1887 ottenne il diploma d’onore alla Fiera Vini di Venezia.

La Doc Alcamo ha oltre 50 anni e prevede che, per la tipologia bianco, almeno il 60% sia Catarratto. Il territorio della Doc Alcamo, contraddistinto da un clima mediterraneo con estati calde e secche e inverni miti e piovosi, offre condizioni ideali per la viticoltura. I terreni, prevalentemente calcarei e argillosi, unitamente all’altitudine dei vigneti, compresa tra 200 e 450 metri sul livello del mare, e alle escursioni termiche tra il giorno e la notte, favoriscono lo sviluppo di aromi intensi e una spiccata freschezza.

Baglio Ceuso

Baglio Ceuso

 

Il baglio nell’architettura siciliana, protagonista dei nuovi modelli di turismo rurale.

Il baglio, (bagghiu, in lingua siciliana), è una tradizionale architettura rurale siciliana di origine medievale ed è un simbolo vivente del passato feudale della Sicilia, testimonianza fedele della sua ricca storia agricola e sociale. La struttura “introversa” è formata da un muro esterno di cinta, interrotto da un unico portale d’accesso e da una serie di stanze rivolte sul cortile centrale. Il baglio era il cuore pulsante della vita contadina siciliana e il luogo dove si svolgevano tutte le attività di stoccaggio e trasformazione dei raccolti.  Il Baglio racconta oggi una storia di lavoro, comunità e cultura che risale a secoli fa. Oggi la tutela dei bagli è intrinsecamente legata agli sforzi di conservazione del patrimonio culturale siciliano, evidenziandone il valore, non solo come monumenti storici, ma, anche quali risorse fondamentali per lo sviluppo del turismo sostenibile e di nuovi modelli di turismo rurale, alla luce dei nuovi trend per il turismo del vino, emersi durante l’edizione del Vinitaly da poco terminata.

Baglio Ceuso – la storia

L’edificio fu costruito nel 1860. Qui, in contrada Vivignato, nacque un centro urbano concepito nell’800 come punto nodale dello sviluppo territoriale. Qui, la famiglia d’Angelo diede vita a un vero e proprio snodo nevralgico della viticoltura in Sicilia: zona di vendemmie importanti da secoli. La borgata era un centro enologico moderno costruito per raccogliere tutti gli ordini e le quantità di vino che si producevano nei paesi limitrofi. Fino a metà dell’800 i contadini, dopo la vendemmia e la vinificazione, stoccavano i vini in casa. In seguito, quando la logistica divenne importante, Baglio Ceuso si trasformò in centro produttivo che, oltre a vinificare, raccoglieva tutto il vino del circondario, per poi metterlo in commercio. Non è un caso che la famiglia Florio, pilastro della storia economica e sociale della Sicilia, dopo aver cercato una struttura nel centro di Alcamo, decise di investire proprio in contrada Vivignato, costruendo, nel 1875, un nuovo baglio che sarebbe servito per le prime fasi della produzione che veniva poi ultimata nella più famosa Marsala. Una scelta che si rivelò vantaggiosa anche per i titolari di Baglio Ceuso che, dopo aver venduto parte dei terreni e dei magazzini, si concentrarono maggiormente sulla produzione enologica di Catarratto e Grillo, mentre, i nuovi vicini di casa si dedicarono anche al Vermouth e al Marsala, traendo vantaggi dalla nuova ferrovia realizzata nel 1881 (ancora funzionante). Alla fine degli anni ‘80 del XIX secolo la fillossera distrusse quasi tutto il vigneto siciliano interrompendo la florida economia generata dalla viticoltura e dal vino. Nel corso degli anni, Baglio Florio venne prima abbandonato, poi recuperato dalla famiglia Adamo, mentre, Baglio Ceuso continuò, seppur ridimensionato, le attività produttive e commerciali fino agli anni ‘90 del secolo scorso, quando fu acquistato dalla famiglia Melia, che diede vita a uno dei rossi iconici del rinascimento enologico siciliano grazie a Giacomo Tachis. Il Ceuso Rosso, Supersicilian, blend per metà Nero d’Avola e per l’altra, Merlot e Cabernet Sauvignon.

Oggi, Baglio Ceuso è stato inserito tra i luoghi del cuore del FAI ed è sede della cantina Tonnino che l’ha restaurato in conservativo. Nel baglio, oltre al cortile interno e ai locali di lavoro, si trovano la barricaia e le tradizionali vasche di vinificazione in cemento.

Catarratto Lucido

Catarratto Lucido

 

Il Catarratto

Di catarratto si conoscono tre varietà: Catarratto bianco comune, noto anche come Catarratto bianco nostrale e Catarratto Bertolaro; Catarratto bianco lucido, noto anche come Catarratto bianco lustro e Castellano, dal minore potenziale alcolico e maggiore acidità; Catarratto bianco extra-lucido o lucidissimo, così detto per la quasi totale assenza di pruina e molto più ricco in acidità. Il vitigno (o meglio, i Catarratti) ha goduto di grande fortuna nella seconda metà del Novecento grazie alla sua grande produttività, rientrando anche nella produzione del vino Marsala e nel disciplinare Etna Bianco Doc. Alla fine degli anni ’90 ha perso parte della sua importanza, a  vantaggio del Grillo e di uve internazionali. Di fatto, è ancora la prima uva coltivata in Sicilia e la terza in Italia, dopo Glera e Pinot Grigio e alla pari con il Trebbiano. (Fonte I Numeri del Vino e Rapporto OIV 2017).

 

Ceuso Bianco – il vigneto

Ceuso Bianco – il vigneto

 

Il vigneto e la vinificazione

Ceuso Bianco 2023 è il frutto di un’attenta selezione in vigna di: Catarratto Lucido, Grillo e Grecanico. La variante Lucido del vitigno è più delicata e fresca rispetto a quella comune e con il caratteristico retrogusto amaro meno marcato.

Vigneto, in regime biologico, a 300 m. s.l.m., esposto a nord/ovest.

Il clima mediterraneo e l’influenza delle brezze marine – in condizioni meteo normali – scongiurano il pericolo di patologie fungine. Il Catarratto (60%), in particolare, rappresenta l’anima del territorio, conferendo al vino tipicità e identità. Il Grillo (30%) aggiunge note di frutta e struttura, mentre, il Grecanico (10%) contribuisce in acidità e freschezza. Vendemmia a inizio settembre. I mosti sono vinificati in vasche di cemento e la fermentazione viene ultimata in grandi botti di rovere francese. Affinamento “sur lie” in botti di legno a bassissima tostatura per 12 mesi e successivi 6 mesi in bottiglia.

La 2023 non è stata un’annata semplice, con attacchi di peronospora importanti. Le piogge fino a giugno hanno causato la patologia fungina. I pochi grappoli scampati hanno comunque prodotto un frutto di qualità, perfettamente maturo e con il giusto rapporto acidità/zuccheri. L’azienda è molto attenta al lavoro in vigna e, nonostante le diverse complicazioni, il vino prodotto ha raggiunto la qualità desiderata, ma con un calo produttivo sostanzioso.

Tonnino aderisce a Sostain Sicilia. La parola sostenibilità deriva dal sostantivo inglese sustain, il pedale del pianoforte che fa durare le note più a lungo. Sostenibilità significa quindi qualcosa che dura nel tempo. La Fondazione SOStain Sicilia, voluta dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia, vuole agevolare la condivisione di best practices tese al rispetto dell’ecosistema, stimolando la ricerca e l’alta formazione per sviluppare una cultura della sostenibilità a tutti i livelli. Il disciplinare è basato su 10 requisiti minimi che le aziende devono rispettare per ottenere la certificazione.

Gino Amato Cantiniere storico di Tonnino

Gino Amato Cantiniere storico di Tonnino

Il responsabile della produzione è Antonio Tonnino che segue anche altri aspetti della vita aziendale. Il Cantiniere, Gino Amato, lavora con Tonnino sin dai tempi di Tachis.

Francesca si occupa dell’accoglienza in cantina, papà Benedetto rappresenta la memoria storica dell’azienda, mentre, Cristina Grillo segue l’amministrazione.

Giallo Ceuso

Giallo Ceuso

 

La degustazione

Il calice si presenta giallo paglierino molto luminoso, con marcati riflessi dorati.

Vino da occasioni speciali, si presenta con un corredo olfattivo che, in progressione, disegna tratti di aromaticità e sensazioni tioliche, unite a fini note di fresie, fiori d’arancio, agrumi gialli, scorza di mandarino, salvia e rosmarino. In bocca si apre lentamente per un sorso ampio e deciso: la spalla acido/sapida è importante e ben bilanciata con l’alcol (12,5%). L’utilizzo del legno, sapiente e moderato, non influenza affatto il gusto. I rimandi olfattivi tornano con eleganza al palato. La chiusura, lunga e persistente, è governata da un’elegante scia aromatica con lievi accenni di mandorla amara.

Lo troviamo in enoteca sui 40,00 €… Ora, il prezzo potrebbe sembrare off-range, se paragonato ad altri bianchi siciliani con uvaggio simile. La volontà dell’azienda di realizzare un vino importante, in tiratura limitata di sole 1200 bottiglie, destinato a durare nel tempo, sulla scorta del Ceuso Rosso creato da Giacomo Tachis nel ’95, insieme con la conduzione biologica del vigneto, l’affinamento di 18 mesi e la difficile annata 2023, motivano il posizionamento in fascia alta.

E’ un vino moderno da bere subito, ma, soprattutto, da conservare in cantina per future e  speciali bevute.

Lo abbiniamo con il piatto più rappresentativo della costa trapanese: ‘u cùscusu trapanese, cucinato con il pesce e in modo molto diverso dal Maghreb. Tradizionalmente la semola viene incocciata a mano e poi cotta a vapore in una pentola di terracotta, quindi condita con il brodo di pesce misto, memoria di quando i pescatori lo preparavano con gli scarti del pesce rimasto invenduto.  L’aglio è quello rosa di Nubia e, il piatto è spesso accompagnato da fritto di pesce a lato. Oppure, con la versione più povera: la “frascatula”, una semola di grano duro, incocciata con acqua, ottenuta dagli scarti di lavorazione del couscous, di grana più grossa e normalmente cotta con le verdure.

O, ancora, in tema di Quaresima, la pasta con le sarde, finocchietto selvatico, zafferano, uvetta e pinoli.

Azienda agricola Tonnino, Contrada Vivignato, 91013 Calatafimi-Segesta (Tp). +39 0924 076 228 +39 345 6874802 www.vinitonnino.com Vitigni: Pinot Grigio,Catarratto, Chenin Blanc, Grillo, Zibibbo, Nero D’avola, Syrah, Merlot, Cabernet Sauvignon, Malbec. Ettari 120. Bottiglie 150.000. Enologo Antonio Tonnino

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