Terre Del Principe, Fontanavigna 2008 e 2009: due annate a confronto
Pallagrello bianco Terre del Volturno igt
Uva: pallagrello bianco
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Lo ammetto: ci sono i vini del cuore, quelli che ti fanno stare bene, questo è il mio bianco campano, lo seguo da cinque annate e rimango sempre colpita dal fil rouge della linearità e della costanza sensoriale, che non vuol dire omologazione, altrimenti, fattori decisivi come l’andamento dell’annata, eventuali cambiamenti in vigna o in vinificazione, non avrebbero senso. Avevo il 2008 da parte per assaggiarlo al tempo giusto, ma, in occasione di Benvenuta Vendemmia il 19 settembre scorso, in abbinamento ai golosi antipasti preparati dalla stessa Manuela Piancastelli, è arrivata l’annata 2009.
Decido che in serata al rientro a casa, avrei stappato la 2008 per un confronto immediato. Le vigne sono le stesse per le ultime due annate: vigna Monticelli, già in produzione dalla prima annata nel 2003, esposta a nord con viti di 15 – 20 anni e Mascioni, esposta a sud con piante di circa 6 anni, entrata in produzione solo dal 2008. Le annate: la 2009 è stata mite con buone escursioni termiche che hanno naturalmente favorito al momento della maturazione, non solo lo sviluppo della trama aromatica, ma, anche la concentrazione degli zuccheri.
L’esposizione a nord di Vigna Monticelli non è un fattore negativo, poiché viste le attuali tendenze del gusto del vino, privilegia, con una maturazione più tardiva, i caratteri di freschezza e mineralità, oltre che di costante sapidità dovuta, oltre ai terreni, al fatto che la vigna si affaccia in linea d’area su Capri, Ischia e Procida. La 2008 è stata altrettanto mite, con poca pioggia in tempo di vendemmia, favorendo quindi una buona concentrazione del mosto e leggermente anticipata rispetto alla 2009. La resa per ettaro delle due annate è stata identica, 60 quintali, la selezione in vigna è “spietata”, se il grappolo non è perfettamente integro resta a terra.
L’analisi organolettica: Fontanavigna 2009 si presenta a 12 mesi dalla vendemmia di colore giallo paglierino non molto carico con qualche sfumatura ancora verdognola, segno di gioventù, così come vivacità la brillantezza mi indicano grande freschezza e promessa di longevità. Il primo naso è intenso e abbastanza complesso: predomina la frutta, mela, qualche nota esotica, erbe mediterranee e un po’ di frutta appassita nel finale.
Al gusto, il comune denominatore della sapidità viene fuori alla grande unito ad una decisa freschezza, dovuta alle vendemmie di inizio settembre. Il palato vibra piacevolmente e chiede nuovi sorsi. Il ritorno aromatico di bocca corrisponde alle sensazioni olfattive, confermando, almeno per quel che mi riguarda, uno dei grandi meriti di questa cantina, oltre a quello di aver riscoperto tre vitigni storici del panorama casertano, Peppe e Manuela, insieme all’enologo Luigi Moio, hanno condiviso e centrato il percorso giusto per una completa affermazione della viticoltura campana: puntare coerentemente e senza sbavature sulla specializzazione dei crus, rimanendo fedeli negli anni ad uno “style de maison”, un modello ben identificato che varia in verticale nel rispetto delle diverse annate e dei differenti fattori climatici e ambientali.
Gli stessi caratteri, con le dovute differenze, li ho ritrovati nell’annata 2008, qui il colore ha virato verso un dorato tenue ma, vivace. L’olfatto è più complesso, mineralità e note aromatiche saltano subito al naso, seguite da quelle più morbide di mela banana friabile e frutta bianca matura. Al palato le note corrispondono, completate da una piacevole tostatura di fondo fusa ad una marcata persistenza aromatica. Il riposo in bottiglia ha conferito al vino una struttura più articolata ma, non per questo compiuta. Fontanavigna è la versione base del pallagrello bianco e conferma quello che penso da tempo e ho ripetuto in varie occasioni: i grandi vini assomigliano a chi li fa, ai vignaioli che come Peppe e Manuela, si svegliano e si addormentano tra vigna e cantina ogni giorno. Ecco dunque che i caratteri di eleganza, sottigliezza, dolcezza, concretezza e forte personalità tenuti insieme dal saper stare con i piedi saldi per terra, anzi in vigna, si trasferiscono nel vino, vanno a formare la visione intima dell’essere vignaioli che, nel loro caso, deve molto alla frequentazione con il grande Gino Veronelli, amico e maestro dei “principi” di Castel Campagnano.
Fontanavigna ha ancora molto da dire, mi informo sulla disponibilità in cantina di tutte le annate, la risposta è ovviamente affermativa. Bene, lancio da qui l’idea per la verticale: 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008 e 2009. Sette vendemmie, un’unica storia: il profondo e coerente amore per la terra e per il vino. Un viaggio lungo sette anni senza mai deviare dal sentiero principale. L’identità territoriale e la riconoscibilità del vino.
Sede a Castel Campagnano, Loc. Squille Contrada Mascioni, Tel. 0823.867126 http://www.terredelprincipe.com Enologo: Luigi Moio. Agronomo: Gaetano Pascale. Bottiglie prodotte: mediamente tra 47.000 e 55.000 a seconda delle annate. Ettari: 13 di proprietà
Vitigni: pallagrello bianco, pallagrello nero, casavecchia
Scheda di Giulia Cannada Bartoli
Un commento
I commenti sono chiusi.
E’ un lavoro che non è ripagabile quello che ” i principi” fanno su quelle colline. Noi tutti gli dobbiamo molto. La verticale che lancia Giulia, come quelle appena fatte di Centomoggia e Le Serole, si leggono “storia e conservazione della biodiversità”. Confesso che amo questi vitigni. Per me il pallagrello nero ha stoffa da gran vitigno. Non teme la concorrenza dell’aglianico, ma è un’altra cosa: ha un fino di gentilezza in più. Gli va “allungata la self life”. L’anteprima di Ambruco 2008 in azienda mi ha confermato le sue grandissime potenzialità.