Terra di Lavoro Roccamonfina Igt 2011 Galardi
Incrociamo per caso questa bottiglia in una trattoria di San Severo a prezzo decisamente vantaggioso e puntiamo subito il dito. Ci aspetta unncibo strutturato e serve un rosso altrettanto forte. Riassaggiando per l’ennesima volta questo millesimo, che non a caso fu scelto come uno dei tre da vendere in una cassetta regale per il Natale 2020 dall’azienda, non possiamo che godere di uno straordinario incrocio tra l’annata e il protocollo di vinificazione. Annata calda ma strana, fresca fino a Ferragosto, poi tropicale nei successivi 40 giorni difficili da sopportare. Poi il rinfresco ottobrino. Di fatto questa bottiglia si presenta a tredici anni di distanza in perfetta forma: un vino di corpo, dallo spettro aromatico variegato e complesso (frutta rossa, rimandi terziari, nota fumé, agrumi) che vede naso e bocca in perfetto equilibrio ormai. Il sorso è sostenuto da una buona acidità che riesce a regalare tonicità alla bevuta, sino al finale amarognolo, pulito e preciso.
Questa etichetta si conferma essere uno dei capolavori campani di valore assoluto. E la 2011 qualcosa che continua a regalare belle coccole agli appassionati.
Scheda del 13 agosto 2019
di Enrico Malgi
Ecco la prestigiosa etichetta del Terra di Lavoro Roccamonfina Igt 2011 di Galardi, un blend di aglianico all’80% e saldo di piedirosso, che avevo già recensito circa quattro anni e mezzo fa.
Quindi l’occasione che mi si presenta adesso è anche propizia per testare l’evoluzione temporale di questo grande vino. E dal mio osservatorio privilegiato devo dire che non ho riscontrato nessun difetto, anzi il vino negli anni è sicuramente evoluto. Più morbido sicuramente, frutto anche di tannini completamente affusolati e levigati che accarezzano dolcemente le gengive. Il colore ovviamente è diventato nel frattempo più carico, ma è sempre vivo e luccicante nel bicchiere. Bel fruttato ancora giovane, insieme ad un’espansiva carica di grande acidità, che dona freschezza a tutto il cavo orale. In bocca è etereo, materico, profondo, avvolgente e persistente. Il finale è spaziale. Un vino così è davvero straordinario e sono sicuro che non abbia ancora raggiunto lo zenit, perchè può durare ancora altri cinque-sei anni per maturare al meglio.
Scheda del 28/03/2015
Scavando nell’archivio della mia memoria, apro il cassetto delle bottiglie che mi hanno particolarmente emozionato e conquistato. Diciamo che sono i cosiddetti “vini del cuore” a cui nel tempo sono rimasto sempre affezionato e fidelizzato. Tra questi spetta senz’altro un posto speciale il Terra di Lavoro di Galardi, un unicum aziendale sempre fedele.
Sono trascorse più di venti vendemmie (la prima iniziò nel 1994) da quando questo vino (sempre contrassegnato dallo stesso tradizionale blend campano di aglianico all’80% e saldo di piedirosso), affidato a Riccardo Cotarella, ha cominciato a girare nel mondo. Orgoglio del pool di proprietari (Roberto Selvaggi, purtroppo prematuramente scomparso, Maria Luisa Murena, Francesco e Dora Catello ed Arturo Celentano) che hanno subito creduto nella loro splendida creatura.
In questi giorni ho ridegustato il millesimo 2011 che all’ultima edizione di Radici del Sud, pur non primeggiando ha comunque ottenuto unanimi consensi da parte delle due giurie. E come potrebbe essere altrimenti per un vino caratteriale e territoriale che sa comunicare infinite emozioni e joie de vivre.
La piccola percentuale di piedirosso esercita due importanti funzioni rispetto alla preponderanza di aglianico: scolorire lievemente il vino e renderlo meno tannico, corposo e quindi più beverino, nonostante i suoi quattordici gradi di alcolicità.
Al naso emergono odorose rimembranze varietali, in cui la frutta rossa la fa da padrone, insieme con connotazioni floreali di viola e di geranio e a sentori di macchia mediterranea. Le spezie poi rilanciano le loro avances con spudorati profumi orientali, intrecciati a parvenze balsamiche, tostate ed empireumatiche e con sottofondo di sfumature fumé e sulfuree che richiamano alla mente il vulcano spento di Roccamonfina dove crescono le uve.
Bocca larga e ricca, in cui il frutto torna ad essere il vero protagonista, ma alla fine, per essere più convincente, sapientemente si allea con spunti sapidi, tendenzialmente tannici, ma anche morbidi, minerali, freschi, eleganti e dinamici.
Ottimo dosaggio del legno che non è per niente prevaricante. Vino straordinario, materico, intenso, persistente e convincente, che sfocia in un lunghissimo ed appagante finale. Migliorerà ancora per molti anni. Da bere da solo vicino al camino nelle fredde serate d’inverno, oppure da condividere con gli amici del cuore abbinandolo ad un bel cosciotto di agnello alla brace e a formaggi stagionati. Prosit
Sede a Sessa Aurunca (Ce) – Frazione San Carlo
Tel e Fax 0983 708900
[email protected] – www.terradilavoro.it
Enologo: Riccardo Cotarella
Ettari vitati: 10
Bottiglie prodotte: 30.000
Vitigni: aglianico e piedirosso
10 Commenti
I commenti sono chiusi.
Grande vino….ma non nel mio caso…
Burloso, pieno, ma con poca anima e complessita, profondita’……come lo sono quasi tutti I vini marchiati Cotarella…..di cui non sono un fan.
Ho ancora alcune magnum 2006….che a prima occasione vendero’
Ha trovato lì compratore.Personalmente credo che Cotarella meriti rispetto se non altro perché se a suo tempo si cominciò a parlare di Campania e sopratutto della provincia di Salerno lo si debba a lui (Montevetrano ).PS.Un’altro grande enologo un giorno mi fece capire la differenza tra il fare “le vin du garage” ed occuparsi invece di tanti ettari e di tante aziende che devono far quadrare i bilanci .FM.
Sig. Montosoli, pur rispettando la sua personale opinione in merito al Terra di Lavoro, non sono affatto d’accordo con lei, perché lo ritengo un vino straordinario. Certo ci può essere qualche annata non sempre al top, come capita per tutti i vini di pregio, ma nel complesso si tratta pur sempre di un’etichetta prestigiosa che marca in modo determinante tutto il territorio casertano e che deve molto proprio al suo “curatore” Riccardo Cotarella. Anche qui non condivido la sua affermazione: “Burloso, pieno, ma con poca anima e complessità, profondità…come lo sono tutti i vini marchiati Cotarella…”. Pensi che l’enologo umbro è considerato trai i migliori rappresentanti del mondo vitivinicolo, tanto da essere stato nominato addirittura Presidente degli Enologi a livello mondiale. E certamente questo prestigioso incarico lo deve sicuramente alle sue innate capacità e bravura che tutto il mondo enologico gli riconosce. Al piacere di rileggiarla. Saluti.
Vino uguale per caratteristiche e bonta’ ma che costa la meta’ della meta’ il “Gladius” di Adolfo Spada, sempre firmato Cotarella…
E’ bello leggere i pareri di persone che non la pensano allo stesso modo, ma personalmente credo che il Terra di Lavoro sia un grande vino.
In primis rispecchia l’anima e lo stile dei produttori, persone straordinarie e lungimiranti, poi parla di un territorio fantastico (consiglio di visitarlo), e in maniera interessante dei vitigni.
La “firma” del consulente da sola non può essere elemento di paragone tra varie aziende, si deve valutare il vino e soprattutto lo spessore delle donne e degli uomini che lo fanno.
Saluti
Da persona di grande intelligenza Vincenzo ha colto nel segno:bisogna visitare l’azienda fatta di terroir ma anche di persone di elevato spessore dove il grande enologo incide in misura non determinante ,ma solo come vigile magister che non stravolge ,ma accompagna le uve verso il miglior processo che darà in seguito il grande vino di cui parliamo FM.
Grazie dei commenti….e concordo sulle annate su e giu…
Ognuno ai sui gusti ….ed e per questo che esiste il Mondo enologico a 360 gradi….ma confermo che quando io bevo un vino fatto da Cotarella ….il primo bicchiere non chiama il secondo.
In generale sono vini ipermorbidi e prontissimi appena stappati…..con frutto scuro….e lo stesso vale per Ferrini.
Esiste il territorio ??
Il mio vino ideale della Campania ??…..Taurasi di Mastroberardino, ne bevo una bottiglia da solo
Che i vini di Cotarella sono ipermorbidi, prontissimi e tutti uguali e’ vero, difatti il Terra di Lavoro, il Gladius, ed il Vigna Camarato sono praticamente uguali per caratteristiche, impostazione e bevibilita’, qui subentra pero’ il de gustibus non disputandum est….Concordo sul Taurasi di Mastroberardino, sia in versione “base” che Ris. il miglior rosso Campano, ovviamente secondo il mio gusto personale.
Buongiorno, ho assaggiato in momenti diversi 2 bottiglie del Campania IGT Terra di Lavoro 2012 e l ho trovato meraviglioso vero emblema della viticoltura campana col suo blend di Aglianico 80% e Piedirosso 20%
Perfetto gentile sig. Alfredo