Terra di Lavoro 2006 Roccamonfina igt | Voto 91/100
Uva: aglianico, piedirosso
Fascia di prezzo: sopra i 30 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5. Naso 28/30. Palato 28/30. Non Omologazione 30/35
Un grande vino si vede dalla compagnia. Con Bruno De Conciliis e Giovanna Voria abbiamo scelto una serata tra cilentani per rilassarci e chiacchierare liberi: al Bue Rosso di Eboli tra prodotti di territorio e una buona fassona al sangue preparati da Ada D’Amato.
Ancora una volta abbiano potuto constatare la grandezza del Terra di Lavoro. Capita che con il passare degli anni alcuni vini non riescano a piacerci come la prima volta, ma con il rosso di Galardi è esattamente l’opposto: più passa il tempo, più mi muovo, più mi piace da matti. Tra l’altro, rivedendo la memoria di questo blog, mi accorgo che proprio la 2006 era saltata nella verticale che abbiamo fatto a Presenzano lo scorso dicembre.
Un grande vino non ha solo materia perfetta, ha materia viva, capace di portarti all’astrazione. Si fa bere, e soprattutto funziona a tavola perché alla fine della fiera è l’abbinamento quello che veramente conta. I rossi troppo legnosi e dolci, quelli che piacciono di primo impatto ai non bevitori e che molti produttori inseguono, non potranno mai essere grandi vini per questo motivo: non servono, stancano, stufano, non si finiscono.
In questo piano, la Campania esprime due linee autoctone assolutamente tipiche e straordinarie, i Taurasi e i Piedirosso. Ma è con i suoi tre blend d’autore, Montevetrano, Terra di Lavoro e Sabbie di Sopra il Bosco, che a mio giudizio riesce ad esprimere una classicità compiuta e immediatamente intellegibile anche fuori dalla regione.
Lo chiamiamo dopo aver provato un altro paio di rossi e immediatamente sale in cattedra. Anzitutto il naso: frutta, spezie dolci di legno, note fumé che si alternano in continuazione e non stanno mai ferme. Il naso racconta qualcosa ogni qualvolta lo metti dentro il bicchiere, sempre diverse, assolutamente intenso e persistente. Il vino si apre man mano che sale la temperatura, spunta un po’ di liquirizia, appena un po’ di tabacco.
In bocca è un cinema. Non so dire se l’attacco è dolce, perché immediatamente il vino si piazza, di corpo e pieno, in tutto il palato lanciando stimoli continui: il caldo corroborante dell’alcol, l’acidità rinfrancante, il tono dolce della frutta rossa croccante, la speziatura che ritorna, e poi la sapidità. Il sorso è lungo, infinito, la chiusura piacevole e pulita. Il vino è poi perfettamente in equilibrio tra naso e bocca, cosa che succede raramente in Campania se non dopo molti anni di elevamento. Le note dolci fresche invogliano a bere ancora, sempre, sino a quando la bottiglia non è finita.
Un vino delle grandi occasioni. Come la seratina tutta cilentana che ci siamo concessi con Bruno e Giovanna.
Sede a Sessa Aurunca, Località San Carlo. Strada Provinciale Sessa Mignano. Tel. 0823 708900. www.terradilavoro.com. Ettari: 10. Bottiglie prodotte: 30.00. Uve: aglianico e piedirosso. Enologo: Riccardo Cotarella
2 Commenti
I commenti sono chiusi.
Sabbie di Sopra il Bosco è già diventato un blend d’autore ?
già va a braccetto con TdL e Montevetrano?
Io penso che lo stesso produttore di SSB non ancora si riconosce a quell’altezza.
Fra 10 anni probabilmente sarà così, perchè è il tempo che decide; non l’exploit di 2 stagioni.
Stavolta hai ragione Vincenzo. Anche nel dire che mai Giovanni si sentirebbe alla pari
Ma io lo vedo, figlio di un’altra epoca, certo. Ma lo stesso piglio, identici presupposti di grande lancio.