Tendenze in Pizzeria, il grande ritorno alla ruota di carro
La ruota di carro non si può definire tradizionale, ma classica. Nel senso che non è mai passata di moda, né quando da Vico Equense negli anni ‘70 arrivò quella a metro, né con il dilagare della pizza napoletana che gonfia i cornicioni fino all’inverosimile. Il classico non tramonta mai, il tradizionale a volte passa di moda e poi di solito viene recuperato in forma moderna. La pizza a ruota di carro nata nelle viscere di Napoli si è continuata a fare e in questi ultimi anni è sempre più richiesta anche dai più giovani.
Come si mangia la pizza?
Molti pensano che la definizione di ruota di carro deve essere riferita al fatto che i piatti normali non bastano a contenere questo disco che i genere ha un diametro di almeno 35 centimetri. Ma nessuno, mi pare, ha riflettuto su una cosa semplice, elementare: la pizza non si mangiava nel piatto, ma per strada con le mani. Quindi si piegava a quattro e si cominciava dalla punta con il cornicione che alla fine serviva per evitare di sporcarsi.
Viene però allora da chiedersi come mai, dopo che la pizza si è cominciata a mangiare seduti in pizzeria, non si siano usati piatti più larghi.
Beh, in primo luogo dobbiamo dire che nei quartieri “dei signori” il diametro del disco si è subito notevolmente ridotto, appunto per farla stare dentro il piatto dei ristoranti, quindi quando la pizza si è affacciata su Chiaia e al Vomero, ha fatto, usiamo questo eufemismo, una piccola cura dimagrante che ha reso possibile ai «signori» di usare coltello e forchetta anche se resta l’usanza, dopo il classico taglio a quattro, di prendere la fetta con le mani pur stando seduti a tavola. Quindi la pizza quando è stata scoperta dai ricchi è diminuita nella dimensione.
Questo dunque il motivo per cui la pizza a ruota di carro ha resistito nel centro di Napoli sino a diventare, con l’esplosione del fenomeno degli ultimi 25 anni, una vera e propria icona enfatizzata ancora di più dai social che con una foto raccontano un cibo ghiotto e al tempo stesso spettacolare. Nel piatto la ruota di carro sembra enorme nonostante il peso sia sempre lo stesso, oggi sui 280 grammi.
Psicologicamente parlando, il canotto è l’espressione dell’ego del pizzaiolo o, se volete, di una generazione più abituata a pronunciare «io» invece che «noi.
La ruota di carro ha origini ancestrali e sia pure oggi sappiamo che tra i protagonisti ci sono alcune famiglie come Condurro, Pellone, Cacialli non si ha notizia di chi l’abbia inventata mentre sappiamo i nomi della pattuglia di «canottisti»: Francesco e Sasà Martucci, Vitagliano, Bastelli, Lioniello, Sammarco, Capuano tanto per citare i più famosi.
Ecco perchè allora si spiega il ritorno della ruota di carro, ma attenzione: non si torna indietro, ma si ragiona sulla modernità come dimostrano alcuni moderni interpreti come Gino Sorbillo, Angioletto Tramontano, Errico Porzio, Ciro e Salvatore Salvo, i Tutino bros.
Essendo uscito dalle case, il mondo della ristorazione vive con un continuo bisogno di novità, le nuove generazioni si succedono rapidamente con le loro preferenze e dunque, un po’ come torna a volte un genere musicale o uno stile della moda, ecco il ritorno della ruota di carro, ovviamente con il fior di latte e non con la mozzarella di bufala.
Finalmente si comincia a prendere coscienza del grande bluff.In nome dell’innovazione i pizzaiuoli moderni hanno raddoppiato i prezzi e dimezzato il topping con i famigerato canotto.
Perfettissima analisi. Pessima strategia di mercato.
Mai fatto parte del partito “canotto”ma della “zattera”(detta impropriamente ruota di carro)mangiata con le mani nei quattro tempi canonici.PS Classico per classico c’è una spiegazione al fatto che la portafoglio,che io sappia non,è stata mai prevista alla marinara? FRANCESCO
Io la mangio da sempre la marinara a portafoglio.