Taverna Cestia, 50 anni di cucina all’ombra della Piramide
TAVERNA CESTIA
Via della Piramide Cestia, 67
Tel. 06.5743754
Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena
www.tavernacestia.it
Conto sui 45-50 euro
di Virginia Di Falco
E’ un bel ritornare in questo ristorante che ha scapolato il mezzo secolo in perfetta forma. Merito (anche) della nuova generazione, con un’offerta che tiene insieme turisti viaggiatori e clientela affezionata.
Qui ci porti l’amico che vuole mangiare romano, chi vuole solo una pizza scrocchiarella fatta bene nel forno a legna oppure un buon piatto di pesce. Meglio ancora, poi, se hai semplicemente voglia di accompagnare qualche bottiglia: cantina aggiornata e vivace, Valerio Salvi sta sempre in campana.
Anche il servizio lavora bene, ci sono mestiere e la giusta attenzione.
A questo giro, menu marinaro: burro e alici del Cantabrico; alicette fritte, con una buona doratura asciutta e leggera. La parmigiana non c’entra nulla col mare ma, quando c’è, è sempre una irrinunciabile golosità.
Riusciti gli spaghetti con le vongole, molto di più le linguine con totani e carciofi: ricetta super indovinata, che viene voglia di ripetere a casa (anche se stavolta era un po’ troppo acquoso il sughetto sul fondo del piatto).
Un posto dove si mangia bene. Ma, soprattutto, dove si sta bene. Di questi tempi, l’atmosfera rilassata, un rapporto equilibrato tra ciò che prendi e ciò che paghi, l’esperienza che non tradisce stanchezza sono più importanti di sempre. Quindi, si torna.
***************LA NOSTRA VISITA DEL 6 GIUGNO 2019
di Virginia Di Falco
Taverna Cestia sta qui, all’ombra della Piramide, dal 1967. Stessa famiglia, da quando Gioacchino Salvi aprì la sua piccola osteria.
Diventata, nelle mani del figlio Luigi e oggi con l’altro figlio Leonardo e con il nipote Valerio, un ristorante vero e proprio. O meglio, una tavola della tradizione romana che è ristorante se si guarda alla carta, con l’offerta ricca dall’antipasto al dolce, ma che è rimasta osteria nell’anima, a partire dall’accoglienza.
Al di là dei numerosi coperti (circa cento, ben distribuiti tra interno recentemente ristrutturato e spazio esterno), infatti, il modello di Taverna Cestia è molto vicino a quello di trattoria moderna che ricordava, ancora una volta, Carlo Petrini su Repubblica Sapori qualche giorno fa: «dal piacere di accogliere il cliente, farlo stare bene e offrirgli con semplicità e a un prezzo corretto il meglio che il territorio metta loro a disposizione. Un luogo che non insegue le mode, ma spesso le anticipa, non scimmiotta il ristorante importante ed è fiera delle sue radici popolari».
Già. Ammodernarsi senza seguire i diktat modaioli. Qui, ormai alla terza generazione, ci sono arrivati con successo. Una carta che copre l’intero repertorio della cucina romanesca, da una amatriciana eseguita a regola d’arte (la famiglia Salvi viene proprio da Amatrice) a tutto il quinto quarto, a cui si è aggiunta nel corso degli anni una consolidata cucina di mare, grazie a diversi fornitori di fiducia. E poi, ancora, i dolci fatti in casa e una carta dei vini misurata e pensata, che – per dirla con una battuta – va piano ma guarda lontano (Valerio è anche sommelier).
A servire ai tavoli, una squadra di ragazzi che sanno il fatto loro, lavorando con uno spirito di servizio che oggi è davvero merce rara.
Dell’amatriciana abbiamo detto, non perdetevela. La carbonara è un po’ meno convincente, con uovo più spumoso che cremoso, ma qui è davvero questione di gusti. Il giovedì, se non si arriva tardi, da provare gli gnocchi fatti in casa, magari col sugo di castrato.
Insomma, i capitoli del manuale sono ben eseguiti: dal carciofo alla giudìa alla trippa alla romana; dalla coratella con i carciofi all’abbacchio con patate.
Anche il forno a legna dice la sua da cinquant’anni: pizza scrocchiarella e clienti affezionati che vengono qui solo per lei.
Un posto confortevole e sicuro, dove riesci a mangiar bene anche sotto i 30 euro. E di cui si parla poco. Ma forse è meglio così.