Taurasi 2003 docg Di Meo, il migliore di tutti |Voto 88/100
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: sui 25-30 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista: 5/5. Naso: 25/30. Palato: 26/30. Non omologazione: 32/35
Finalmente. Finalmente. Finalmente. Un Taurasi 2003 che non ti costringe a scrivere: buona acidità nonostante l’annata sicccitosa. No, perché questo è un Taurasi perfetto, sottile, elegante, lungo e fresco.
Naturalmente a monte ci deve sempre essere un progetto culturale prima ancora che colturale, non a caso Roberto è il primo produttore di Coda di Volpe in Irpinia con ben 30.000 bottiglie in un territorio dove quasi tutta l’hanno abbandonata per buttarsi sulla Falanghina del Sannio.
Ma soprattutto, nonostante le dimensioni medie, 20 ettari di proprietà più 15 in gestione, 300.000 bottiglie, la storica azienda Di Meo, fondata ufficialmente quando Roberto completò gli studi, nel 1986, prima vendemmia 1990 ha il GIUSTO rapporto che una cantina a vocazione bianchista deve avere con il Taurasi: magari farlo, ma con grande serietà.
Impallidisco a vedere come giovani degustatori, anche preparati, siano assolutamente disarmati rispetto agli tsunami modaioli del momento e facciano aperture di credito aggratìs come si dice a Napoli a bottiglie senza storia e senza fiducia nel futuro. Ma, ripensandoci, anche io ne ho fatti di errori quando ero alle prime armi e la critica è un po’ come il vino, si impara facendola.
Di Meo esce solo con la Riserva, e non tutti gli anni. Proprio come Strizziero, ha saltato il 2002 e non farà il 2010. Questo non vuol dire dover imporre a tutti i produttori queste scelte, ma sono significative se ci si occupa di questo disciplinare e si pretende di dare indicazioni valide. Poi, lo sappiamo, ora tutti i vini sono buoni.
Sicchè l’ultima uscita di Roberto Di Meo, presidente dell’Assoenologi campani, è la 2003 e solo adesso, continuo il parallelo con Struzziero, sta per uscire con la 2004. Poi il vino sarà o non sarà, ma sicuramente l’impostazione è quella giusta, giustissima. Quella della necessità del tempo all’Aglianico. Come della necessità della lievitazione lunga della pizza e del pane, perché quello che si guadagna, di tempo, in lavorazione lo si perde in digeribilità.
Mi ha colpito, di questo Taurasi, la sottilezza, la finezza: due temi che mi riportano alla mente qualcosa di cui già mi è capitato di scrivere, di come sovente i vini somigliano a chi li fa, perché poi devono piacere anche a chi li produce. Mai il carattere schivo e riservato di Roberto potrebbe proporre un rosso esuberante di spezie e dolcezze al naso e materia da tagliare a fette in bocca.
In bocca cammina molto bene, proprio come i suoi fratelli bianchi: ha dinamicità, allunga il passo.
Va da se che in questo caso c’è visibile passo indietro del legno, dopo la svolta produttiva 1998-2000 che sembrava adeguarsi alla moda imperante del momento, Roberto ha smesso di comprare barrique nuove, usa quelle vecchie e i tonneaux e una piccola percentuale di vino resta in acciaio, quella forse che più di altre regala toni di frutta rossa croccante al bicchiere.
Cosa dire ancora? Sì, il vino ha lunga vita e che non ho bevuto un Taurasi 2003 migliore di questo.
Sede a Salza Irpina, Contrada Coccovoni. Tel. 0825.981419. www.dimeo.it. Enologo: Roberto Di Meo. Ettari: 20 di proprietà e 15 in gestione. Bottiglie prodotte: 300.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, Greco di Tufo, coda di volpe e falanghina.
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
caro presidente come ti accennava il segretario conserva qualche bottiglia per gli amici ……
non sò cosa offrirti per baratto ….ma qualcosa si trova
Non temere Gerardo, se mi ci metto ti faccio venire affascinante anche a te :; )
caro roberto, ho sempre detto che era buono il tuo taurasi. GIURO!
secondo me alla prossima riunione ti tocca portare un cartoncino….
saluti a tutti!
f