Sushimania: il giapponese batte la cucina di mammà?
di Ugo Marchionne
Sushi o pasta? California Roll o pizza margherita? That is the question. So che la domanda può sembrare banale o quantomeno scontata, ma a ben vedere non lo è affatto, anzi. Il successo universale del sushi, soprattutto tra i giovani ci pone di fronte ad un interessante quesito: che ne sarà della cucina tradizionale?
Moltissimi infatti, sempre più spesso tendono preferire una cena a base di Rolls, ad una pizza o ad una sana e tradizionale spaghettata. Ma perchè?
Certamente la cucina giapponese ed il sushi in particolar modo rappresenta il nuovo che avanza, la moda, la tendenza, il fattore trendy. Ovunque nel mondo infatti, la varietà dei concept su cui si fonda la cucina giapponese e l’eterogeneità delle proposte ha fatto si che questo tipo di proposta gastronomica è riuscita a soppiantare completamente la cucina tradizionale a vario titolo e livello, soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani. Dagli Stati Uniti al Sud America fino al Regno Unito la popolarità del sushi è spaventosa, senza contare poi gli enormi introiti che da esso si ricavano. Londra, New York, Rio de Janeiro, oramai sono città diventate una Tsukiji a cielo aperto, con ristoranti e sushi bar che aprono un pò dovunque a ritmo continuo. E in Italia?
In Italia la situazione è ancor diversa. La cucina giapponese ed il sushi nonostante abbia letteralmente spopolato, di fatto resiste la tradizione gastronomica italiana. Perchè?
La risposta è semplice. Le radici della cucina italiana sono radicate nel patrimonio culturale e sociale di noi italiani, al Nord come al Sud. Banalmente, volete mettere uno spaghetto al pomodoro, una lasagna o una bella bistecca alla fiorentina con un sushi set o una selezione omakase di Nigiri? Per carità! Analizzando l’aspetto scientifico della comparazione, non c’è minimamente paragone tra la fascia aromatica delle preparazioni e delle ricette tipiche della dieta mediterranea e della cucina italiana in particolare, con la complessità sofisticata ma un pò anemica della tradizione nipponica. Il profumo di un arrosto al forno con le patate, il sapore di una genovese, il rumore del ragù che sta pippiando da ore sul fuoco non sarà mai lontanamente paragonabile al riso bollito e alla salinità della salsa di soia.
Partita persa allora? Beh, non ci scommetterei così tanto. Così come è vero che la cucina italiana resterà sempre un classico intramontabile dall’ altro lato è pure vero che la tradizione perde terreno. Un po’ perché oramai è divenuta un ripetitivo cliche, un po’ perchè gli chef televisivi e non ci stanno facendo scoprire una cucina prettamente minimalista, artistica e di concetto, da un lato un po’ allontanandoci dalle cucine di casa, dall’altro abituandoci ad un cibo per gli occhi prima che per la bocca, caratteristica che il sushi rispecchia a pieno.
Altro punto in più per il food del Sol Levante è la praticità nel trasporto in versione take away. Comodo, compatto, pratico, maneggevole e veloce da mangiare. L’ideale di cibo di una società caotica, indaffarata e frenetica come la nostra.
Dite la verità, ma voi lo avete mai visto un take out di braciole, ragù e friarielli?
Però, a ben pensarci, senza nulla togliere al sushi o al sashimi, se devo pensare al mio ideale di cucina di mare, io non penso al Dragon Roll ma ad un sontuoso spaghetto alle vongole con annessi e connessi. Puro idillio dei sensi, ode allo scoglio, trionfo del mare, monumento di bontà. Scolato bello al dente e sciuliariello, mantecato perfettamente e scorrevole al palato.
Poi si sa, la contaminazione in terra d’Italia è d’obbligo. Basti pensare a quante tartare e a quanto sushi oramai implica l’impiego del freschissimo pescato locale. Il successo nel nostro paese a mio modestissimo avviso è stato anche garantito dalla qualità assoluta del pescato dei nostri mare, che primeggia in fatto a bontà e varietà. Un esempio su tutti? I gamberi rossi di Mazara del Vallo o di Santa Margherita Ligure, non c’è confronto con i gamberi jumbo giapponesi che si trovano in acque fredde o con i minuscoli gamberi di Nagoya che vengono tradizionalmente serviti fritti. Per carità, il nostro pescato è tutta un altra storia!
Insomma le squadre in campo si sono schierate e la partita è cominciata. Fermo restando che la cultura e il progresso significano scambio e interazione. E non c’è innovazione senza tradizione e non c’è tradizione senza modernità.
Voi che scegliereste……Pizza o Sushi?