#stwEATterature / Riviera Ligure di Ponente Pigato Le Russeghine: incontro fortuito tra le annate 2003 e 2019. Azienda Agricola Bruna
di Fabrizio Scarpato
Sul tavolo una mezza forma di formaggio da latte di mucca cabannina: gentilmente potente, la forza che si esprime attraverso dritti fili d’erba, magari diventati fieno, qualche fiore qua e là, a impreziosire il gusto dolce acido del latte. Capitato lì, nemmeno tanto per caso, sgomita un bicchiere di Russeghine 2003: diciassette anni di pigato, tanto scapigliato da farsi arancione. Qui la macerazione non c’entra nulla, non era il tempo, è solo, si fa per dire, ossidazione: arancio brillante e profumo di cedro leggermente candito, di albicocca e frutta nemmeno troppo matura, anzi ancora acidula, un sorso ancora intatto per sapidità e pimpantezza. Ne ribevi e non credi alle tue papille.
Finché un giorno ti versano un Russeghine 2019: paglierino dorato, gli stessi agrumi declinati attorno al pompelmo, la stessa frutta, lo stesso corpo che rende la beva appagante. Solo qualche fiore bianco e cenni di erbe aromatiche, per non dire la sensazione di esile effervescenza che fa capo alla peculiarissima mineralità, lo distinguono da quel suo antenato. Tanto equilibrio, un sorso davvero a modo, compiutamente notevole. Tanto che ti sfiora la sensazione che fosse più scalciante e irriverente quel flacone con la vecchia etichetta di inizio millennio, rispetto a questo, che appare più accondiscendente, come forse è giusto che sia, perché è il 2019 che oggi deve farsi largo sul mercato. Ci riesce alla grande, non senza lasciare, tuttavia, una sensazione in direzione contraria, un ribaltamento del millesimo in termini di forza e imprevedibilità: qualcosa di simile alla lunga vita di Benjamin Button.