#stwEATterature / Colli di Luni Vermentino Etichetta Nera 2019, Cantine Lunae – Bosoni
di Fabrizio Scarpato
A volte i vini sono quadrati: sbang, ti si piazzano lì e non li smuovi. Un modo come un altro per spiegare concetti solidi come equilibrio e armonia. Va senza dire che potrebbero intrigare di più vini triangolari, a testa in giù o a testa in su, a seconda di come ti spiazzano aprendo o restringendo l’orizzonte gustolfattivo. Poi ci sono i rettangoli, come questo Etichetta Nera, ben saldo sul lato acido e ben chiuso dalla nota amaricante propria del vermentino di quelle parti. Ma ai lati si allunga, si distende: da una parte attraverso profumi di macchia mediterranea e erbe aromatiche, dall’altro giocando su note fruttate non troppo leggiadre, al contrario piuttosto tese, agrumate di cedro o dalle parti dell’albicocca e della susina poco mature, mescolando frutto e piccoli fiori gialli, forse ginestra, magari margherite o camomilla. A dire il vero, per quanto solido, il rettangolo appare come un parellelepipedo verticale, un monòlito nero, forse, piantato a miracol mostrare su un crinale dei Colli di Luni, come in 2001 Odissea dello Spazio. In effetti questo vermentino è da tempo tra le tre o quattro bottiglie che più compiutamente rappresentano l’areale, tra quei pochi bicchieri che hanno in qualche modo aperto la strada, indicando la via, senza perdere di vista una sana e contadina concretezza. Eppure scimmie antropomorfe si sono spaccate le ossa contro quella Etichetta Nera levigata e potente, dalle proporzioni perfette, le stesse che ritrovi nel sorso, pieno e appagante. Also sprach Zarathustra. Preistoria, ormai. E il monòlito se ne sta lì, tetragono ed educato. Pure troppo.