Stupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 Carbone
di Enrico Malgi
Domanda facile, facile: qual è il più vocato areale dove si coltiva il migliore Aglianico, vitigno principe di tutto il Mezzogiorno d’Italia? Sento già le voci in sottofondo: in Irpinia naturalmente, no nel Sannio, ah sì e che dire del Casertano, oppure del Cilento o del Vesuviano? E se uscissimo dalla Campania per andare nel Molise, oppure in Puglia, o ancora meglio in Basilicata e precisamente nel Vulture? O magari se preferite ci si può spostare addirittura fuori dall’Italia in Australia o in California? Bla, bla, bla e così all’infinito. Bene, senza fare delle personali classifiche si può sicuramente affermare che l’Aglianico si trova benissimo in tutti questi territori, a patto che la pianta sia collocata possibilmente in collina e su terreno argilloso e magari anche di origine vulcanica come quasi tutte le aree sopra menzionate.
Fatta questa doverosa premessa, prendo spunto da un’ottima ed emblematica bottiglia datata che ho assaggiato in questi giorni: Stupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 dell’azienda vinicola dei fratelli Sara e Luca Carbone di Melfi. Etichetta dedicata a Federico II di Svevia.
Aglianico in purezza raccolto da vecchie vigne dei Piani dell’Incoronata di oltre 50 anni, su un terreno vulcanico ai piedi del monte Vulture a 550 metri di altitudine. Vendemmia manuale effettuata l’ultima settimana di ottobre. Macerazione sulle bucce per 14 giorni in piccoli contenitori di acciaio a temperatura controllata in grotte di tufo a umidità naturale. Dopo la fermentazione malolattica, il vino matura per un anno in tonneaux e poi affina in vetro per altri due anni. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo orientativo attuale sui 30,00 euro. Millesimo questo che avevo già assaggiato a dicembre 2019.
Calice tinto da uno scintillante cromatismo rosso rubino, che vira verso il granato. Bouquet gelosamente depositario di una molteplicità di profumi, che si accostano al naso per essere decifrati. L’incipit rileva subito espansivi, collusivi e deliziosi aromi fruttati di ciliegia, prugna, drupe del sottobosco e parvenze puramente esotiche. Di concerto il naso intercetta poi gradevoli e variegate percezioni di viola, rosa damascena, erbe aromatiche, e sentori speziati di noce moscata, chiodi di garofano, pepe nero e zenzero. All’appello non mancano poi voluttuose essenze terziarie di tabacco, liquirizia, caffè, cioccolato fondente, incenso e goudron e note empireumatiche. Impatto del sorso sulla lingua sublimato da un gusto decisamente avvolgente, voluminoso, polposo, schietto, arrotondato, tonico, solido, balsamico, rigoroso, corroborante, pimpante, armonico, complesso, strutturato, minerale, sulfureo, pulito e sferzante di freschezza. Sorso profondo, compatto e serrato di un vino dal carattere espressivo e confortato da un palato di grande nerbo. Tannini piacevolmente morbidi, affusolati e connotati da ottima tessitura. Legno ben dosato e non invasivo. Potenziale di conservazione ancora integro. Affondo finale travolgente, appagante, persistente, epicureo e leggermente amarognolo. Perfetto in abbinamento ad un piatto di pasta al ragù e carne con broccoli e peperoni e formaggio pecorino canestrato di Moliterno.
Davvero un capolavoro questo Stupor Mundi della famiglia Carbone, che interpreta alla perfezione il territorio vulturino con stile gourmand e che avvalora l’eccellente produzione vitivinicola di tutta la Basilicata, giustamente collocata ai vertici dei migliori Aglianico. Alè!
Azienda Vinicola Carbone
Melfi (Pz) – Via Nitti, 48
Cell. 348 2338900 – 328 2814344
info@carbonevini.it – www.carbonevini.it
Ettari vitati: 8 – Bottiglie prodotte: 35.000
Vitigni: Aglianico e Fiano
Scheda del 9 dicembre 2019
![Spupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 Carbone vini](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2019/12/Spupor-Mundi-Aglianico-del-Vulture-Doc-2014-Carbone-vini-e1575651300182.jpg)
Spupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 Carbone vini
di Enrico Malgi
L’areale del Vulture rappresenta un territorio unico nel panorama vitivinicolo meridionale, pur utilizzando in maggior parte le stesse uve di Aglianico come avviene ormai in tutte le regioni ed i comprensori del sud Italia. Ma qui aleggia qualcosa di diverso, quasi di magico che fa risaltare i vini che vi si producono. Si tratta di un Aglianico sicuramente differente rispetto a quello che si produce in Irpinia e nel Sannio, pur condividendo con questi territori la stessa natura vulcanica del terreno, l’altitudine e la posizione geografica interna senza l’influenza del mare vicino. L’Aglianico qui ha una propria impronta e possiede una sua spiccata personalità che lasciano il segno e lo rendono subito riconoscibile ed approcciabile.
![Controetichetta Stupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 Carbone vini](https://www.lucianopignataro.it/wp-content/uploads/2019/12/Controetichetta-Stupor-Mundi-Aglianico-del-Vulture-Doc-2014-Carbone-vini-e1575651346325.jpg)
Controetichetta Stupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 Carbone vini
Come l’ottimo Aglianico che producono i fratelli Sara e Luca Carbone di Melfi per esempio nelle loro quattro versioni, differenti soltanto per il tempo che trascorre durante il periodo di maturazione del vino ed il contenitore impiegato. In questo frangente si tratta dell’etichetta Stupor Mundi Aglianico del Vulture Doc 2014 (dedicato a Federico II di Svevia), che all’edizione 2019 di Radici del Sud ha conquistato una meritata seconda piazza ex aequo da parte della giuria dei Wine Buyers nella propria categoria di appartenenza. In precedenza il 400 Some Aglianico del Vulture 2011 della stessa azienda aveva sfiorato l’en plein a Radici 2014, dove si era piazzato al primo e secondo posto. Come si dice? Buon sangue (o meglio ancora buon vino!) non mente.
Aglianico allevato a 550 metri di altezza su un terreno di natura vulcanica. Età delle viti di 45 anni. Vendemmia effettuata nella terza settimana di ottobre. Macerazione sulle bucce per quindici giorni in piccoli fermentini di acciaio a temperatura controllata. Dopo la fermentazione malolattica il vino è transitato in tonneaux riposti in grotte di tufo per un anno. Tasso alcolico di quattordici gradi. Prezzo in enoteca intorno ai 25,00 euro.
Veste cromatica bellamente luccicante di rosso rubino non eccessivamente carico. L’affascinante bouquet prende subito in ostaggio le narici, costringendole ad annusare tutta la vasta gamma di intensi profumi emanati. Elevate risultano soprattutto le note fruttate di sottobosco, di marasca e di susina, intersecate subito a nitide percezioni speziate di noce moscata, chiodi di garofano e vaniglia. Al naso si avvertono poi nuances resinose, sulfuree, catramatose, sapide e minerali. Coté balsamico, tabaccoso e cioccolatoso di ottima rilevanza. Approccio del sorso in bocca segnato da un rigore seducente ed aristocratico e permeato da una silhouette austera, fine, armonica, corroborante, energica e ben equilibrata. Tannini imperiali e ben masticabili. Legno sicuramente ottimamente dosato e senza prevaricare. Solida l’intelaiatura portante per un gusto pieno, voluttuoso, complesso, raffinato ed elegante nel suo incedere sicuro fino alla meta finale. Ed infatti il retroamoma si conferma sublime e persistente. Sulla classica cucina di terra lucana. Un grande vino davvero, che ben rappresenta questa tipologia territoriale e che certamente durerà ancora per lungo tempo.
Sede a Melfi (Pz) – Via Nitti, 48
Tel. 348 2338900 – info@carbonevini.it – www.carbonevini.it
Enologo: Luca Carbone
Ettari vitati: 8 – Bottiglie prodotte: 35.000 – Vitigni: Aglianico e Fiano
Una bottiglia con un’etichetta così bella e per di più raffigurante Federico secondo(una delle menti più brillanti che l’Europa abbia mai avuto) merita,anche solo per questo ,di essere presa in seria considerazione ma conosciamo i vini di Carbone e li apprezziamo per la loro intrinseca qualità e,per finire,vorrei solo ribadire che per meglio apprezzare L’AGLIANICO non ci si può fermare solo ad assaggiare ma obbligatoriamente qualche cosa di appropriato bisognerebbe sempre masticare.FM
Caro Francesco, da grande intenditore vedo che confermi le mie impressioni. Sul fatto di abbinare questo vino ad un cibo adatto mi trovi del tutto consenziente. Personalmente l’ho testato su una bella costatella di suino, anche se per le sue versatili potenzialità il vino può avere molteplici compagni di avventura.
Mi permetto di suggerire l’ abbinamento con il caciocavallo podolico invecchiato in grotta di Melfi o il Pecorino di Filiano se si rimane in zona, altrimenti con una bella fettina di gorgonzola L’angelo.
Carpe Diem
A parte il gorgonzola, sono d’accordo con lei sig. Denny con l’abbinamento di caciocavallo e pecorino.