Locuzioni e storie nelle terre del Falerno
di Teresa Mincione
L’evento “Locuzioni e storie nelle terre del Falerno”organizzato nell’oratorio San Mauro di Mondragone, nel cuore del quartiere Sant’ Angelo, ha visto in scena il Falerno e le sue declinazioni. Sapientemente organizzata a due mani da Pietro Alfieri, agronomo e importatore di vino italiano in Cina e Umberto Cinque, attuale presidente dell’organizzazione produttori “Domitia Felix”, la convention ha saputo, con successo, mettere in risalto le peculiarità e le bellezze di un areale che affonda le radici nella storia di oltre duemila anni.
Il sindaco Virgilio Pacifico, a più riprese, ha evidenziato l’importanza della comunione tra i comuni dell’areale e l’entusiasmo nella valorizzazione e comunicazione del proprio territorio intriso di Falerno. Pietro Alfieri ha diretto gli interventi dei relatori e degustatori Piero Gabriele (degustatore Ais e responsabile comunicazione Ais Campania) e miei (slow wine) Attraverso le storie di sei aziende del terrirorio, abbiamo condotto i partecipanti in un viaggio virtuale tra le peculiarità dell’areale chiamato dagli antichi Ager Falernus e le preziosità di quel vino tanto decantato da poeti, filosofi e scrittori quale il Falerno. Falanghina, Aglianico, Piedirosso e Primitivo sono stati i protagonisti dei dieci calici in degustazione (cinque bianchi e cinque rossi), che attraverso le voci dei degustatori, si sono svelati nella straordinaria tipicità e riconoscibilità, carattere e poliedricità (soprattutto per le diverse aree di provenienza). Si è viaggiato tra i territori di Falciano del Massico con Cantina Papa, di Carinola con Fattoria Pagano, di Casale di Carinola con l’azienda Bianchini Rossetti, di Sessa Aurunca con l’azienda Falernia, in località Fasani con l’azienda Collefasani e di Cellole con Villa Matilde.
Come dar torto a Marziale, per il quale il Falerno era un vino immortale, se dopo oltre duemila anni, questo vino è più moderno e attuale che mai? O come smentire che sia stata la prima doc dell’antichità? Impossibile est, avrebbero detto i filosofi.
Questo piccolo areale e il suo terroir, costituiscono un pezzo importantissimo della storia enologica italiana, fosse altro o solo per la storia di cui sono intrisi i suoi territori e per le peculiarità dei vitigni che caratterizzano la doc Falerno. Un dato questo di estrema rilevanza. Importante la presenza dei produttori come Antonio Papa per Cantina Papa, Angelo Pagano per Fattoria Pagano e Mario Di Lorenzo per l’azienda Falernia.
Ai calici..
4 Assi Falerno del Massico Rosso 2011 Falernia
(95% Aglianico 5% Piedirosso)
Siamo nel comune di Carinola in località Ventaroli (CE) nel comune di Sessa Aurunca.
Un’azienda che nasce da un progetto di quattro soci di rivalutazione dell’agro Falerno. Il “Consorzio Produttori del Falerno” nasceva nel 2009 come iniziativa di alcune singole aziende che pur mantenendo intatte la propria tipicità e singolarità decisero di collaborare nella parte “hardware” della produzione. Le aziende superstiti di tale progetto, fusero le singole produzioni per dar vita, nel 2016, al Falerno di Falernia. Ad oggi, la superficie vitata complessiva di tutte e 4 le aziende si aggira sui 5 ha. Il calice di 4 Assi nasce dai vigneti di 9-12 anni allocati su un suolo argilloso – tufaceo posizionato ad un’altitudine di 200- 250 mt s.l.m..
Dopo una soffice diraspapigiatura e rimontati alternati a follature di vinacce e delestage, IL 4 Assi fermenta a temperatura controllata e svolge malolattica. Macera prolungatamene sulle vinacce a seconda dell’annata e affina come da disciplinare e successivamente in bottiglia.
Rubino luminoso. All’olfatto è schietto e composto. Un bouquet che spazia dai toni caldi di cacao amaro, tabacco scuro, bacche di pepe nero e carruba alla croccantezza di un frutto rosso e carnoso. Al gusto è semplice e immediato anche nel tannino. La sapidità è la traccia principale che veicola il sorso in chiusura.
Angelus Falerno del Messico Rosso 2011 Fattoria Pagano
(Aglianico Taurasi 80% Piedirosso 20%)
A Casale di Carinola tra il Monte Massico e la Via Appia, l’azienda Fattoria Pagano è un’altra delle piccole realtà in crescita in un territorio tanto grande quanto prezioso.
Da dodici anni, Antonio Pagano, dottore commercialista, porta avanti la valorizzazione del territorio e la diffusione del vino Falerno. Oggi l’azienda vede alla direzione e gestione sia la prima che la seconda generazione:Antonio e Angelo Pagano. I vigneti di proprietà si estendono su due terrazzamenti a Casale di Carionola in un’alternarsi di vigne di Falanghina, Aglianico e Piedirosso piantate nel 2002, nel 2003 e nel 2004.
Alle spalle del vulcano spento di Roccamonfina, ad appena 5 km in linea d’aria dal mare, ci sono le vigne più vecchie della proprietà Pagano , di ben 70 anni, ubicate tra i 270 e 300 mt s.l.m.. L’ Angelus è il vino di punta dell’azienda a cui è riservato un affinamento in barriques di 18 mesi e un affinamento in bottiglia di 24 mesi.
Rubino luminoso dalla trama non serrata. Le matrici principali di questo calice si rintracciano nelle note balsamiche e empireumatiche che si svelano sin dalle prime olfazioni. Noce moscata, cannella, chiodi di garofano, caffè. Non mancano echi di composta di frutta, ribes nero. Nei successivi rintocchi tracce di macchia mediterranea, arancia sanguinella. L’influenza del legno si avverte ma non è aggressiva. Al palato è ruggente dal tannino turgido e integrato. Un calice che racconta la sua giovinezza ma al tempo stesso esprime buona freschezza e buon rapporto della componente acido- sapida.
Saulo Falerno del Massico Riserva Dop Biologico Rosso 2012 Bianchini Rossetti
(Aglianico95% Piedirosso 5%)
Siamo a Casale di Carinola, sulla panoramica e assolata collina di San Paolo (da cui il calice prende il nome). Nel 1880 la la famiglia Bianchini, già produceva vino e dopo anni passati l’imperativo, ad un certo punto, fu quello di recuperare l’azienda di famiglia. Nasceva così l’azienda agricola Bianchini Rossetti, condotta da Tony Rossetti e dallo zio Francesco Bianchini. Nel 2006 la prima produzione. I tre ha di proprietà sono allevati a Guyot sulle pendici del Massico a 300m slm, su suolo vulcanico tufaceo. Il Saulo fermenta in vinificatori di acciaio inox a temperatura controllata con utilizzo di lieviti selezionati, certificati biologici. Affina 24 mesi in botti di rovere da 1hl (menzione riserva) e 12 mesi in bottiglia
Rubino luminoso. Note di macchia mediterranea, intensi sentori di caffè in grani, noce moscata, cuoio, chiodi di garofano, tabacco da pipa. Cacao amaro e radice di pino.La traccia ematico- minerale è di immediata percezione. Al gusto è fresco, sapido e di buon corpo. I richiami scuri sentiti all’olfatto ritornano senza interferenze. Chiusura gradevole che sfuma sulle spezie nel finale.
Lapilli Doc Falerno del Massico Primitivo 2015 Collefasani
(Primitivo 95% Aglianico 5%)
In località Fasani, a Sessa Aurunca, centro adagiato sul litorale domizio, l’azienda Collefasani nasce nel 2007 e vanta ben 8 ha di proprietà suddivisi in 5 ha vitati e 2 ha destinati alla produzione di olio. L’esposizione dei vigneti è a sud- est e est- ovest. Le varietà coltivate sono Falanghina, Aglianico e Piedirosso, con cui si producono rispettivamente Falerno Bianco e Rosso. I terreni sono di origine vulcanica con struttura argillosa e sabbiosa. La passione del generale Fabrocile e l’amore della famiglia Verrengia per il territorio Aurunco crearono un binomio utile per la realizzazione di un’azienda vitivinicola tanto che nel 2011 si è avuta la conversione della proprietà in azienda agricola per la produzione di vini i qualità.
Nel Lapilli, il cui nome eredita l’evocazione dell’origine vulcanica dei lapilli, le uve sono vinificate separatamente, fermentano in acciaio da 100 hl e macerano circa 20 giorni a temperatura controllata a 25° durante i quali si eseguono quotidianamente numerosi rimontaggi. Trascorso tale periodo, il vino viene trasferito in silos di acciaio per la stabilizzazione e per continuare l’affinamento. Prima di uscire sul mercato fa un ulteriore affinamento non inferiore a tre mesi.
Rubino tendente al granato. Al naso è più introverso dei precedenti calici. Sentori di mora, fungo, cacao, humus. Melagrana. All’assaggio è mascolino e grintoso. Rivela un buon corpo e una gradevolezza del tannino seppur ancora da smussare. La voce del Primitivo si avverte chiaramente anche nella tipicità della traccia sapida. Buona la spalla acida in chiusura.
Campantuono Falerno del Massico 2016 Cantina Papa
(Primitivo 100%)
Siamo a Falciano del Massico, piccolo centro dell’areale Falerno in cui la famiglia Papa ha lavorato la vite dall’inizio degli anni 90. Oggi è Antonio, ultima generazione, ad aver impresso la spinta per vinificare ed etichettare utlizzando solo unicamente il Primitivo, vitigno arrivato qui alla fine dell’800 e bene acclimatato. Un viticultore e un cultore del territorio che ha fatto della precisione e della qualità il suo stendardo. Un piccolo vigneron che ha scelto di elaborare un Falerno da uve Primitivo ben riuscendo, soprattutto con il Campantuono, a offrire non soltanto struttura e potenza ma anche morbidezza e, quel che più conta, eleganza. Compito difficile, certamente, ma assicurato (soprattutto in determinate annate). Il Campantuono, vino di punta dell’azienda, nasce da viti di 100 anni tra i 200 e i 270 mt s.l.m.. che insistono su terreni argillo-sabbiosi. Il Campantuono 2016 è il campione più giovane della batteria e non lo nasconde la nuance porpora dalle venature violacee. Il bouquet è finemente tipico e immediato. Netto è il fruttato nei sentori di mora, marasca, ciliegia croccante. Impressiona il ricordo di pepe nero, tabacco fresco, arancia rossa. I sentori sono giovani e esprimono grande pulizia olfattiva. Chiodi di garofano, liquirizia. La voce del Primitivo è possente ma ben tratteggiata. Al palato è corpulento, vigoroso come solo il Primitivo sa essere e l’alto grado alcolico, è ben domato dalla freschezza. Il tannino racconta la giovane età ma è ben proiettato anche nelle sensazioni soporifere. Buona chiusura di bocca. Un calice dall’aspetto femminile ma dal carattere tutto mascolino.
Riflessioni
La promozione del territorio è una luce essenziale per la crescita della cultura del vino del territorio e assume una rilevanza maggiore e di pregio quando a fare da sostegno sono le istituzioni. La presenza del primo cittadino, dott. Virgilio Pacifico, schierato in prima persona nell’organizzazione e nel sostegno della manifestazione, è stata foriera di un messaggio di unione e volontà. La valorizzazione del territorio se da un lato deve passare per la presa di coscienza delle proprie radici, della propria storia, della propria cultura enologica, nonché del potenziale del proprio terroir, dall’altro deve contare, ancor più, su una convinta intesa tra le aziende dell’areale. La presenza in sala di una scolaresca locale (ISISS di Mondragone e del corpo docenti) ha offerto un importante segnale di apertura alla cultura del vino anche da parte degli istituti di formazione. E’ questo il futuro del Falerno: essere percepito e percepibile, in una dimensione multilivello, dalle diverse generazioni.
L’evento a Mondragone, seppur nel piccolo nucleo, ha dimostrato attenzione e giusta direzione. Conoscenza, consapevolezza e cooperazione sono le giuste coordinate. L’ager Falernus è si una piccola realtà all’interno del panorama vitivinicolo italiano, ma, certamente, una piccola e preziosa risorsa.
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Viva il Falerno.