Slow White, morfologia del Greco di Tufo. I migliori del 2008


Mattoni di tufo giallo

Abbiamo fatto una ricognizione seria, vera, di buona approssimazione: 50 vini provati in quattro sedute senza leggere le etichette dell’annata 2008. Così il gruppo di lavoro della Guida Slow Wine di Slow Food ha iniziato a mappare il territorio a livello gustativo.

Voglio trasferirvi qui le mie impressioni al termine di questa esaltante cavalcata

Il territorio docg del Greco di Tufo in provincia di Avellino

La 2008 è stata sicuramente una buona annata: quasi tutti i Greco hanno manifestato spiccata freschezza, nessun problema di particolare rilievo.
Complessivamente esce fuori il ritratto di un grande bianco da pasto. Forse non sarà forse mai il vino delle vostre emozioni, ma sicuramente potrete sempre aprirlo quando siete a tavola con quasi tutto il cibo inventato dall’umanità e vi troverete bene: acidità, corpo, sapidità sono le caratteristiche di questo bicchiere sicuramente meno elegante e aromatico del Fiano, ma indispensabile.

Una conferma viene dai tempi di beva: il Greco di Tufo andrebbe bevuto esattamente quando lo abbiamo saggiato noi, cioé almeno un anno e mezzo dopo la vendemmia, due ad essere precisi. Ossia scapolare le sue prime due estati di vita.

In tal modo il vino si riequilibria in bottiglia e trova un suo assestamento che è destinato a durare per molti anni. Anche se non dobbiamo aspettarci niente di ulteriormente significativo, salvo ovviamente piacevole smentita, da una lunga attesa. Mentre un Fiano, persino una Falanghina, possono riservare grandi sorprese.

Questa visione non tende affatto sminuire l’uva, è anzi la spiegazione del suo enorme successo. Proprio per questo è la prima bottiglia che si stappa al ristorante, come dimostra il mercato in costante crescita. In questo decennio non c’è mai stato un momento di crisi per questa uva e per il suo vino.

Per questo motivo il Greco è buon compagno nei blend, anche se ormai quasi più nessuno ci pensa.

Tufo, Irpinia

In linea di massima ho individuato tre grandi linee interpretative
1-La prima, che afferisce alle numerose piccole aziende sorte in questi anni nel ristretto comprensorio della docg, non fa molti sconti alla piacevolezza, ma esprime il territorio nella maniera più immediata e diretta. Il naso è contraddistinto nettamente da note di zolfo, un po’ di agrumato. In bocca la sapidità è assoluta, come quando capita di bere acqua di mare.
Si tratta di vini per amatori, intenditori, comunque per persone che hanno esperienza o, di converso, che amano semplicemente accompagnare il vino al cibo e basta.

2-C’è poi la linea della banalizzazione dell’uva attraverso iniziezioni di dosi massicce di banana, ananas, dolcezze in generale. Non a caso protagoniste di questa tendenza sono spesso aziende il cui cuore operativo è fuori provincia e che trasformano il Greco in qualcosa di indecifrabile, asettico. Il terribile gusto internazionale che gioca le carte sul fascino esercitato dal nome dell’uva e non dal frutto.
Non parliamo di vini enologicamente scorretti, ma di idea del bere assolutamente sballata, retrò e perdente perché gli stessi sentori si ottengono con chardonnay del nuovo mondo o con trebbiani a prezzi molto più basi. Non si punta alla educazione e dei consumatori, ma si poggia sulla cronicità del loro analfabetismo papilloso.

3-Tra questi due estremi, virtuoso e peccaminoso, ci sono i vini delle aziende che puntano ad una sorta di compromesso tra i toni muscolari del greco, spesso lasciato intonso in bocca, e i profumi di frutto al naso per non allarmare il cliente medio con il troppo zolfo. La mediazione tra mineralità e frutta porta nelle annate buona e discreti risultati, in genere siamo in presenza di vini bevibili e godibili.

Mi si dirà che queste tre linee di condotta sono presenti in ogni vitigno o zona di produzione italiana.
Vero, ma la diversità è che adesso con il Greco abbiamo una idea chiara e precisa grazie al panorama quasi interamente attraversato nella produzione 2008.

Un tipico grappolo di Greco di Tufo

In conclusione: i vini che ci sono piaciuti di più sono stati

Antico Castello
Di Prisco
D’Aione
Calafé
Cantine dell’Angelo
Cantine Astroni
La casa dell’orco
Macchialupa
Masseria Murata
Mastroberardino
Montesole
Terranera

Note a margine delle degustazioni
Per valutare con calma più vini in orizzontale non è consigliabile farrne più di dieci al giorno. Prima coperti, discuterne solo dopo aver espresso il proprio giudizio. Poi scoprirli e riprovarli per verificare se i luoghi comuni maturati siano o meno confermati.
Non bisogna avere paura di esprimere liberamente il proprio gusto, ognuno di noi è il risultato di esperienze personali e collettive e non esiste una scala gerarchica assoluta, ma solo quella che è possibile creare dopo molti esperimenti in base alla direzione che si è deciso di imboccare.

Ecco la cronaca delle degustazioni

Greco di Tufo docg 27 febbraio: 13 campioni
Greco di Tufo docg 22 aprile: 10 campioni
Greco di Tufo docg 8 maggio: 12 campioni

Greco di Tufo docg 3 giugno: 15 campioni