Silvano Samaroli, l’eretico del Whisky
di Marina Betto
Silvano Samaroli, un moderno eretico del mondo dei distillati.
Nel 2016 era uscito il suo libro autobiografico intitolato -Whisky Eretico- Giunti Collana i Contorni di Piatto Forte e l’autore era Silvano Samaroli. Classe 1938, bolognese, Samaroli è stato il capostipite di tutti quelli che oggi fanno gli imbottigliatori di single malt. In un periodo molto diverso da questo, gli anni sessanta del novecento,decide per primo di fare un salto di qualità e da semplice agente commerciale poi diventato direttore marketing di un’azienda di liquori diviene imbottigliatore indipendente.
Le sue scoperte, le sue scelte, quelli che saranno i whisky selezionati sul territorio scozzese saranno imbottigliati con l’etichetta Samaroli e faranno il giro del mondo, incoronandolo re dei single malt e non solo (anche del rum). Quando in Italia si beveva solo blended scotch whisky, Samaroli ebbe il coraggio di proporsi ai più grandi nomi della ristorazione e del bartending che vennero immediatamente affascinati dai suoi whisky, primo fra tutti Gualtiero Marchesi e il compianto Luigi Veronelli spese parole di elogio per il suo fiuto di cacciatore di spiriti, assimilando il suo lavoro a quello che lui svolgeva nel mondo del vino. Amava in particolare le Highlands dove nasce il whisky di puro malto scozzese, scegliendo le distillerie che facessero ancora i lieviti per fermentare il malto in proprio, vero segreto di un buon whisky non omologato.
Per Samaroli un whisky doveva avere sfumature variegate e avvolgenti su accordi complessi, avere ancora un sospiro sottile e ampio allo stesso tempo, doveva possedere un gusto naturale che richiamasse le materie prime di cui era composto, poteva avere perfino dei difetti che dimostrassero però carattere. In Scozia all’inizio non lo capivano, questo italiano che si comprava delle singole botti di whisky, le faceva affinare e poi le vendeva con il suo nome in etichetta accanto a quello della distilleria; poi nei decenni hanno cominciato a seguire i suoi consigli, le sue direttive e anche ad imitarlo, soprattutto nella scelta delle botti di affinamento,assolutamente nuove e di rovere americano per Samaroli, controcorrente rispetto alla consuetudine scozzese di usare botti esauste. Il risultato è stato creare distillati unici,raffinati, sempre molto profumati, poderosi ma freschi, avvolgenti.
La sua capacità, la sua bravura stava forse proprio nel processo di affinamento che dispensava come una ricetta per ogni singolo distillato,amando asserire che anche un pessimo whisky può diventare alla fine del processo sublime. Mentre tutte le pecore lo seguivano in gregge deliranti, forse per quello spirito indipendente che lo ha sempre contraddistinto era tornato ad interessarsi ai Blended creando un No Age molto apprezzato, seguendo il suo spirito eretico che lo ha sempre contraddistinto e che mi piace pensare sia imprigionato in ognuna delle sue bottiglie.