Saturnino 2006 Salento rosato igt
TENUTE RUBINO
Uva: negroamaro
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Sì, lo so, la prima carezza dell’autunno richiama subito la voglia di rosso, soprattutto dopo una astinenza durata tanti mesi nei quali il caldo non ha risparmiato gli uomini e i vigneti. Però la terza edizione di Rosalento organizzata dalla Condotta Slowfood diretta da Francesco Muci mi ha riportato in questo scampolo d’estate nel Salento dopo una cavacata meravigliosa nel Sud più autentico, quello degli spazi sconfinati sulle colline coltivate a grano, degli sparzi e dei cieli aperti, della piana pugliese tappezzata da olivi, tra quel che resta dei boschi di Federico II nel Vulture dove Aglianica quest’anno è andata davvero alla grande con tante novità di cui parleremo. Mi aspettavo un dibattito stanco e ripetitivo sulle prospettive del rosato e invece Sandro Sangiorgi che ha condotto l’incontro serale nella Piazzetta delle Erbe, nel chiostro appena restaurato nel centro di Nardò, è andato a fondo al problema in modo encomiabile, non solo un degustatore, ma un conduttore nato per la sua capacita maieutica di rubare l’anima al produttore col quale interloquisce in pubblico. Il nodo è semplice, c’è la moda del rosato, va bene, come c’è stata quella del bianco e poi del rosso concentrato, ma come questa tipologia così difficile da affermarsi può davvero diventare grande? La risposta è stata molto semplice: smarcandosi dalla banalità, cercando di tirare fuori le caratteristiche dell’uva e del territorio senza avere la preoccupazione di fare qualcosa di diverso dagli altri e, soprattutto, evitando di rispondere ad una ipotetica domanda di pronta beva come prima si è pensato alla vaniglia delle barrique come marker di qualità. Oltre trenta aziende in degustazione, tra cui l’abruzzese Cataldi Madonna fresco coronato con Vini Buoni d’Italia, un bel bere, ma che consentiva di andare a fondo alla questione sollevata da Sandro. Non a caso il vino che ha vinto, il Saturnino 2006 delle Tenute Rubino, si smarcava con molta chiarezza dagli altri presentando un naso complesso, ricco, entusiasmante e una bocca integra, fresca, lunga, ben strutturata, insomma un bicchiere di regala le giuste emozioni anche a chi di vino ne capisce o ne beve tanto. Insomma, non un buon rosato, ma un buon vino. Certo per i produttori non è facile trovare la giusta chiave per fare lo slalom tra critica e consumo, ormai sempre più divaricate in Italia, forse la soluzione è essere se stessi, sia quelli artigiani che le aziende industriali, senza però scadere nell’autoreferenza. Voi direte, va bene, ma questo rosato come è stato accompagnato? Sugli gnummarieddi, le salcicce alla brace, la carne di cavallo in umido, le frese di orzo con i sottaceti. Solo quando sono arrivati i crostini con una fantastica ricotta forte si è sentito bisogno del Patriglione, ma questo è un altro discorso. Forza allora, cari produttori, usate questa vendemmia per fare bei prodotti e non temete, metteteli in commercio con calma.
Sede a Brindisi, via Medaglie d’Oro. Tel. 0831.57955, fax 0831.571655. www.tenuterubino.it. Enologo: Luca Petrelli con la consulenza di Riccardo Cotarella. Bottiglie prodotte: 700.000. Ettari: 200. Vitigni: susumaniello, negroamaro, primitivo, malvasia nera, malvasia bianca, chardonnay.