Sassolini dalle scarpe: Nicola Caputo, il Pd e la Regione Campania


Nicola Caputo è conosciuto in Campania come produttore di vino, a Teverola nell’Aversano. Oggi il suo nome è sui giornali nazionali insieme a quelli di Crisafulli e Papania a seguito delle decisioni della Commissione di Garanzia del Pd presieduta da Luigi Berlinguer di non candidarlo. Nicola Caputo è indagato nell’ambito di una inchiesta della Procura di Napoli che gli contesta alcune spese effettuate come consigliere regionale.

Non sono giudice e non ho bisogno di prove. Mi auguro che tutto si risolva in una bolla di sapone.
Ma lavoro nella comunicazione e ricordo perfettamente quanto dissi ad alcuni produttori di vino: non credo sia un bene affidare a un produttore che fa il politico la promozione del vino campano pagata dai soldi pubblici.

 

Andrea Cozzolino

Parliamo di tre anni fa, dopo la decisione di un assessore del Pd, Andrea Cozzolino, di sciogliere l’Ersac che aveva fatto questo lavoro da sempre. Il suo successore Gianfranco Nappi lavorò per creare un Istituto della Vite e del Vino sul modello siciliano privatizzando la promozione e in questa vicenda Nicola Caputo ebbe un ruolo fondamentale del pigiare il piede sull’acceleratore occupando posti di responsabilità. Le nomine furono fatte nell’ultima giunta presieduta da Bassolino poche ore prima del voto.

 

Inaugurazione dell’Enoteca di Taurasi, 19 dicembre 2009: Bassolino con il sindaco Buono e, alle spalle, Nicola Caputo

Non avevo, e non ho, nulla contro Nicola Caputo, Andrea Cozzolino o Gianfranco Nappi. Ma sembrò abnorme che un produttore di vino fosse al tempo stesso regista della promozione del vino con i soldi pubblici. In nessuna regione italiana avveniva una cosa del genere. Vero è che nessuna regione italiana ha lasciato quattro dei suoi sei milioni di abitanti affogare nella munnezza per tre mesi.

Ma nel declino dell’era bassoliniana non c’erano orecchie disposte ad ascoltare, si obbedì alla logica dei tarallucci e vino, delle faraoniche inaugurazioni di Enoteche Regionali rimaste aperte solo per il taglio del nastro, di 500mila euro spesi solo per lo studio di fattibilità e via di questo passo eliminando completamente i fondi alla ricerca.
Con il cambio di giunta e la vittoria di Caldoro sono stati ben altri i problemi da affrontare, le casse erano state completamente svuotate e tutto è rimasto sulla carta.
Oggi la Regione Campania è in forse addirittura per la partecipazione al Vinitaly.
Chi avesse voglia di leggere quello che scrissi in quel periodo può farlo cliccando qui.

E mentre sono contento che nessun assessore regionale è mai stato invitato alla presentazione di una mia guida, mi chiedo: ma possibile che la Procura della Corte dei Conti non apra una inchiesta su queste spese fatte con i soldi dei contribuenti? Così, giusto per capire se è stato fatto tutto in regola.

E mi chiedo: sono davvero cambiate le cose o i responsabili della disastrosa politica degli ultimi quattro anni stanno sempre al loro posto?

 

11 Commenti

  1. ANCHE SE SPESSO NON SONO D’ACCORDO SU PICCOLE COSE CON LEI SIGNOR PIGNATARO STAVOLTA PENSO CHE ABBIA SCRITTO LA COSA PIU’ BELLA DA QUANDO LEGGO I SUOI ARTICOLI….HA SCRITTO PIU’ CHE DA GIORNALISTA,CRITICO ED ESPERTO DA UOMO LIBERO.
    PURTROPPO GLI SCEMPI BASSOLINIANI SONO STATI TANTISSIMI ED HANNO MORTIFICATO L’ESSERE ANCHE POLITICAMENTE UN PO’ SPOSTATI A SINISTRA.
    GRAZIE SIG. LUCIANO PIGNATARO

  2. Tutto come prima…anzi peggio!!! L’enoteca regionale (quale di quelle?) che non si sa se funzioni o no, un Consorzio di Tutela dei vini dell’Irpinia sull’orlo del commissariamento per manifesta inettitudine, una promozione dei vini irpini ristretta nell’ambito provinciale, al massimo regionale, e Dio solo lo sa di quanto bisogno ci sia che varcasse i confini del nostro paese, una politica assente sui temi dello sviluppo collegato alle naturali predisposizioni del nostro territorio…insomma siamo all’anno zero, non quello di Santoro, ma ancora quello di Berlusconi, Bersani(la faccia pulita di D’Alema), Monti, Fini, Casini, della “magistratocrazia”, della stupida lotta di classe alla “cachemire”…ma quando cambieranno mai le cose in questo paese??? :-((

  3. Se la promozione e il miglioramento dei prodotti agro-alimentari campani negli ultimi 10/15 anni si dovesse imputare alle spese folli e clientelari dei nostri governanti locali saremmo ancora all’epoca della Preistoria, fortunatamente parte della nostra imprenditoria agricola si è evoluta riuscendo a comunicare meglio il proprio lavoro grazie anche ad operatori del settore dell’informazioni pronti a far proprie le necessità di visibilità giustificate dalla qualità di quanto offerto.
    Purtroppo tutt’oggi fa più effetto un taglio di un nastro fine a se stesso (con sperpero di denaro dei contribuenti ormai agli sgoccioli visto l’indebitamento delle realtà locali) che una adeguata programmazione di come gestire al meglio le risorse pubbliche.
    Meglio piccole manifestazione locali di settore volte a far conoscere, per chi è veramente interessato, realtà locali sconosciute ai più ma di immensa dignità e professionalità che erogazioni a valanga per pochi e buoni (gli amici di amici) con svilimento di chi pur di conservare una tradizione non riesce ad arrivare a fine mese!!!

  4. Carissimo Claudio, le manifestazioni locali, che pure vanno fatte, ma a costo zero per i produttori, lasciano il tempo che trovano. In un momento in cui i consumi interni sono calati e continueranno a calare di qui ad almeno altri 3/4 anni, le nostre aziende vitivinicole hanno disperatamente bisogno di aggredire nuovi mercati, fuori dall’Italia. Ed è lì che bisogna promuovere i nostri vini, questo sarebbe un modo intelligente e onesto per spendere quei pochi soldi che ancora ci sono rimasti…la presentazione delle nuove annate dei nostri vini, io la farei a NY, a Londra, a Berlino, a Mosca, a Shangai. Non serve suonarcela e cantarcela qui in Campania dove i nostri vini sono già conosciuti…

  5. Io farei una presentazione dei nostri vini a Cuba,Florianopoli o piú vicino a Vilnius.Mi offro ambasciatore.

  6. Un po per necessità professionale un po per gusto passione e cultura mi piace pensare ,come sostenne poco tempo fa Vizzari, che la Campania, tra le regioni, è quella meno depressa e che anzi, nel settore enogastronomico,in tutte le sue filiere,attori e ricadute, è quella più effervescente.Non entro nel merito della vicenda giudiziaria, mi sorge però l’immediato dubbio che c’è in effetti,quello che abbiamo declinato in questi anni come conflitto d’interessi.E senza nemmeno fare l’elogio del bassolinismo, proverò a riassumere quello che ho visto negli ultimi anni.Ho avuto modo di conoscere e apprendere delle grandi eccellenze enogastronomiche della mia regione non attraverso associazioni di categoria, convegni pallosi, ricerche profonde,congressi internazionali,professionisti del settore ma attraverso manifestazioni schiettamente popolari ampie aperte,fruibili da tutti, penso espressamente ad Agricultura . Il fare sistema tra operatori del settore,stampa locale,associazioni come Slow Food,e anche l’istituzione regione, ha permesso anche a me di sapere che esistono più dop olearie, e che la colatura di alici è la quintessenza del sapore,e che grazie al caparbio lavoro di splendide persone oggi sulla mia pizza posso mettere il san marzano o proporre la mia minestra maritata con la torzella.E accanto a me c’erano non solo operatori del settore,ma il ragioniere,il metalmeccanico,la studentessa,il falegname.Occasioni che hanno permesso una diffusione senza mediazioni di una sana cultura gastronomica, della sua valenza salutare,della sua bontà sensoriale,ma più di tutto l’orgoglio,intimo e impagabile, che nella mia terra c’è gente in gamba, che a fronte di un facile profitto preferisce il rispetto per la terra e tutto quello che essa direttamente o indirettamente produce.Fu un momento in cui si seppero saldare tutti e l’idea ,sempre mai realizzata chissà perchè,di fare un “sistema” ottimale di promozione della Campania attraverso le sue eccellenze enogastronomiche.Anche le associazioni antiracket si sentirono protagoniste,e questo al netto dell’orribile vicenda della monnezza che guadagnava le prime pagine dei giornali.Ora,ma almeno da tre anni, l’istituzione ha abdicato al suo ruolo di cabina di regia, non ne ha forse le competenze?o peggio ancora ritiene che questo oramai non sia più il settore strategico dell’intera economia campana? I pochi sussulti che si sentono e vedono in giro sono sempre più marginali, sempre più “corporativi”,sempre più ininfluenti sotto l’aspetto commerciale, sempre più lontani dall’idea di sapere collettivo che è l’idea principe sulla quale si basa ogni idea di rilancio.Io continuerò a proporre olio di ravece,piennolo,papaccella riccia,caciocavallo di Miscano, continuerò a fare la “Genovesa” con la cipolla di Montoro, ma se di fronte ai miei sforzi,e sono sforzi ve lo assicuro, non c’è nessuna istituzione sostenuta comunque anche con le mie addizionali regionali, che faccia un minimo di marketing territoriale e promuova senza sosta l’eccellenza e la bontà della mia terra,allora io mi auguro,e senza tentennamenti, che questa generazione di insolventi culturali, che occupano le istituzioni regionali, trovi al più presto altre e più significative occupazioni.Infine una chiosa, risulta molto facile oggi,qui,salire sul comodo tram dell’antipolitica,accostando,senza distinzioni,e forzatamente,la politica col malaffare.C’è sporcizia e pulizia nella politica come in tutti i campi dei percorsi umani.Però esistono persone in carne e ossa, che in silenzio e dietro le quinte provano ogni istante della loro vita a dare un senso alto alla politica,vissuta come spirito di servizio e passione.Mi rincuora che dopo le ubriacature “liberali” berlusconiane e l’algida cattiveria sociale dei tecnici, sarà comunque la politica a rimettere in carreggiata la Campanie e l’Italia.

    1. MI GUSTA E MI PIACE…..MA HO DUBBI SULLA POLITICA E CONVENGO CON LEI SUI DIBATTITI E TAVOLE ROTONDE PALLOSE…….MA FARLE AGLI ORGANIZZATORI FRUTTA QUALCHE SOLDINO….A PROPOSITO PER ASSAGGIARE LA SUA GENOVESE,COME POSSO FARE?

      BUON LAVORO E BUONA GIORNATA

  7. un buon produttore di vini è impensabile aver tempo di far politica, diversamente non mi spiego.

  8. Lello condivido, ma solo il passo successivo alle manifestazioni locali è il consociativismo fuori dai confini regionali attraverso la buona politica di promozione del territorio, ma c’è???
    L’analisi del sig. Carmine è lucida e concreta, ma ci vogliono attori concreti sia nel mondo della politica che in quello dell’enogastronomia con creazioni e partecipazioni ad eventi mirati fuori non solo dei confini regionali ma anche nazionali, invece spesso si assiste a favoritismi clienterali e cura solo del proprio orticello produttivo non comprendendo che l’unione fa la forza! Il grande produttore può col suo marchio trascinare il piccolo e viceversa ma questi attori lo vogliono veramente o pensano solo a come vendere quanto prodotto a scapito del vicino competitor???

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