Sangiovese Purosangue in trasferta a Roma
di Mimmo Gagliardi
Sangiovese Purosangue?
Già dal nome la manifestazione organizzata da Davide Bonucci di Enoclub Siena e Riserva Grande, mi intriga e affascina. Forte di un abbonamento TAV Napoli-Roma già pagato per tutto il mese non devo fare altro che arrivare a Termini e raggiungere Piaza della Repubblica. All’ingresso della sala un piacevole aroma vinoso, di ciliegia sottospirito e spezie, mi accoglie attraendomi. Mi aspettano 37 aziende per un viaggio in terra toscana. La manifestazione è un successo, dal punto di vista delle presente ma, principalmente per quello che si è potuto degustare.
Le aziende, raggruppate per territorio di provenienza, hanno portato le loro ultime produzioni , ma anche qualche bella espressione delle annate precedenti. Gli assaggi in verticale, ovviamente, sono stati molteplici e graditi.
Oltre alle conferme di aziende di navigata esperienza e di consolidata realtà produttiva quali Montevertine , Fontodi, Castello di Monsanto e altre, ho potuto conoscere nuove realtà e degustare delle vere chicche.
Partiamo dalla zona di Radda in Chianti, dove trovo tre aziende interessanti. La prima è Caparsa di Paolo Cianferoni. Posso saggiare le due espressioni dei suoi vitigni, il Caparsino e il Doccio a Matteo. Il primo è un Chianti Classico da Sangiovese e Canaiolo, forte, compatto ma elegante e fresco, frutto dei suoli di Radda. Ottimi tutti dal 2006 al 2009, ma splendide le annate dispari. Dopo totta al Doccio a Matteo, dal nome della vigna da cui trae origine, Chianti Classico come il precedente ma che comprende anche un 5% di Colorino. Particolarmente buono il 2006, ma solo per questioni di età anagrafica.
La seconda azienda chiatigiana è L’Erta di Radda, condotta dal giovane Diego Finocchi che mi fa degustare i suoi Chianti Classico DOCG, annate 2009 e 2010. Buono il 2009, che si avvia ad essere pronto, mentre il 2010 ha una marcia in più con un’acidità prevalente e una ricchezza materica che promettono alla grande in chiave futura. La terza è Istine, azienda in progress guidata da Angela Fronti, che mi versa il suo Chianti Classico DOCG. Come per i precedenti, il vino di Istine è acido e minerale e risente di quel terreno rosso ricco di ferro e disseminato di rocce calcaree e affioranti, il 2010 più forte del 2009. Buono anche il rosato di Sangiovese, frutto del salasso dalla massa del Chianti.
Passiamo al Montalcino. Qui ho scovato uno splendido rosso di un’azienda neonata, Fattoria del Pino, guidata dalla vulcanica e sanguigna Jessica Pellegrini. Il loro rosso del 2010, alla prima annata di produzione e imbottigliamento, è un tripudio di ciliegia e frutti neri di sottobosco. Splendido il colore quasi da rosato ma con una forza da cavalli da traino in bocca costituita da un’acidità e da un corpo unici e propri del sangiovese. Infatti questo rosso è un vero sangiovese purosangue, in quanto vinificato in purezza. Ottimo, ma dovrò aspettare il 2014 per il Brunello che sicuramente non mancherò di degustare.
Proseguendo nel Montalcino ho degustato i vini di Corte dei Venti, azienda di recente formazione ma con una storia enologia notevole alle spalle. A farmi degustare i vini c’è la titolare Clara Monaci. Anche qui ci sono eccellenti espressioni del sangiovese e mi ha intrigato il Brunello di Montalcino annata 2008, fresco, forte e talentuso. Lo aspetteremo da grande.
Infine una vera chicca è stata il Rosso di Montalcino de “Il Marroneto”, annata 2004, non disponibile per la vendita. Splendida espressione di uve sangiovese, declassata dal cru aziendale Madonna delle Grazie, che viene prodotto da questa azienda del Montalcino solo nelle annate di elezione. Del cru ho potuto degustare la 2006 e la 2008. Quarantuno mesi in legno e non sentirli. L’apporto delle grandi botti era appena percettibile lasciando pienamente spazio alla frutta. Pienezza e soddisfazione in bocca per dei grandi assaggi e un plauso a Lucia Nannetti.
Interessanti anche i numerosi e seguitissimi seminari che si sono tenuti nella due giorni romana.
Altri assaggi rilevanti sono stati: Podere Castellinuzza, Castellinuzza e Puca, Val del Corti, Col d’Orcia, Ormanni, Vecchie Terre di Montefili, Terre a Mano e altri.
E’ valsa la pena di fare questa trasferta romana nel week end. Aver preso coscienza ulteriore di queste realtà produttive, delle grandi potenzialità del sangiovese ma, principalmente, della grande cultura enologica toscana, è stato un bel momento per accrescere la mia esperienza e degustare cose veramente buone. Grazie a Davide e Marco.
3 Commenti
I commenti sono chiusi.
Grandi assaggi per piccole e belle realta’
Bravo Mimmo!
ma bravo a te e ai tuoi colleghi di Radda. Continuate così!!!