San Gregorio di Patù, Salento. Ristorante Da Mimì e il mare low cost
di Enrico Malgi
Foto di Biagio Ciano
Come dice la canzone di Murolo e De Curtis? “Ah l’ammore che fa fà”. Ed è proprio così: ti cambia la vita, ti proietta in un’altra dimensione e in un altro mondo, ti induce a fare cose straordinarie, così com’è capitato a Domenico Cafiero detto “Mimì”, il quale fu “catturato dal suo amore” (parole della figlia Teresa), quando nel 1972 dalla natìa Positano si trasferì a San Gregorio di Patù, splendido borgo marinaro del Salento ionico a due passi da Santa Maria di Leuca, per inseguire il suo sogno d’amore appunto, nelle sembianze di una bellissima ragazza del luogo. Mimì, un bel giovane alto, (Ca)fiero e pieno di risorse, all’inizio della sua avventura si diede subito da fare per costruire concretamente qui il suo futuro, non solo di marito e di padre, ma anche di ristoratore. Affascinato dal luogo magico, cercò di valorizzare questo minuscolo centro salentino, riproponendo in scala ridotta la sua Positano, che ha sempre portato nel cuore, anche, e soprattutto, sotto il profilo culinario. Dopo anni di sacrifici, di lotte e di sforzi enormi, che l’ha visto impegnato sempre col sostegno di tutta la sua famiglia, è riuscito finalmente a realizzare il suo sogno. E così, da qualche tempo possiede un caratteristico ristorante-bar proprio di fronte al mare limpido e trasparente del Salento, contornato da a lovely view.
A parte la vasta sala interna, che viene usata propriamente d’inverno, questo locale cala i suoi atout nella bella stagione, potendo esibire una panoramica ed accogliente terrazza che si affaccia direttamente sul mare, ombreggiata da alberi di pino e varia vegetazione mediterranea. L’accoglienza riservata ai clienti è molto curata nei minimi particolari e la gastronomia locale risente della ben riuscita contaminazione con quella della Costiera Amalfitana e della Penisola Sorrentina, che si fondono perfettamente in un appagante mix.
In cucina, nel frattempo, il testimone è passato nelle sicure mani del bravo ed esperto chef Marcello Biasco, genero di Mimì, coadiuvato, da uno staff di giovani abili e spicciativi, tra cui Massimo, Francesco e Giovanni, oltre che dalla moglie Teresa, vera factotum.
La tendenza è quella di preparare quasi esclusivamente piatti di mare, con una materia prima di elevata qualità e generosamente disponibile, come fortunatamente avviene da sempre in questo territorio benedetto da Dio. E allora sotto con le ganasce, per assaporare le delizie preparate per me ed il mio collaboratore Biagio Ciano.
In primis, ecco avanzare impettito un sestetto bene assortito che si propone ai nostri occhi e, subito dopo ovviamente, al nostro già salivante palato: impepata di cozze freschissime; insalata di mare superlativa; alici spinate ed impanate fritte paradisiache; seppie con salsa di peperoni imperdibili; calamaro in umido, con patate da leccarsi i baffi (e per fortuna io ce li ho…!) e purea di fave con cicoria e pane tostato da antologia.
Dopo ecco presentarsi degli squisiti paccheri di Gragnano (reminiscenze di don Mimì) con la cernia; triglie ai ferri e, per finire (ecco la vera chicca di provenienza tutta partenopea), degli stupefacenti babà al rhum.
Per accompagnamento ad un pranzo, così delizioso e sontuoso, abbiamo bevuto un azzeccato Sauvignon blanc “Vigna Case Alte” 2010 di Leone De Castris.
Nel menù, comunque, don Mimì, tra le altre proposte, non rinuncia a presentare squisite leccornie della propria terra d’origine come gli scialatielli ai frutti di mare e quelli con gamberetti e rucola e poi penne alla sorrentina e calamarata.
Tra i dolci spiccano, oltre al classico pasticciotto salentino, il babà, come detto prima, la caprese e la delizia al limone. Insomma, Salento e Penisola Sorrentina vanno a braccetto di comune accordo, ammiccando e godendosi il panorama. Proprio com’è capitato ad una soddisfatta coppia di turisti parigini in libera uscita, che sedeva al tavolo vicino al nostro.
E sì che entrambi erano esperti di arte culinaria, perché, ho saputo dopo, essi gestiscono un avviato ristorante nella centrale Rue de Castellane, vicinissimo a Place de la Madeleine (avete presente Fauchon?). La domanda, come si dice, è sorta spontanea: j’ai aimé le déjeuner? “oui bien sùr” è stata la risposta.
E ho detto tutto, come dice Peppino Capone, alias Peppino De Filippo, nel film “Malafemmina” di Camillo Mastrocinque.
Ristorante “Da Mimì”
Via del Mare – San Gregorio di Patù (LE)
Tel. 0833 767861 – [email protected]
Prezzo: 25-30 euro mediamente, escluso i vini.
Aperto tutto l’anno.
12 Commenti
I commenti sono chiusi.
Eh, ma ci sono baffi e baffi…quelli per il Fiano di Avellino, e quelli…per il vino da percoca …;-))
I miei baffi sono più belli dei tuoi ed il vino del Salento può competere con quello irpino, quasi come quello cilentano… E ho detto tutto.
Abbracci.
Hai scritto tre bugie in un solo periodo…complimenti Enrico!!! ;-))
E babbé, come al solito hai sempre ragione tu. Però ti posso assicurare che il Salento è veramente un’incantevole terra, ricca di risorse naturali e paesaggistiche, con un mare davvero splendido (sono stato sia sull’Adriatico sia sullo Ionio ultimamente) ed i suoi vini sono impareggiabili ed anche convenienti per il prezzo. La cucina, poi, è sopraffina e deliziosa. Chiedi per conferma a Vigna.
Abbracci.
Ah, dimenticavo: io sostengo, comunque, che i miei baffi sono migliori dei tuoi…
Azz. me lo son perso. ci sarò di sicuro la prossima volta Ricù
Beh, passi per i vini, ma paragonare il mare del Salento a quello del Cilento è al limite della bestemmia… Acciaroli o Scario non valgono San Foca, figuriamoci Porto Selvaggio o Castro…
@ Tommaso, la prossima volta ci andiamo insieme, va bene?
@Andrea, vedi che hai letto male il post e, comunque, non sono d’accordo che Acciarioli e Scario non siano alla pari dei pur splendidi borghi marinari che citi.
in realtà io parlavo del mare, non dei borghi (perchè come paesino Acciaroli è fantastica, mentre San Foca decisamente no!)… E comunque era una considerazione affettuosamente provocatoria, al pari del “vino da percoca”… Almeno spero. In ogni caso, da Salentino che vive in Campania, considero il Cilento (in estate e ancor più in inverno) uno stedding, un posto dove ricaricarsi di profumi e sapori simili a quelli di casa…
…e dei baffi, ne vogliamo parlare? ;-))
parliamone, parliamone, io stesso ne porto (saltuariamente in verità, di solito preferisco la barba) un paio alla Pancho Villa, ideale da leccare dopo aver assaggiato qualche squisitezza! :-) Ma certo non mi sogno di competere con i vostri!
Per ragioni artistiche, ho un contratto che mi lega indissolubilmente, per cui devo sempre curarmi i baffi…
Andrea, per quanto riguarda il mare del Salento penso che l’abbia sottolineato ampiamente che è limpido, trasparente e pulito, anche se tra Torre San Giovanni e Marina di Ugento, dove recentemente ho soggiornato, l’ho trovato pieno di alghe. Proprio vicino c’è una località che si chiama “Maldive del Salento” che è davvero stupenda. Un’altra cittadina che mi ha affascinato enormemente, e che non conoscevo, è stata Otranto. Anche Gallipoli e Santa Maria di Leuca mi sono piaciute molto.
Nel Cilento, comunque, ci difendiamo benissimo, stando tutte quelle bandiere blu assegnate, ti pare?
mi pare, mi pare… :-) anche se le bandiere, come le vele, le stelle, i cappelli, i gamberi e le mazzancolle varie, hanno meccanismi di assegnazione del tutto opinabili, a mio umile avviso…