San Francesco, il nuovo bianco di Tramonti
Tramonti è forse la località meno conosciuta di Monti Lattari. Tramonti è un’idea, non un paese perché è l’insieme di tante piccole frazioni ricche di monumenti, chiese rupestri e spettacolari conventi. Eppure è qui il cuore dell’agricoltura della Costiera, tra castagni e viti decennali a piedefranco capaci di resistere alla fillossera, il cui vino viaggia in migliaia di pizzerie e locali italiani, quanti sono quelli aperti dai suoi abitanti costretti alla fuga dalla fame che hanno fatto fortuna nel Nord. Il primo a imbottigliare invece di vendere lo sfuso ai negoziatori che poi lo piazzavano come Gragnano nelle mille bettole di Napoli assetata è stato Giuseppe Apicella, immigrato di ritorno, a cui si deve l’esistenza della sottodenominazione Tramonti nella doc Costa d’Amalfi. Da qualche anno la situazione si è mossa, Luigi Reale con l’aiuto di Bruno De Conciliis e Sebastiano Fortunato ha aperto una bella locanda e imbottigliato il suo vino. Oggi parliamo di una nuova avventura, la terza nel territorio comunale, frutto della caparbietà meridionale e della incapacità di subire sopraffazioni. Sì, perché a volte si decide di etichettare e imbottigliare anche perché si è stanchi di subire imposizioni sui prezzi dell’uva e del vino sfuso. E da una impresa disperata il sogno coltivato inutilmente per anni diventa realtà. Nasce con la vendemmia 2004 da questi due pressupposti la cantina di cui fanno parte tre famiglie di Tramonti, Bove, D’Avino e Giordano. Un medico veterinario figlio di contadini e due lavoratori della fertile terra dei Lattari incontrano il pittore Mario Carotenuto sull’etichetta e il bravo enologo irpino Carmine Valentino dentro la bottiglia per due vini asolutamente tipici, esempio di tipicità, dalla personalità marcata e ben delineata. Una chicca per appassionati che ha dalla sua tanta frutta di qualità da spremere, coltivata su vigneti con buona esposizione tra i 300 e i 500 metri di altezza con resa che oscilla dai 70 ai 90 quintali per ettaro. Le gole di Tramonti sono spazzate dalla brezza che mantiene sani e puliti i grappoli, l’escursione termica favorisce l’eleganza, le vigne sono circondate da alberi da frutta, ortaggi, un festival della biodiversità nel giusto rapporto tra il prodotto leader e gli altri. Infatti il bianco, da uve falanghina, biancolella e pepella è profumato, abbastanza morbido, fresco, tipico, dai sentori floreali di ginestra e fruttati di pera bianca. A un anno dalla vendemmia ha trovato il giusto equilibrio in bottiglia, e noi lo beviamo sulla cucina di mare dei bei ristoranti della Costiera Amalfitana: sono loro la vetrina di una agricoltura difficile, estrema, caparbia, buona.