Salerno, Trattoria del Padreterno


Piazza Flavio Gioia, 12
Tel. 089.239305
Chiuso martedì, ferie variabili

Le voci degli ambulanti non si rincorrono più per piazza Flavia Gioia. Il mercato che risaliva ai tempi dei normanni e dei saraceni è stato spazzato via dalla contegnosità piccolo-borghese di un decoro di facciata. Nonostante ciò il fascino della piazza, l’unica vera di Salerno, resta intatto, abbellita dalla Fontana dei Delfini disegnati da Riccardo Dalisi. La piazza si anima soltanto verso sera, quando la gente e tanti bambini affollano la popolare «Rotonda». Quella che nel corso dei secoli fu il mercato per eccellenza dei salernitani e che Giuseppe Prezzolini, abbandonati per una volta i toni polemici, raccontò restituendone intatti sapori, colori ed odori. Le bancarelle piene di pesce, di frutta, di sporte e di «buatte» su cui troneggiavano fiammeggianti pomodorini ed alici ed olive sotto sale, hanno ceduto il posto a bar e ad una piccola trattoria che ha piantato i piedi nella tradizione gastronomica marinara della città, legata alla vicina Costiera. Così quello che una volta, ai tempi del mercato, era un deposito di limoni e, prima ancora, una stalla (lo ricordano le mangiatoie ben conservate), una “caverna” con 10 centimetri d’acqua per terra, si è trasformato nella Trattoria del Padreterno, nata dalla passione per la ristorazione di un trio formato da Ciro Napoletano ovvero «Ciro Life», Luca De Sio, ovvero «Beguine» e Giuseppe Greco e basta. Fu proprio quest’ultimo, alcuni anni fa, a convincere i due amici-colleghi a lasciare i vecchi lavori per buttarsi in un’avventura che li ha visti da subito vincenti. «Giuseppe – racconta Ciro Napoletano – era fidanzato a Cetara e lì ha conosciuto il proprietario del locale. Noi separatamente giravamo per discoteche, locali, tavernette: io sono chef di sala, Luca un dj e Giuseppe, invece, barman». Cinque mesi di lavori, affidati all’architetto Sergio Porcini, collaborato dalla restauratrice Flora Pellegrino e da Pietro Turchetti che ha realizzato le lampade in ferro battuto a forma di pesci, e la «Trattoria del Padreterno» si trasforma in realtà. Il nome è stato ripreso da un locale specializzato in zuppe di pesce, esistente all’inizio di via Indipendenza, nei primi anni del Novecento. A tavola la fanno da padrone i piatti conventuali e quelli della dieta mediterranea. Le proposte variano a seconda di quello che, giorno per giorno, offre il mercato del pesce, anzi per essere più precisi, la vicina pescheria all’angolo dove i tre si riforniscono in presa diretta, davanti ai clienti. La carne non esiste, siamo nel regno di Nettuno: per antipasti capochielli, cioè polipetti fritti, totani e patate al gratin, rollatina di tonno ripiena di mare, cozze gratinate e polpi veraci affogati alla luciana. Poi, linguine all’aragosta, schiaffoni con le cicale o con l’astice, vermicelli con noci, alici salate e pecorino (ricetta dei Cappuccini d’Amalfi), spaghetti imbionditi dalla colatura d’alici, capicollo di tonno, bottarga. Molto richiesti sono anche gli schiaffoni alla saracena, con pomodorini, seppie, olivette nere e capperi, gli spaghetti con cozze, limone e basilico, cappesante ripiene; alici fritte o imbottite. La cucina è semplice, impreziosita dai sapori densi di Cetara, la freschezza è garantita: una vera trattoria di mare, insomma. Con una buona scelta di vini campani.

Alfonso Sarno

Il locale è nella piazza storica della città, conosciuta come Rotonda, a 800 metri dalla stazione ferroviaria verso il centro storico.